MONDO
Il voto finale per l’aborto legale in Argentina
Il pañuelazo internacional chiama alla mobilitazione le donne in tutto il mondo e accompagnerà la moltitudinaria piazza argentina verso un voto storico. Appuntamenti a Roma e a Milano.
Mercoledì 8 agosto, è il gran giorno. Il Senato argentino voterà la legge per la legalizzazione dell’aborto. Giunge alla prova finale la campagna delle donne argentine per la libertà di scelta e l’interruzione volontaria di gravidanza sicura, gratuita e garantita.
L’esito non è affatto scontato. Già l’approvazione alla Camera, giunta all’alba dello scorso 14 giugno, aveva tenuto col fiato sospeso per 13 ore più di un milione di donne davanti al Congresso, nelle strade di Buenos Aires. Ottenere il voto in Senato in agosto è stata un’ulteriore conquista del movimento, il rischio era quello che venisse calendarizzato in autunno per depotenziare l’enorme impatto della pressione femminista e popolare sul Parlamento.
Sarà una battaglia all’ultimo voto, ancora più aspra della precedente, al momento infatti i NO sono in maggioranza. Per questo si dispiegherà una mobilitazione ancora più potente.
La Campagna por l’aborto legal ha annunciato che saranno 2 milioni le persone in piazza, imponente l’organizzazione che vedrà le donne impegnate in un oceanico presidio-assemblea-happening a oltranza a partire dalle ore 12. A Buenos Aires sono attesi 300 pullman da tutto il paese, mentre più di 40 sono le piazze convocate in tutto il mondo per il pañuelazo internacional che si dipanerà nell’arco della giornata.
È una data storica non solo per l’Argentina, infatti, e sarà una mobilitazione globale. Nelle principali città dei cinque continenti sono chiamati appuntamenti in supporto.
Le piazze davanti alle ambasciate e ai consolati argentini del Sud e Centro America, del Messico e di New York, Bruxelles, Stoccolma, Madrid, Barcellona, Roma, Milano,Parigi, Londra , Tokio, Sidney … si tingeranno del verde dei pañuelos.
Educacion sexual para decidir, anticonceptivos para no abortar, aborto legal para no morir: lo slogan della campagna risuona e si riarticola nei singoli contesti e in rivendicazioni specifiche. In Cile e in Brasile si apre la lotta per la decriminalizzazione. Dall’Irlanda, dopo l’altrettanto storico risultato del referendum per l’abrogazione dell’8° emendamento, arriva l’appello di 60 deputati ai colleghi argentini per la legalizzazione dell’aborto.
In Italia l’appuntamento è a Roma alle ore 19 a piazza dell’Esquilino, davanti all’ambasciata argentina, e a Milano alle 17,30 davanti al consolato in via Agnello 2.
La solidarietà femminista si declina nella battaglia contro l’obiezione di coscienza, per la pillola abortiva RU486 fino a 63 giorni e senza ricovero, contro le sanzioni amministrative per le donne che si autoprocurano l’aborto, per i consultori laici, pubblici e autogestiti, per l’educazione sessuale nelle scuole.
Non è semplice solidarietà a moltiplicare gli appuntamenti. La campagna ha avuto la forza di costruire immaginario, di soggettivare nuove generazioni femministe, di costruire connessioni e estendersi molto al di là dei confini nazionali.
incrociando con lo sciopero femminista le lotte irlandesi e polacche per l’aborto libero, rendendolo terreno di conflitto comune. Il campo di contesa riguarda i corpi, la loro libera, autodeterminata, mai completamente colonizzabile capacità produttiva e riproduttiva.
La grande prova delle donne è quella di uscire dall’angolo della vittimizzazione, trasformando ancora una volta pratiche di resistenza e mutuo soccorso – clandestine, stigmatizzate, criminalizzate – in pratica di liberazione e di conflitto.
I corpi e i desideri tornano al centro della scena pubblica con una forza di enunciazione formidabile in grado di incrinare un quadro politico reazionario compatto e asfissiante. La marea verde è forse l’immagine più nitida della potenza femminista, uno spazio di creazione autonoma, di lotta, di relazione al di là dei confini e delle appartenenze. Energia che circola per il pianeta, a disposizione di tutte e tutti noi.
Se lo scontro in Senato è durissimo e l’esito sarà incerto fino alla fine, rimane fermo lo straordinario accumulo di forza del femminismo popolare a determinare una possibilità di trasformazione e di conflitto al di là di qualsiasi chiusura da parte istituzionale.
Foto di SUB cooperativa di fotografi.