OPINIONI

Vivere in quarantena da single

Solitudine, isolamento e quarantena nella vita di una donna single, la cui vita sociale è già molto difficile in tempi “normali”

Essere una donna single e ultratrentenne nella società machista e patriarcale italiana è già stressante in tempi normali. Da un lato, ci sono le aspettative sociali, che in questo articolo visualizzeremo tramite la voce di una zia che a ogni pranzo in famiglia ti chiede: «Ma quando ci porti un fidanzato? Ma tu non li vorresti proprio dei figli?». E con lei la lunga serie di amici e amiche di famiglia che si accodano, componendo un concerto di ansie che nella tua testa risuona al ritmo del famoso orologio biologico. Dall’altro lato, le tue domande individuali: «Ma perché anche la mia amica Bridget Jones si è fidanzata e io sono ancora single? Sarò sbagliata io? Sono capace di avere una relazione?». E via di lì, una serie di domande inevase sulla propria infanzia e relazione con il padre che nemmeno uno psichiatra freudiano vi avrebbe mai domandato. Ma la donna single ha sempre un grande arma sociale: la sua supposta indipendenza e forza, della quale vantarsi o provare ad appigliarsi per non rispondere all’ennesimo inutile messaggio Whatsapp. Ma anche questo ultimo appiglio sembra vacillare in questa quarantena.

Con un’amica abbiamo iniziato una sfida all’inizio di questa emergenza: quanti ex e scopamici ci riscriveranno in questo periodo? Per ora sto vincendo io, ma perchè io sono single e quindi in vantaggio nella classifica del “scorri la rubrica e scrivi messaggi a caso”. In questa nuova vita da casalinga disperata, Tinder era già stato eliminato dal telefono a inizio marzo quando il social distancing era diventato il nostro nuovo mantra quotidiano e così i suoi correlati Wapa e Meetic. Perché continuare a usare delle app basate sull’incontro, quando non ci possiamo più incontrare? Sulla scorta di un’altra amica – la fonte segreta per questo articolo – mi sono scaricata Happn, la app di dating che ti geolocalizza. Questa l’abbiamo utilizzata per mappare tutto il vicinato che canta dal balcone. Ho solo scoperto che intorno a me ci sono molti uomini sposati su app per incontri, ragazzetti brufolosi e qualche mezzo fascio (ora sappiamo dove sei e cosa canti, e non lo dimenticheremo). Eliminata anche quella dal telefono, per liberare un po’ di memoria, un pensiero è andato a tutti i miei dati regalati all’ennesima app, che ormai conoscerà meglio di me i miei segreti più intimi. 

Essere single in quarantena ci lascia sole a domandarci che cosa siano le relazioni nella società contemporanea. È bene chiarire che ci sono problemi molto più gravi nel mezzo di questa emergenza sanitaria, e si può scrivere un articolo sulla difficoltà di essere una donna single in quarantena in tono scherzoso solo perché si ha una casa, si è in grado di sopravvivere e si ha tempo e possibilità di ridere sulla propria condizione. E questo è già un privilegio che non tutte possono avere. Ora, partendo da questa condizione di privilegio, e da questo punto di vista specifico, e mentre si ascolta il cigolio del letto dei tuoi vicini, evidentemente non single, possiamo riflettere in maniera ironica su quello che la nostra vita da single ci mette sempre davanti: la solitudine.

Illustrazione di Disegnetti Depressetti

Se la solitudine in tempi normali è anche la possibilità di sviluppare un rapporto sano con se stesse senza vivere nel terrore di rimanere sole, in quarantena si ritorce nel suo estremo peggiore: l’isolamento. Vivere sole significa essere lontane dalle persone care, non poter più essere abbracciate dalle amiche o da un avventore di una sera. Non toccare la pelle di un’altra persona, non entrare in contatto (non solo sessuale) con il corpo di un’altra persona per mesi, non essere strette, accarezzate, baciate. Sì, è vero, potremmo dedicarci al sesso online, via messaggi, videochat, Skype o Zoom, ma ciò che continuerebbe a mancare è il calore umano.

In questi giorni di reclusione, infatti, ci viene negato proprio il nostro corpo. Non possiamo correre, non possiamo camminare per svagarci, non possiamo sederci su un prato, non possiamo incontrarci. Il nostro corpo è recluso, tra la sua esaltazione in qualche tutorial improbabile di yoga su Instagram o narrato come corpo malato nei mille Tg del giorno. E così tra noia, solitudine, isolamento, mancanza di contatto fisico, ansia per il futuro, ci viene a mancare anche il desiderio sessuale stesso (forse non a tutte nello stesso modo), intimo e intrinseco desiderio tramite cui esperiamo il nostro corpo. E questo non è un problema solo delle donne single, ma un dubbio che attraversa tutti, uomini e donne: saremo in grado di tornare a toccarci dopo tutto questo senza avere paura?

Le illustrazioni sono di: Disegnetti Depresetti 

Foto: Claudio Riccio