EUROPA
Verso uno storico sciopero generale in Catalogna
Dopo l’annuncio della condanna dei leader indipendentisti per “sedizione”, dalla Catalogna ha preso corpo un’ondata di mobilitazioni che sta ora attraversando tutta la Spagna. Durissima la reazione del governo che si limita a trattare le proteste come un problema di semplice ordine pubblico. Venerdì è convocato uno sciopero generale.
I giorni successivi all’annuncio della condanna dei dirigenti indipendentisti sono stati segnati da una forte mobilitazione di larga parte della società catalana. Lunedì, il movimento chiamato Tsumani Democratico ha organizzato una delle azioni più spettacolari e importanti dal punto di vista della condivisione internazionale delle lotte: ha occupato, per ore, l’aeroporto di Barcellona, così come le autostrade del circondario, e gli organizzatori di questa azione non esitano ad affermare che l’ispirazione è venuta dalla lotta di Hong Kong contro la legge di estradizione.
Il tono delle mobilitazioni catalane, con i blocchi stradali e le barricate urbane a Barcellona e in altre città, permette di capire che la constatazione del bisogno di una migliore qualità democratica in Spagna (bisogno, del resto, condiviso anche da parte della cittadinanza spagnola) è accompagnata in questo caso da una protesta importante contro le forze giudiziarie spagnole, che hanno condannato per sedizione i dirigenti e gli attivisti che hanno tentato di organizzare il referendum per l’autodeterminazione della Catalogna nel 2017 [1 ottobre – ndt]. La condanna per sedizione, reato che comprende una sollevazione tumultuosa di piazza, è stata vista da molti catalani come un’interpretazione autoritaria del codice penale: si teme che la giurisprudenza creata da questa condanna provochi una maggiore repressione dei movimenti di protesta e sociali, non solo in Catalogna, ma ovunque in Spagna.
I manifestanti che si sono uniti alle mobilitazioni sono delusi dalla reazione autoritaria del governo centrale spagnolo. È però presente anche una componente molto giovane, gli studenti innanzitutto, che critica chi ha portato avanti il “processo di indipendenza” dal 2017 a oggi. Chiedono un referendum concreto ed esecutivo, oltre che la fine della violenza della poliziesca. In effetti, il governo catalano ha inviato i Mossos d’Esquadra, le forze dell’ordine catalane, per reprimere chi occupava l’aeroporto, e la loro azione è finita con la perdita di un occhio per un 22enne. Ieri, a Barcellona, ci sono state scene di guerriglia urbana che hanno spinto il governo catalano a una ambivalenza totale su quello che è successo. Però oggi gli studenti in sciopero non esitano a chiedere le dimissioni in blocco del governo catalano, nonostante il presidente abbia promesso, proprio questa mattina, di lavorare per garantire il diritto all’autodeterminazione in questa legislatura.
Nel frattempo e da ieri mattina, cinque marce per la libertà, partecipate e pacifiche, si dirigono verso Barcellona da diverse parti del territorio catalano per convergere verso la capitale domani, venerdì, giorno di uno sciopero generale che si preannuncia storico.
Testo apparso sulla pagina di Plateforme d’Enquêtes Militantes
Traduzione a cura di Michele Fazioli per DINAMOpress