MOVIMENTO
Verso una mobilità sostenibile: manifestazione nazionale a Roma
Domenica 23 febbraio, manifestazione nazionale a Roma contro l’emergenza stradale e la violenza motoristica. Per una demotorizzazione dello spazio urbano.
Chi usa la bici quotidianamente, per andare a lavoro, o per allenarsi, o per accompagnare a scuola i figli, ha senza dubbio un diritto fondamentale in comune con il pedone e con tutti gli utenti vulnerabili della strada: quello di spostarsi in sicurezza. Per questo motivo, la prossima domenica 23 febbraio a Roma avrà luogo una grande Mobilitazione contro l’Emergenza Stradale, che vuole riunire per la prima volta sotto un unico messaggio più di 180 tra Associazioni ed Enti, dai ciclisti urbani a quelli sportivi, fino ai pedoni e alle persone affette da disabilità.
È un fatto oggettivo, tuttavia, che a tipologie diverse di utenti della strada corrispondono responsabilità diverse: velocità, massa e peso danno una diversa percezione dello spazio comune occupato, e soprattutto sono una potenziale minaccia per chi è più vulnerabile.
Dati ISTAT confermano che la velocità e la disattenzione alla guida sono la causa principale di mortalità sulle strade italiane, con oltre 3300 vittime in un anno.
Per lanciare un messaggio chiaro e portare all’attenzione delle Istituzioni quello che risulta essere un vero e proprio bilancio di guerra, più di 180 Associazioni hanno aderito a un Manifesto, che è stato poi inviato al Presidente della Repubblica Mattarella lo scorso 11 gennaio. In questo documento parliamo apertamente di violenza motoristica, e di tutela di tutti gli utenti della strada a partire dai più vulnerabili, bambini, disabili, anziani, pedoni, ciclisti.
Nelle settimane successive, però, abbiamo assistito a un’assunzione di posizioni più “diluite” ed edulcorate da parte di un ristretto gruppo di soggetti aderenti, che hanno tentato di snaturarne il messaggio stesso di protesta. Ci riferiamo al comunicato della Federciclismo, che tramuta la violenza stradale in una generica “cultura del rispetto reciproco” evidenziando le responsabilità di tutti gli utenti della strada, pedoni e ciclisti compresi, nelle responsabilità della strage stradale, dicendosi contraria a chi professi contrapposizione o protesta.
Ma come, per quale motivo sareste lì allora, se non per protestare contro una situazione inaccettabile?
Pochi giorni dopo, #Rispettiamocinstrada ha ottenuto il patrocinio non oneroso di ACI, che per l’occasione ha rilanciato il messaggio di rispetto e di “degrado etico” diffondendo video didattici di comportamenti da adottare dai ciclisti come misura di sicurezza. Su velocità e distrazione alla guida di mezzi a motore, nulla. Non è quindi la velocità a uccidere, ma il degrado etico. Un po’ come essere investiti da un camion carico di degrado.
Insomma, il meccanismo retorico del victim blaming è in piena azione: come una donna molestata che se l’è andata a cercare, il ciclista sulle strade romane va “a proprio rischio e pericolo”, il pedone è distratto e indisciplinato. Sui giornali assistiamo quotidiamente a un pietoso processo di rimozione delle cause effettive, che nel migliore dei casi vengono derubricate a inevitabili fatalità, nel peggiore a un vero e proprio processo alla vittima. Nel frattempo nulla va a mettere in discussione il ruolo centrale della velocità e della violenza motoristica in quel campo da gioco mortale che è diventata la strada – tanto la morte fa tutti uguali, anche se con responsabilità diverse.
Noi di Salvaiciclisti Roma il 23 saremo in piazza, per tutti i motivi linkati nei nostri comunicati: la causa primaria di mortalità sulle strade, e su questo è l’ISTAT a esprimersi chiaramente nei suoi rapporti sull’incidentalità, è l’eccessiva velocità dei veicoli a motore spesso legata alla distrazione dei conducenti dei medesimi, e questa non può pertanto essere attribuita in nessun caso alla disciplina degli utenti vulnerabili della strada, quali pedoni o ciclisti.
Riteniamo inoltre responsabili di tale emergenza stradale anche le Amministrazioni – soprattutto locali – che ancora oggi attuano una politica urbanistica iniqua, dando prevalenza ai veicoli a motore invece che alle persone.
Il rispetto in strada per noi non può che attuarsi attraverso una drastica diminuzione del traffico motorizzato. il 23 febbraio saremo presenti, sì, ma non a fianco di quelli che riteniamo i corresponsabili di un sistema che va radicalmente rivisto in favore della mobilità sostenibile, e conseguentemente a sfavore della mobilità motorizzata.
Per l’occasione indosseremo una maschera (che è possibile scaricare e stampare qui) con i segni di una sgommata di pneumatico e una tuta bianca, tutti uguali, anonimi.
Non esiste sicurezza stradale senza demotorizzazione dello spazio urbano!