ROMA
Uno spazio sottratto alla speculazione, questa la vera rivoluzione
L’emergenza abitativa non va in vacanza, il diritto all’abitare ancora non è garantito a Roma, i movimenti e i sindacati scendono in piazza per continuare a rivendicare le istanze di una casa e una città per tutte e tutti, per chi la vive e per chi non ci specula
È il 28 luglio, ci troviamo a Roma nel quartiere di Ostiense sono le 16 e i termometri segnano 33 gradi. Via di Porto Fluviale è circondata da camionette della polizia, uno stabile spicca tra gli altri per i suoi muri colorati da murales e se ti affacci dall’imponente portone di legno puoi vedere il fermento del movimento per il diritto all’abitare.
Il cortile di Porto Fluviale occupato, uno dei molti stabili capitolini abitato da chi si trova in emergenza abitativa è gremito da un centinaio di persone eterogenee, famiglie, militantə, inquantificabili nazionalità. Sono tutte pronte a partire in corteo.
«Cosa vogliamo? Vogliamo tutto, salario garantito e soprattutto un tetto» è il coro che apre la manifestazione diretta alla “Casa della città”, una struttura messa a disposizione del Comune di Roma come luogo d’incontro tra amministrazione e cittadinə, che si trova all’interno del Dipartimento Patrimonio.
L’emergenza abitativa a Roma è tema caldo da anni e la richiesta di un piano strutturale per trovare una soluzione al problema ha la stessa temporalità. La nuova giunta comunale con Gualtieri sindaco sembrava avesse fatto un passo in avanti dichiarando a giugno, durante un tavolo con una delegazione dei movimenti per il diritto all’abitare, che entro la fine del mese l’amministrazione avrebbe presentato un piano straordinario per l’abitare, che tra le altre cose prevedeva uno stanziamento di 220 milioni.
Agosto è alle porte e ancora non si hanno notizie all’inizio della giornata di manifestazione, inoltre il sindaco si era impegnato anche per sottoscrivere una deroga all’articolo 5 della Lupi-Renzi che vieta la residenza a chi ha occupato un’immobile anche se per necessità di un tetto sopra la testa e ancora – sottolinea Margherita dei Blocchi precari metropolitani – «è una vera e propria pratica discriminatoria per i permessi di soggiorno e colpisce anche le persone che si trovano ad abitare in nero e non avendo quindi un contratto non possono prendere la residenza». Si tratta di una deroga per i cosiddetti “meritevoli di tutela”, i movimenti per il diritto all’abitare hanno sottolineato che i criteri per “i meritevoli di tutela” devono essere quelli con cui viene assegnato un alloggio di residenza popolare e pubblica, ovvero devono tenere conto dei criteri socio economici, della presenza di minori e eventuali difficoltà socio-sanitarie.
Per questi motivi, nonostante le temperature, il corteo ha deciso di scendere in piazza. Sebbene dei risultati sembrano emergere grazie alla lotta dei movimenti e sindacati per un diritto, come quello all’abitare o alla residenza (senza la ne quale sono negati altri), che dovrebbero essere garantiti a prescindere ancora non si può dire che siano assicurati.
Gli abitanti di Caravaggio e di Valle Ri-fiorita, due storiche occupazioni abitative della città sono state svuotate e agli abitanti è stato assegnato un alloggio, ma la lista stilata dall’amministrazione che prevede gli sgomberi di questi edifici riqualificati e dove migliaia di persone hanno trovato una casa è ancora lunga e la garanzia di prassi che non lascino persone in mezzo alla strada a seguito delle evacuazione degli immobili rimane parola ed è risaputo che «scripta manent verba volant».
Oltretutto non si può dire che l’assegnazione degli alloggi per tutte e tutti sia stata un percorso condiviso e lineare, le minacce di sgombero sono sempre pressanti, anche se si parla di 152 nuclei familiari, 500 persone, come nel caso di Valle Ri-fiorita un ex edificio pubblico che è stato cartolarizzato e assorbito da un fondo immobiliare.
Diverse e continue trattative sono state necessarie per procedere con un percorso che tenesse conto delle tempistiche necessarie a reperire gli alloggi per tutte e tutti. Inoltre gli sfratti non si sono fermati.
«In una città in cui secondo i dati stessi del comune fermi al 2020 ci sono oltre 57mila nuclei familiari in una situazione di disagio abitativo è del tutto evidente che serva un piano complessivo. Un piano che deve partire dal riuso degli alloggi che già ci sono, degli edifici vuoti, dei tantissimi edifici pubblici che vengono inghiottiti dai buchi neri dei fondi immobiliari o di proprietà private che lì lasciano vuoti e quindi al degrado o finiscono per metterli semplicemente a rendita» racconta Margherita, il piano straordinario e la deroga all’art 5 sono i primi passi «ma sono troppo lenti e soprattutto servono ancora più risorse – continua Margherita – Siamo qui a rappresentare sia le vertenze che riguardano luoghi singoli quindi Porto fluviale, via Sorel, Casale de Merode, via Gian Maria Volontè, sia tutti quei palazzi per cui ci sono delle situazioni che vanno risolte e più in generale la situazione che riguarda tutta la città».
Ci sono diversi esempi di recupero edilizio, che si oppongono alla logica di consumo di suolo e cemento, ridando vita a spazi abbandonati, l’occupazione di Porto Fluviale è uno di questi.
Un luogo abitato da 53 famiglia e dove si tengono sei laboratori aperti alla città. Un percorso avviato nel 2003, anno in cui è stato occupato l’immobile chiuso da dieci anni, un progetto che si è consolidato nel 2021 che ha visto la partecipazione tra le altre di tre Università di Roma, partecipando al bando PINQuA.
Oggi gli abitanti chiedono che il progetto sia attuato seguendo un’economia circolare, solidale e sostenibile, chiedono di avere un presidio permanente di abitanti durante i lavori, chiedono che i laboratori esistenti continuino mentre si svolge la ristrutturazione.
Il diritto all’abitare è il diritto di tutte e tutti, poiché non è solo un tetto sopra alla testa, ma è il diritto alla città, al vivere la città.
Il corteo è arrivato alla “Casa della città”, il presidio attende la delegazione che è andata a parlare con l’amministrazione. Le notizie sembrano positive, la settimana prossima verrà presentata una bozza del piano straordinario per la casa e Zevi si impegna a comunicare un data in cui verrà firmata dal sindaco la delega per l’art.5. Per ora sempre parole, in attesa di vedere i fatti.
Tutte le immagini di Patrizia Montesanti