ROMA
Università e militarizzazione, quali strategie di resistenza possibili?
Venerdì 13 ottobre alle 18 a Esc, verrà presentato il libro “Università e Militarizzazione” di Michele Lancione, professore odinario al Politecnico di Torino. Un’opportunità per discutere dei rapporti sempre più stretti fra accademia e industria bellica e per immaginare strategie di sottrazione e resistenza a questo stravolgimento del ruolo sociale dell’Università e della ricerca pubblica
Negli ultimi venticinque anni, dall’avvio nel 1999 del cosiddetto Bologna Process a livello europeo, la funzione sociale, la governance e l’articolazione territoriale dell’istruzione universitaria hanno subito profonde trasformazioni. Il processo di aziendalizzazione degli atenei ispirato alla filosofia del New Public Management ha infatti significativamente definanziato il Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (spacciando, naturalmente, i tagli come “misure di efficientamento della spesa”), costruito un sistema di allocazione dei fondi che mette gli atenei in competizione fra loro polarizzando la distribuzione delle risorse e introdotto un sistema di “misurazione delle performances” del personale, la cosiddetta “valutazione” che, nonostante la retorica intrisa di meritocrazia, non ha fatto altro che rafforzare le dinamiche feudali e i centri di potere accademico.
Tutti questi elementi hanno avuto profonde ripercussioni sui meccanismi di produzione di sapere all’interno dei dipartimenti. La valutazione della ricerca, effettuata in alcuni ambiti scientifici esclusivamente facendo ricorso a indici bibliometrici privi di reale significato, orienta la ricerca verso ricerche “alla moda” o settori scientifici decisi dall’alto, mentre punisce chi invece non si uniforma. Contemporaneamente, la riduzione drastica dei finanziamenti alle Università e il blocco del turnover imposto negli anni successivi al 2008 ha aumentato esponenzialmente il numero dell3 precari3 all’interno dei dipartimenti, i/le quali, ricattabili, non hanno alcuna libertà e autonomia di ricerca, pena l’espulsione dal sistema universitario (condizione che già riguarda il 90% dell3 precari3).
Abbiamo quindi assistito negli ultimi anni a un cambio paradigmatico del ruolo dell’ Università nella società: da luogo di elaborazione libero e autonomo di sapere critico volto alla trasformazione del mondo nell’interesse collettivo a istituzione erogatrice di servizi: a pagamento per l3 student3, quasi gratuiti per le grandi aziende che ne indirizzano la ricerche mediante partnership ad hoc fra accademia e industria.
È proprio su questo rapporto torbido fra Università e imprese che si focalizza il libro di Michele Lancione Università e militarizzazione. Come si evince chiaramente dal titolo, nel libro l’autore aggiunge una ulteriore problematica al rapporto degli atenei con gli attori privati: quali sono le conseguenze, sociali, culturali economiche ed etiche, quando l’industria che sigla i contratti con l’Università ha come obiettivo la produzione di armamenti o la violazione dei diritti umani? La domanda è purtroppo sempre più attuale visti i consistenti fondi pubblici messi a disposizione della collaborazione fra il mondo universitario e la sfera bellica. Non solo attraverso il Piano Nazionale della Ricerca Militare (!), ma anche attraverso un utilizzo quanto meno distorto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Grazie al PNRR, infatti, del denaro pubblico potrà essere utilizzato per sviluppare tecnologie aerospaziali e militari da un consorzio costituito da Politecnico di Torino, Leonardo e NATO: una partnership sporca di sangue innocente.
Nel libro, dopo un puntuale approfondimento sui rapporti fra le industrie belliche e l’accademia negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e in Israele, vengono descritte le diverse tipologie di accordi che le Università italiane siglano con i grandi colossi industriali bellici e il Ministero della Difesa. Collaborazioni che svolgono anche un ruolo di reciproco riconoscimento: legittimazione pubblica e washing per aziende che producono ordigni per l’annientamento di vite umane e prestigio pubblico per gli atenei.
Nella corso della presentazione del libro e nel dibattito che ne seguirà approfondiremo la portata di questi rapporti fra accademia e industrie belliche, partendo da esempi concreti che l’autore ricostruisce in dettaglio in quanto avvenuti nel proprio dipartimento del Politecnico di Torino (rapporti con Leonardo e Frontex) e cercando di comprendere insieme strategie di resistenza a questa preoccupante militarizzazione dell’Università.
Immagine di copertina da Flickr No Border Network, Creative Commons