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ITALIA

Una nuova proposta di legge per il diritto all’abitare e il rent control

Durante il convegno che si terrà a Roma il 14 marzo verrà presentata la proposta di legge per regolare gli affitti e superare la legge 431 del 1998. I lavori si svolgeranno attraverso tavoli tematici e saranno conclusi da un’assemblea plenaria e dalla presentazione della campagna per la presentazione della legge

I dati Istat ci dicono che in Italia il 70,8% delle famiglie sono proprietarie della casa in cui vivono, di queste il 13% paga le rate del mutuo contratto per acquistarla. Il 20% vive in affitto, il restante ha a disposizione un alloggio a titolo gratuito.

Le spese collegate all’abitazione (bollette, condominio, manutenzione, il mutuo e gli interessi) incidono in maniera notevole sul reddito familiare, fino ad arrivare al 40%. Per chi ha un reddito basso, queste spese sono insostenibili. Le misure previste per aiutare le famiglie in difficoltà sono state soppresse nel 2023, quando il governo ha interrotto il finanziamento del contributo all’affitto e quello per morosità incolpevole.

L’edilizia pubblica, che per molti anni aveva assicurato la casa per i meno abbienti, è scomparsa. In Italia il patrimonio di case pubbliche è pari a 950mila alloggi, su un totale di 35 milioni di abitazioni esistenti. Sono 650mila le domande presentate, in lista di attesa. E sono molti di più quelli che avrebbero i requisiti per richiedere una casa popolare e non lo hanno fatto.

Dal dopoguerra ci sono state politiche per finanziare la costruzione di alloggi pubblici, attraverso gli IACP, l’INA casa, la Gescal. Nei primi 7 anni del Piano INA Casa, partito nel 1949, vennero costruiti 735mila vani, che corrispondevano a 147mila alloggi. Nei 14 anni di durata del piano, furono realizzati un totale di 2 milioni di vani, che formavano complessivamente 355mila alloggi. Poi è stata approvata la legge 167 del 1962 per realizzare piani di edilizia pubblica.

Negli anni 1990 si inverte la tendenza, le case pubbliche non vengono più realizzate, anzi si inizia la vendita del patrimonio per risanare il debito pubblico. Stessa sorte tocca a quello degli enti previdenziali che avevano avuto un ruolo importante nel coprire la domanda di alloggi in affitto a prezzi controllati.

La dismissione del patrimonio degli enti previdenziali ha trasformato una parte degli inquilini in proprietari, ma ha messo sulla strada tutti gli altri. Dal 2001 al 2012 a Roma sono state vendute agli inquilini 90mila case a prezzi bassi. Poi la vendita degli alloggi è stata delegata a Fondi Immobiliari che per garantire la rendita finanziaria agli investitori hanno applicato, sia per l’acquisto che per l’affitto, i prezzi di mercato, troppo alti per poter essere sopportati da famiglie a basso reddito.

Oggi non si parla più di edilizia popolare, ma di social housing. Il privato è delegato alla costruzione di edilizia “sociale” attraverso incentivi promossi dallo Stato. Sono case destinate al ceto medio, che escludono le fasce più povere della popolazione. La casa è diventata una merce come le altre, un asset finanziario e ha perso il suo valore di bene d’uso che deve essere garantito a chiunque al di là della sua situazione economica e patrimoniale. Da decenni ormai, è evidente come la questione abitativa non sia una “emergenza”, ma una crisi strutturale determinata da politiche che hanno trasformato la casa, e più in generale l’abitare dentro lo spazio urbano, in un bene di scambio sottoposto alle esigenze di profitto della rendita e alle fluttuazioni del mercato.

Far diventare la casa un bene finanziario ha trasformato la città e sta determinando il suo sviluppo, trasformandola in un immenso meccanismo di accumulazione e produzione di valore. Intanto gli abitanti sono costretti a vivere sotto l’incubo della rata del mutuo o del canone di locazione. Mentre c’è chi vive della rendita prodotta appunto su investimenti immobiliari.

Ancora peggio del canone altissimo è il fatto che case in affitto non si trovano più. L’offerta di alloggi a lungo termine è sostanzialmente scomparsa e quei pochi disponibili hanno un prezzo sempre più alto. I grandi e i piccoli proprietari si rivolgono a un target sempre più selezionato di abitanti temporanei. Nel 2022 Roma ha registrato un totale di 13.798 esercizi ricettivi, con una netta predominanza delle strutture extralberghiere, che rappresentavano il 92,3% del totale.

Piattaforme come Airbnb contribuiscono in modo significativo all’offerta ricettiva. Nel primo municipio di Roma, ad esempio, sono stati identificati circa 15.700 alloggi disponibili tramite Airbnb. Ma sono molte le agenzie che offrono affitti brevi: HomeToGo presenta oltre 80.000 affitti brevi a Roma, Casa.it: propone 58 annunci di appartamenti e case vacanze, Idealista: presenta 279 annunci, Subito.it: dispone di una sezione dedicata ad appartamenti per brevi periodi, Tutto  questo ha portato a un aumento significativo delle locazioni a breve termine, con una crescita del 33% dei prezzi di affitto a lungo termine. Trovare una casa in affitto è diventato impossibile non solo per gli alti canoni richiesti, ma soprattutto perché il mercato offre solo contratti a breve termine, destinati a non residenti

In Italia non esiste una politica per la casa e questo vale da anni per qualunque governo. Ogni tanto viene approvata una legge che contiene la parola “casa” ma di fatto tende a liberalizzare la trasformazione del territorio ed escludere ancora una volta chi una casa non ce l’ha.

Per tutto questo, oltre a leggi che disciplinino l’offerta turistica e ne contengano l’espansione, è necessario che venga approvata una nuova legge nazionale che superi la 431 del 1998 e introduca il “rent control”  cioè la possibilità per le persone locatarie di fare valere le proprie condizioni economiche e ridurre l’affitto nel momento in cui il proprio reddito diminuisce.

Il canone va stabilito secondo criteri oggettivi che valutino la qualità dell’immobile e la sua ubicazione all’interno della città, così da sottrarlo alle regole drogate del mercato. Ma occorre anche regolare i canoni sulle condizioni economiche dell’inquilino che, come dicevamo, non può arrivare a spendere per la casa fino al 40% del suo reddito. Nella situazione  precaria del mondo del lavoro è da prevedere anche il cambio repentino della situazione economica delle famiglie e per questo la proposta di legge deve prevedere il “rent control”  ovvero l’autoriduzione del canone.

Infine bisogna porre fine allo scandalo che vede l’enorme distesa di nuovi cantieri per costruire case su case, mentre (dati del 2021) a Roma ci sono 162mila case non occupate. In Italia sono 7 milioni le case vuote, dice l’Istat. Le case vuote devono subire un incremento del carico fiscale. Non possiamo permettere che si continuino a costruire case che non saranno abitate.

L’appuntamento è venerdì 14 marzo al c.s.o. Intifada a via Casalbruciato 15 alle 11,00

L’immagine di copertina è di Jacques Bismuth (Flickr)

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