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Una graphic novel working class. Raccontare la lotta al caporalato nel Veneto
Giuseppe Zambon e Paolo De Marchi in “Ismael e gli altri. Una storia di migrazione e caporalato” raccontano le vicende di un gruppo di ragazzi originari del Pakistan. Dalle violenze lungo la rotta Balcanica al caporalato nei capannoni di Grafiche Venete. Una storia realmente avvenuta di lotte lungo la linea del colore
I romanzi di Carlotto ci hanno abituato a una narrazione noir del Nord-Est italiano, storie di intrecci inestricabili tra criminalità e imprenditoria. Le avventure dell’Alligatore sono in grado di spiegare meglio di tanti saggi l’evoluzione del capitalismo italiano, dalle vicissitudini dell’investigatore veneto vengono delineati affreschi umani sul laboratorio economico veneto degli ultimi quarant’anni. Eppure si rimane lo stesso sconcertati quando si legge la graphic novel Ismael e gli altri. Una storia di migrazione e caporalato (edito da Beccogiallo) scritta e disegnata da Giuseppe Zambon e Paolo De Marchi, storici attivisti del sindacato Adl Cobas. Ciò che stupisce leggendolo è che non si tratta di finzione, ma è una storia realmente avvenuta.
Gli autori raccontano lo scandalo di Grafiche Venete, quando nel 2021 emerse una brutta vicenda di caporalato ai danni di un gruppo di lavoratori pakistani. Il libro si legge in poche ore e una pagina dopo l’altra si rimane letteralmente impressionati dai livelli di sfruttamento atroce di cui sono capaci gli imprenditori italiani. La vicenda diventa ulteriormente spiazzante quando si scopre che l’azienda protagonista non è piccola o in un settore marginale del mercato del lavoro, al contrario è una delle principali tipografie italiane che stampa i libri delle case editrici più note. Il nome dell’azienda, però, non compare nel libro, gli autori infatti hanno deciso di usare un altro nome per evitare possibili ritorsioni.
Al centro del libro è la connessione tra la violenza subita nell’attraversamento dei confini e lo sfruttamento nel paese di arrivo. Molto spesso gli attivisti che lottano nel campo dell’abolizione dei confini tendono a tenere i due aspetti separati, il racconto mostra invece chiaramente come i percorsi siano strettamente intrecciati, a condizioni di ingresso disumanizzanti corrispondono situazioni di soggiorno degradanti.
Come sostengono alcune recenti ricerche antropologiche il confine fa parte del soggetto stesso che lo porta con sé in tutti i contesti che attraversa. Da questo punto di vista il libro è prezioso perché mostra come dovremmo batterci insieme per l’abolizione dei confini e allo stesso tempo lottare per i diritti dei lavoratori.
Un altro protagonista del libro è il sindacato Adl Cobas, impegnato da anni nelle lotte nella logistica, nei servizi e nel commercio. Nelle vicende di caporalato il ruolo del sindacato è di estrema rilevanza, l’Italia ha probabilmente le leggi più repressive d’Europa per punire questa condotta illegale. Eppure nonostante ciò difficilmente i casi emergono, di solito questo tipo di rapporti di lavoro si svolge in ambiti difficili da raggiungere e dove i controlli da parte degli ispettori sono totalmente assenti. Inoltre, i soggetti che lo subiscono sono spesso isolati e non hanno le relazioni sociali necessarie per orientarsi nel territorio in cui si trovano. La lotta alla Grafiche Veneta dimostra che senza un sindacato combattivo come Adl – ritenuto affidabile dai lavoratori – queste leggi da sole non sono capaci di estirpare rapporti di lavoro degradanti.
Ismael e gli altri è sicuramente un libro da leggere ma soprattutto da regalare a giovani amici e parenti. Con un linguaggio semplice e fruibile emergono gli elementi essenziali dell’attuale governo del lavoro migrante. Nelle pagine viene a galla chiaramente il ricatto continuo che subiscono le persone senza documenti, private dei diritti politici, civili e sociali. Nonostante ciò è una storia di riscatto e di solidarietà. Il messaggio del libro è chiaro: si può vincere e possiamo farlo lottando insieme.
Leggi la prefazione di Massimo Carlotto su Melting Pot
Immagine di copertina e nell’articolo riprese dalla copertina e dalla quarta di copertina del libro, edizioni Beccogiallo.