MONDO
«Un violador en tu camino»: un commento all’inno femminista
«Ci chiamiamo così perché usiamo le tesi delle teoriche femministe e le portiamo in scena»: dicono le artiste cilene. Rita Segato commenta il testo della performance de Las Tesis, che si sono ispirate a lei per questo inno famoso in tutto il mondo.
Le creatrici della canzone sono quattro donne di 31 anni, originarie di Valparaíso, Cile, che formano il collettivo Lastesis. Un anno e mezzo fa, Dafne Valdés, Paula Cometa, Sibila Sotomayor e Lea Cáceres hanno fondato il collettivo con l’obiettivo di riprendere tesi di autrici femministe e portarle in scena per farle conoscere.
Per questo testo, si sono ispirate ai testi della scrittrice, antropologa e femminista Rita Segato che scrive sullo stupro e la sua “demistificazione”. Ed aggiungono: “Non solamente volevamo parlare della demistificazione dello stupro come un problema personale, piuttosto che considerare malato l’uomo che stupra, ma volevamo dire che è un problema sociale”.
Pubblichiamo qui il testo originale dell’inno femminista con i commenti di Rita Segato rispetto alle questioni che il collettivo di artiste femministe cilene ha ripreso ispirandosi al lavoro dell’antropologa argentina. La traduzione in italiano è stata adattata a diversi contesti: così come avvenuto in diverse parti del mondo, in Italia Non Una Di Meno ha replicato tra il 6 e il 15 dicembre la performance in decine di piazze italiane.
(nota della redazione)
«Un violador en tu camino»: un commento di Rita Segato
El patriarcado es un juez,
que nos juzga por nacer [ho parlato del sospetto morale su di noi come conseguenza di una struttura mitica arcaica universale – in Occidente, il mito di Adamo]
y nuestro castigo
es la violencia que no ves. [ho detto che la violenza morale è come l’aria che respiriamo, è difficile identificarla perché è la normalità nell’ordine politico in cui siamo nate – l’ordine politico patriarcale]
El patriarcado es un juez,
que nos juzga por nacer
y nuestro castigo es la violencia que ya ves [ho detto che dopo settanta anni di riflessione teorico-política feminista possiamo vedere ciò che era invisibile, come l’aria che respiravamo]
Es feminicidio
Impunidad para el asesino
Es la desaparición
Es la violación
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba, ni cómo vestía
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba, ni cómo vestía
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba, ni cómo vestía
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba , ni cómo vestía
El violador eras tú El violador eres tú
Son los pacos (policías)
Los jueces
El estado
El presidente [ho scritto che lo stupratore non è un deviante o un disobbediente, ma che al contrario è il soggetto più moralizzatore di tutti perché è colui che impone l’obbedienza all’ordine patriarcale]
El estado opresor es un macho violador [ho detto che lo Stato è l’ultima tappa della politicità maschile, che ha espropriato le donne della propia politicità]
El estado opresor es un macho violador [ho detto che le basi dell’ordine oppressivo binario si trovano nella distinzione statale tra i temi centrali legati alla política e temi marginali, secondari, parziali o particolari; l’invenzione delle minoranze, la minorizzazione, tra queste l’assurda categorizzazion delle donne come “minoranza”, e la depoliticizzazione, ossia la ritirata di tutto quel che ci riguarda e ci succede dal campo di ciò che è considerato pienamente pubblico]
El violador eras tú
El violador eres tú
Duerme tranquila niña inocente, sin preocuparte del bandolero, que por tus sueños dulce y sonriente vela tu amante carabinero. [Come possiamo constatare in Cile e in tutti gli ordinamenti autoritari e polizieschi, colui che dice di vegliare sul tuo sonno è colui che ti stupra: è il soggetto che si colloca nella posizione di custode della morale]
El violador eres tú
El violador eres tú
El violador eres tú
El violador eres tú
Immagine di copertina di Flor Guzzetti, Buenos Aires.
Immagini nell’articolo: Vittorio Giannittelli e Valeria Altavilla; foto della performance “Un violador en tu camino” a Bologna.