ROMA

Un trasmettitore nuovo per Radio Onda Rossa

Una campagna di crowdfunding per aiutare Radio Onda Rossa

Radio Onda Rossa non fa pubblicità e non riceve finanziamenti da organismi politici, sindacali o padronali. È così da 40 anni e lo sarà anche per il futuro. Le sole fonti di finanziamento di cui disponiamo provengono dal contributo degli stessi redattori e redattrici della radio, dai versamenti di ascoltatori e ascoltatrici e dalle sottoscrizioni raccolte in occasione di pubbliche iniziative promosse dalla radio.

Con queste entrate riusciamo appena a fare fronte alle spese correnti (telefono ed energia elettrica) ma non a quelle che riguardano la manutenzione e sostituzione delle apparecchiature radiofoniche . Ogni volta che si guasta un microfono, un computer o un cavo di trasmissione ci è richiesto uno sforzo economico supplementare che, finora, siamo riusciti bene o male a sostenere.

Ma negli ultimi tempi abbiamo riscontrato che le trasmissioni di Radio Onda Rossa sono molto disturbate a causa di una perdita di potenza e di nitidezza del segnale emesso da Monte Cavo. Come moltissime altre radio e televisioni infatti, gli apparati di trasmissione della nostra radio sono situati nei pressi di Roma e precisamente su Monte Cavo. La causa principale di questi inconvenienti risiede nel trasmettitore di potenza della nostra radio, vecchio, malandato e non più riparabile .

Si impone quindi la sua sostituzione con un modello di nuova generazione che, oltre a migliorare la ricezione del segnale, sia concepito per ridurre al minimo il consumo di energia elettrica e, per quanto possibile, anche l’inquinamento elettromagnetico, fenomeno che nella zona di Monte Cavo desta non poca preoccupazione.

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Per un nuovo trasmettitore occorrono 19.000 euro così suddivise:

-16.000 euro per l’acquisto

– 3.000 euro per l’installazione

Il successo di questa iniziativa di crowdfunding è di vitale importanza per Radio Onda Rossa e per farvene rendere conto abbiamo pensato di sceneggiare la vicenda nel “radiodramma” che segue che, non a caso, abbiamo intitolato “Una notte sul Monte Cavo” .

Buona lettura e buon ascolto!

La redazione di Radio Onda Rossa

Una notte sul Monte Cavo

radiodramma in due tempi

Preludio – I festeggiamenti

Radio Onda Rossa ha compiuto 40 anni e noi tutte e tutti i componenti della redazione li abbiamo celebrati come si conviene.

Dall’anno della sua fondazione -il fatidico 1977- molte cose sono cambiate, dalle frequenze della radio alle persone che si sono avvicendate ai microfoni, dal palinsesto alla musica. Ma una cosa è certa: un pezzo di memoria di questo paese é andato in onda per 40 anni consecutivi; quaranta anni passati dalla parte del torto per dare voce a chi non l’aveva e a contrastare l’informazione dominante, restando sempre e comunque libera da padroni e padrini, autofinanziata e senza pubblicità.

Ed è su queste basi che vorremmo progettare anche i prossimi quaranta anni, ma un’ombra minacciosa incombe sul destino della radio, una tenebra che sta calando dalle pendici del Monte Cavo per oscurare definitivamente il nostro segnale.

E questo è un dramma. Anzi un radiodramma.

Primo tempo – Il Techbloc

Una radio è fatta di persone e cose. Le persone vanno e vengono, a volte hanno comportamenti bizzarri (si amano, fanno figli, seguono il calcio) ma in qualche modo prevedibili e comunque umani. Le cose no. Esse, nel loro scellerato mutismo, hanno qualcosa di profondamente inumano e di imprevedibile. Senza minimamente curarsi dell’attenzione che pur rivolgiamo loro, le cose si rompono e si può star certi che se qualcosa può andar male, lo farà.

Anche in radio è così. Anche le nostre apparecchiature si comportano in questo modo. Ma per fortuna noi abbiamo il Techbloc che interviene prontamente.

Che cos’è il Techbloc? Nessuno lo sa; anzi, per definizione, il Techbloc non esiste.

Per la verità nel corso degli anni si sono fatte varie ipotesi: c’è chi sostiene che siano dei cyberpunk materializzatisi da un libro di P.K. Dick e chi li ritiene appartenenti ad una setta che pratica lo sciamanismo elettronico, ma la gran parte di noi pensa che, in fondo, siano solo degli inguaribili NERD. Fatto sta che essi sono tra noi, riparano le cose, ci sorvegliano e talvolta inviano anche messaggi, come capita quando credi di essere in onda da cinque minuti ed improvvisamente una voce da tamarro -da dove venga non si sa- ti dice: “ Alza il cursore del microfono, pirla” .

Certo, a volte sono scostumati, altre volte ti fanno i dispetti incasinando apposta i comandi del mixer , ma in compenso costano poco, non abbaiano, non sporcano i pavimenti e soprattutto riparano tutto. Saldano, bucano, rattoppano ed usano qualsiasi materiale di risulta pur di far funzionare la radio: cerotti sui cavi dei microfoni, catenelle per tenere dritti gli schermi dei computer, spaghi, ceralacca, etc. Insomma sono come il bostik e senza di loro non sapremmo come fare. Improvvisamente però, lo scorso Natale, ci arrivò il seguente messaggio dal Techbloc:“Trasmettitore Monte Cavo kaputt. Impossibile ripararlo. Non fate i pidocchiosi. Compratelo nuovo”.

Che sia stato il disappunto per le allusioni offensive al nostro stile di vita, o perché il messaggio ci aveva gettato nel panico, fatto si è che un coro di improperi si levò dalla redazione nei loro confronti: “Smanettoni plurilaureati, scansafatiche, incapaci” e solo dopo una animatissima discussione fummo d’accordo nell’esigere dal Techbloc una dettagliata relazione tecnico-scientifica del perché il trasmettitore non poteva essere riparato.

Ma, ahinoi, mai tanta puntigliosa brama di conoscenza si rivelò così foriera di iatture come la risposta che ci pervenne il giorno dopo.

Secondo tempo – Morte (non accidentale) di un trasmettitore

La risposta consisteva in un messaggio olografico diviso in due parti. Nella prima l’ologramma di Albert Einstein svolgeva una serie di calcoli in cui, applicando al nostro caso la matematica dei frattali e tenendo conto della curvatura spazio-temporale presente su Monte Cavo, si dimostrava senza ombra di dubbio che la rottura del trasmettitore rientrava nei casi previsti dal 3° corollario della Legge di Murphy: “ Se c’è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo” .

E non c’è nulla di più dannoso per una radio che perdere il trasmettitore.

Nella seconda parte del messaggio comparve l’immagine di una figura umanoide, troppo sfumata per stabilirne la specie, che – con nostro grande imbarazzo- cominciò a frugarsi nelle tasche da cui estrasse una miriade di cianfrusaglie che avrebbero fatto la felicità di Tom Sawyer un pettine rotto,un tappo di birra, un pacchetto di figurine spiegazzato, un elastico per capelli, occhiali da saldatore, un sacchetto che ride il quale, essendo in funzione, irritò a tal punto l’umanoide che questi lo tempestò di calci per farlo tacere. E per fortuna perché proprio al suo interno si trovava ciò che l’umanoide cercava: un foglio arrotolato in cui erano riportati dettagliatamente tutti gli interventi di riparazione effettuati sul trasmettitore, peraltro acquistato a suo tempo come usato di terza mano.

Un elenco interminabile da cui si capiva che -ormai- il trasmettitore somigliava più a uno scaldapizzette che a un apparato elettronico e pertanto andava sostituito, come implacabilmente (e villanamente) rimarcava il messaggio del Techbloc: “ on fate i pidocchiosi. Se non avete i soldi per comprare un nuovo trasmettitore, rivolgetevi a Sneaky .”

E chi è questo Sneaky, gridammo in coro!

A questa esclamazione seguirono dei cambiamenti nella figura dell’ologramma. Essa si fece più slanciata e imponente, mentre sul suo capo, illuminato da una luce che prima non c’era, comparve un serto di alloro e con voce autorevole, quasi ultraterrena, essa ci rispose: “ Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare.” Poi la figura sputò una serie di bit e il collegamento si chiuse.

Non avevamo alternative dunque, bisognava rintracciare questo Sneaky. Chiedendo discretamente nel giro delle radio comunitarie, scoprimmo trattarsi di Sneaky Scrooge (discendente di quelEbenezer Scrooge narrato da Dickens) anche lui dedito all’accaparramento e all’usura.

Ci facemmo coraggio e ci recammo da lui esponendogli il nostro caso. Il vegliardo non era poi così ripugnante come quello del racconto ed anzi con nostro sommo stupore si dichiarò disposto ad accordarci il prestito aggiungendo che ce lo avrebbe anche rateizzato senza interessi.

Miracolo! Vuoi vedere che la favola si avvera e che il vecchio Ebenezer è intervenuto dall’aldilà per replicare l’happy ending del Christmas Carol?

Ma l’esile speranza che si era palesata in noi, fu subito spenta dal viscido Sneaky. Egli ci prestava i 19.000 euro necessari all’acquisto del trasmettitore, ma in cambio voleva alcuni servizi radiofonici consistenti in spot pubblicitari di grandi marchi, che spaziavano dalla Coop a Benetton, da mandare in onda con cadenza da stabilire in un apposito contratto che, a suo dire, ci avrebbe aperto le porte del libero mercato! E nel dire questo la sua voce si era fatta suadente, morbida come un cucciolo di ermellino e più parlava, più ci sentivamo avvolti da un atmosfera di tranquillità e benessere dove gli spot pubblicitari danzavano nell’etere…. proprio come facevano gli spiriti dei morti nella famosa sequenza del film Fantasia!

Di colpo ci fu tutto chiaro: quello che avevamo davanti non era solo un usuraio, ma Mefistofele in persona che ci tentava come il Dottor Faust attraverso la mano invisibile del mercato, mentre con le sue immense ali avvolgeva Monte Cavo in una notte buia e tenebrosa.

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