ROMA

Un Pride eccezionale

Decine di migliaia sfilano a Roma in una marcia potente e radicale, senza la struttura rigida di carri e sponsor che negli anni aveva spento l’energia e la creatività della manifestazione

Avvicinandosi a Piazza Vittorio, provenendo dal quadrante est della città, si capisce presto che il corteo romano del Pride 2021 sarebbe stato potente. Il traffico già a Porta Maggiore è impazzito e da ogni strada laterale sciamano manifestanti a piedi con bandiere e cartelli, evidentemente diretti al concentramento.

Piazza Vittorio è stracolma di persone che debordano da ogni lato dei giardini al centro della piazza. Mentre il sole è ancora alto e la calura si fa sentire il corteo inizia a scorrere lungo via dello Statuto.

È evidentemente un Pride diverso dagli scorsi causa situazione post pandemica. Le lunghe trattative con la questura hanno portato ad un corteo breve, da Piazza Vittorio a Piazza Repubblica, senza carri. Tuttavia questa possibile limitazione diviene invece un valore aggiunto inaspettato di questa edizione.

Non ci sono infatti i carri addobbati dalle peggiori multinazionali alla ricerca del loro rainbow washing, né quelli delle ambasciate, capaci di sbandierare diritti solo in questi casi e poi rimanere silenziosi complici di discriminazioni per tutto il resto dell’anno.

Non ci sono neppure i carri eccessivamente patinati, che in alcuni casi mettevano in mostra soltanto una maschilità gay bianca, cis, palestrata e altamente stereotipata. Non c’è neppure quella dimensione di controllo regolarizzato e blindato del corteo da parte dagli organizzatori stessi che in passate edizioni ha smorzato l’energia e sicuramente il potere conflittuale della marcia.

Ci sono invece le persone, di tutti i tipi e di tutti i colori. La componente giovanile del corteo è eccezionale, sia organizzata che spontanea, studenti medi e universitari compongono grandi spezzoni variopinti e allegri che con casse portate da casa rispondono alla mancanza di musica amplificata cantando a squarciagola e ballando.

Claudia, giovanissima, agita un cartello con dipinte la bandiera arcobaleno e quella palestinese, con la didascalia “Contro ogni oppressione”.

«Sono una femminista intersezionale, decido di combattere per i diritti in tutti i campi» racconta, e poi continua «questo è il mio primo Pride, sono felicissima di essere qui assieme a così tanta gente, stare qui per me è anche lottare per la Palestina».

Lo spezzone di Prisma, il collettivo lgbtqi+ della Sapienza è tra i più grossi, aperto da uno striscione QUEER (MAL)EDUCATION, slogan che in molt* si sono pure dipint* nei corpi esposti liberi alla calura pomeridiana. Parlo con Mary, ragazza italiana di seconda generazione «Siamo qui perché nell’università vogliamo una educazione queer e una carriera alias, ribadiamo il legame tra la lotta al capitalismo e quella al patriarcato, le lotte sono unite, la nostra oppressione è determinata da questa società etero cis patriarcale e bianca».

Arturo invece agita un cartello a favore della legge Zan «Sono qui perché non siamo cittadini di serie B, siamo qui perché nessuno stato nessun dio nessuna società patriarcale può influire sulla nostra vita e su quello che amiamo e che siamo. La legge Zan non tappa la bocca a nessuno, vuole solo proteggere categorie più fragili di cui noi facciamo parte».

Sfilano anche le Famiglie Arcobaleno, un padre, accompagnando suo figlio, afferma «l’orgoglio c’è sempre, affermiamo i nostri diritti a maggior ragione per quanto sta accadendo in questi giorni, siamo uno stato laico». Sfila anche Non Una di Meno e altri collettivi queer romani che portano uno striscione “Contro San Pietro, San Pietrina”.

All’arrivo, la manifestazione riempie a dismisura Piazza della Repubblica, mentre ancora sfilano persone lungo via Cavour. Complice forse il percorso corto e la mancanza di una testa ufficiale del corteo, non si vedono neppure le tante passeggiate opportuniste ed ipocrite dei politicanti di turno, anche se poi qualcuno non mancherà di pubblicizzarsi comunque sui social media.

Il cammino per una legislazione realmente inclusiva e tutelante, laica, libera dalle influenze vaticane e dalla omobitrasfobia è ancora molto lungo. I cortei di oggi però dimostrano che la società, soprattutto nella sua componente giovanile, è molto più progressista e avanzata dei propri legislatori.

Ora sta a quella società costruire conflitto per riuscire ad imporsi davanti ad un classe politica impresentabile quale quella che non è ancora riuscita ad approvare il ddl Zan e sta facendo l’impossibile per affossarlo in Parlamento. 

Foto di copertina: Dinamopress