MONDO
Turchia: un genocidio alle porte d’Europa
Orrore senza fine: a Cizre uccisi 60 civili curdi durante un attacco dell’esercito con mezzi pesanti. Continuano i crimini contro l’umanità nel silenzio della comunità internazionale.
Anche i media turchi hanno confermato la notizia dell’ennesima strage di civili a Cizre, città turca che da oltre 60 giorni si trova in “stato di emergenza”. Questa notte, a seguito di un attacco di artiglieria da parte dei carri armati dell’esercito turco, ha preso fuoco un edificio che era crollato nei giorni scorsi. Nel seminterrato del palazzo si trovavano imprigionati numerosi civili, che oltre dieci giorni fa si erano riparati in quel luogo cercando di proteggersi dagli attacchi dei militari.
Faysal Sariyildiz, deputato HDP, già nei giorni scorsi aveva denunciato la morte di nove dei civili feriti e le gravissime condizioni degli altri. Nonostante la pronuncia della Corte europea per i diritti umani, che imponeva alla Turchia di attivarsi per salvare la vita di queste persone, i militari hanno impedito ogni soccorso. Perfino le madri della pace, che sventolavano bandiere bianche nel tentativo di avvicinarsi all’edificio, sono state allontanate con la violenza. L’agenzia Bianet ha riportato che giovedì scorso l’ambulanza e gli operatori sanitari sono stati bloccati dai militari a 300 metri dall’edificio. Nel momento in cui hanno tentato di avvicinarsi sono stati esplosi colpi di arma da fuoco, per costringerli a desistere. Da allora non si sono avute più notizie. Fino a poche ore fa.
Secondo alcune fonti, ieri pomeriggio intorno alle 17 si sono sentite due forti esplosioni nella zona dell’edificio dove si trovavavo intrappolati i civili in attesa di soccorsi. Sariyildiz riporta che dopo questa esplosione la polizia avrebbe portato in ospedale alcune salme. Qui, il personale ospedaliero sarebbe stato chiuso a chiave in una stanza dalle forze speciali dell’esercito. Successivamente è arrivata la notizia ufficiale da una televisione governativa: le forze di sicurezza turche hanno condotto a Cizre un’operazione in cui sono stati uccisi circa “60 terroristi”. Eppure dalle foto diffuse dalla polizia turca dei corpi carbonizzati, si può vedere che alcuni di questi appartengono a bambini. Come se non bastasse tanto orrore, a seguito della diffusione delle foto dei corpi carbonizzati da parte della polizia, si è diffuso su Twitter un hashtag celebrativo di queste esecuzioni (#cizrede60les).
Nella notte migliaia di curdi sono scesi in piazza in molte città europee, da Parigi a Bonn a Edimburgo, per denunciare il massacro.
Questa è solo l’ultima delle tragedie che si sono consumate a Cizre durante lo “stato di emergenza”: la popolazione, di 130mila abitanti, molti dei quali fuggiti in questi mesi, è stremata dall’ultimo coprifuoco, che dura da oltre due mesi, dal taglio di energia elettrica e forniture idriche, sotto il fuoco ininterrotto dell’esercito turco. La maggior parte degli edifici e delle strade è distrutta. Le persone non possono uscire da casa, sotto minaccia dei cecchini e dei bombardamenti con mezzi pesanti. L’ospedale è stato occupato militarmente e alle ambulanze viene impedito di soccorrere i feriti. Negli ultimi mesi, in tutto il Kurdistan turco (Bakur) i civili uccisi dall’offensiva dell’esercito turco sono decine: arsi vivi, sparati, costretti a morire di stenti o assassinati dal blocco delle ambulanze. Donne incinta, bambini, neonati riempiono la lista degli omicidi di Stato ordinati da Erdogan.
Nemmeno sul fronte rifugiati le cose non vanno meglio. Pochi giorni fa una bambina di 9 anni è stata uccisa con un colpo d’arma da fuoco dai militari turchi mentre cercava di attraversare la frontiera siriana, per fuggire dalla guerra. Meno di 48 ore prima, il 4 febbraio, un neonato di 36 giorni era morto congelato in un campo profughi alle porte di Ankara. Fino ad ora queste vite spezzate sono l’unico risultato dell’appoggio economico e politico che l’Unione Europea ha deciso di garantire ad Erdogan, in cambio del contrasto dei flussi migratori. Il silenzio dei media, delle forze politiche, della comunità internazionale, delle organizzazioni che dovrebbero tutelare i diritti umani garantiscono l’impunità al presidente turco, che la sta utilizzando per regolare vecchi conti all’interno del paese.
Quello che sta succedendo in queste settimane in Turchia ha un solo nome: si tratta di violazioni dei diritti umani, di veri e propri crimini contro l’umanità. Se il diritto internazionale e le convenzioni per la tutela dei diritti umani non venissero utilizzati soltanto quando alcuni Stati lo ritengono conveniente, Erdogan dovrebbe rispondere davanti alla NATO, alle Nazioni Unite ed al Consiglio d’Europa per aver violato, in maniera grave, continuata e sistematica, tutte le obbligazioni internazionali assunte attraverso la ratifica dei trattati internazionali in materia di diritti umani: dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati alla Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti umani. E i partner europei dovrebbero tenerne conto nelle loro relazioni diplomatiche. Invece, il presidente turco riceve laute sovvenzioni dai principali paesi occidentali, incontra capi di Stato europei e viene accolto in giro per il mondo come il leader di un paese democratico.
La tv di Stato turca, dando la notizia dell’uccisione dei civili, ha affermato che “sono stati neutralizzati 60 terroristi”. Davvero ci sfugge quale atto di terrore può aver commesso quel bambino che si vede nella foto, sparato in testa da un militare e poi dato alle fiamme…
Fonti: kurdishquestion, anfenglish.
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Il comunicato dell’Ufficio del Kurdistan in Italia.