EDITORIALE
Transizioni, azioni!
Transizioni, azioni! Dietro la copertina disegnata da MP5, 150 pagine di analisi, reportage, inchieste e interviste su città e corpi fuori norma. Tre sezioni ricche di sguardi sul presente lanciati alla ricerca del possibile. Qui in anteprima l’editoriale di apertura del numero
Il dibattito pubblico è confuso, aprire i social dà il mal di testa, e ultimamente anche parlare con amiche e amici rischia di finire in liti furibonde. Di fronte a questa confusione e brusio il quarto numero di Dinamoprint taglia il dibattito come Lucio Fontana faceva con le sue tele. Il risultato sono tre temi – o meglio transizioni – che alla prima occhiata sembrano non incrociarsi, ma come tagli artistici formano un unico quadro. Transizioni, azioni che ci dovrebbero trasportare da una parte a un’altra del discorso, o che forse ci lasciano nel mezzo, azioni che transitano cioè non stanno ancora né da un lato né dall’altro, e ci lasciano scorgere quello che c’è in between.
Transizioni che decidono di rompere le scelte binarie che ci vengono continuamente imposte: centro o periferia? Dentro o fuori? Vax o no vax? Maschio o femmina? Razionalità o emozioni? Soldi o valori? In casa o in strada? Introverso o estroverso?
Transitando ci domandiamo cosa sarebbe successo se… provando a posizionarci un passo e mezzo più indietro, per vedere se – come spesso accade – le vere spaccature stiano altrove. Un gioco che ci permette di fare un’archeologia del possibile, elevando la reminiscenza a prassi politica. Perché ciò che manca nel qui e ora è la consapevolezza delle strade percorse per arrivare dove siamo: sono state rimosse. La pandemia, o meglio la sua gestione dall’alto, ci inchioda sempre più all’inevitabilità del governo neoliberale in un eterno ciclo presente senza vie d’uscita.
In questo essere radicalmente con-temporanei, ritorniamo sulle parole di Walter Benjamin «Ogni nuovo territorio ha inizio come un passo nel vuoto» e occorre vivere come un trauma anche il solo attraversamento di una strada. Stare “a metà del guado” di un tempo che, per quanto possa apparire statico e asfissiante in superficie, è di fatto un tempo “di transizione”. Lo è dal punto di vista delle città e degli spazi urbani, che analizziamo nella sezione di apertura (Passaggi urbani), provando a capire quali “smottamenti invisibili” si stiano creando fra nord e sud globale.
In Italia il “governo dei migliori” si appresta a gestire la grossa torta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, riproponendo il turismo e i grandi eventi come possibilità di sviluppo per gli spazi urbani. In altri contesti, per esempio in molti paesi africani, si espande la dinamica delle economie popolari urbane, che permettono di organizzare sostentamento, cura e approvvigionamento dei beni, spiega Aboumaliq Simone nella sua intervista.
Organizzare e garantire un sistema di istituzioni e servizi realmente pubblici rappresenterà il principale campo di battaglia per gli anni a venire: non solo a un livello più propriamente statale, in cui la voce grossa la fanno sempre più i privati e le grandi piattaforme nonostante ciò che ha messo in luce la pandemia globale, ma anche e soprattutto a livello di esperienze autogestite e indipendenti, nelle “nicchie” del vivere in comune in cui è ancora possibile ripensare l’abitare, la socialità e il mutuo aiuto in termini davvero egualitari e sostenibili. A partire, fra le altre cose, dall’ “inversione” fra esterno e interno che si è data durante i lockdown e i confinamenti degli scorsi mesi: se per tante e tanti le case e le abitazioni diventavano il luogo di un’esperienza collettiva, le strade cittadine assomigliavano invece a un grande corridoio della logistica, adibito alla circolazione di merci e persone strettamente necessaria alla riproduzione della vita.
Se questa è la condizione degli spazi urbani e domestici, dei luoghi di lavoro ed economia informale, che ne è dei corpi che li abitano e li popolano di senso? La seconda sezione (Fuori binario) è dedicata alle dissidenze sessuali, alle soggettività lgbtqi+, ai movimenti e alla realtà che vogliono superare il binarismo come modalità di pensare e organizzare la nostra società, nella convinzione che – come afferma Marlene, attivista argentina – «essere trans è una posizione politica». Lo è sul piano concreto della quotidianità, resa spesso difficile da discriminazioni legislative e tormenti repressivi, e dall’eteronormatività in quanto vero architrave delle nostre società.
Lo è poi sul piano delle estetiche e degli immaginari, in cui il queer rappresenta ancora la possibilità di costruire uno sguardo altro, e sovversivo, sul reale: una rottura di codici e convenzioni sui terreni inesplorati dell’osceno, cioè “ciò-che-è-fuori-scena”.
Lo è, non da ultimo, a livello di potenzialità di elaborazione e pensiero di femminismo e transfemminismo: qualsiasi avanzamento, sia in termini di diritti che di pratiche, non potrà che darsi se non come alleanza sempre più aperta e trasversale, come messa in discussione della norma e, in un certo senso, anche di alcune parole d’ordine che hanno caratterizzato la storia dei movimenti femministi. Andare oltre il genere significa sfuggire al controllo, affacciarsi su un tempo a venire. Significa cambiare il mondo. E anche, e soprattutto, noi stess*, senza separazione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori.
In questi transiti abbiamo voluto chiamare a soccorso le riflessioni e il profondo lascito di Benedetto Vecchi, che viene ricordato nell’ultima sezione (Ben-detto). Responsabile delle pagine culturali del manifesto, militante di lungo corso attraverso le esperienze di collettivi politici e centri sociali, la sua ricerca si è sempre posta all’incrocio fra nuove tecnologie, circolazione orizzontale del sapere e potere delle piattaforme. Nello sforzo, insomma, di pensare la rete come spazio di condivisione e moltiplicazione reale del pensiero. Reimmaginare dunque – dentro un tempo “sconnesso” – la rete e le reti, per non cadervi dentro.
Da un simile groviglio non si esce ritornando al binarismo del pensiero. Al contrario, in questo numero percorriamo a ritroso e in avanti l’infinita catena dei flussi, moltiplicando i punti di fuga, continuando a tessere reticolarità e intersezionalità delle lotte, che – come precisa Porpora Marcasciano – «è la coscienza di sentire proprio il percorso di altre categorie oppresse».
Usando le parole di Benedetto Vecchi serve riprendere con forza in mano la «carsicità dei movimenti» e la «connessione dei saperi», senza le quali non si dà alcun tipo di posizionamento politico. Per oltrepassare disegni di legge sterili, divieti di manifestare, confini chiusi e minacciosi: per costruire nuove alleanze.
Prenota «Trasizioni. Città e corpi fuori norma»
Dal 16 dicembre in libreria
L’INDICE
EDITORIALE
Transizioni, azioni!
di Dinamopress
PASSAGGI URBANI
EDITORIALE
Le città del futuro
di Sarah Gainsforth e Lucia Tozzi
INTERVISTA
Espulsioni e connessioni. Intervista a Saskia Sassen
di Alberto De Nicola e Jacopo Favi
INCHIESTA
Il pubblico non abita più qui
di Rossella Marchini
INTERVISTA
Ripensare la centralità urbana. Intervista ad Alessandro Coppola
di Sarah Gainsforth e Alessandro Torti
REPORTAGE
Crisi e pandemia negli spazi sociali
di Dinamopress
REPORTAGE FOTOGRAFICO
Metropoliz, museo abitato
Foto di Gianmaria De Luca, testo di G. De Finis, I. Di Noto, P. Di Vetta, G. Salvatori
ANALISI
Lungo il flusso delle città
di Augusto Illuminati
LETTURE
Se lo spazio va fuori fase
di Emma Gainsforth e Francesco Brusa
INTERVISTA
Urbanizzazione africana. Intervista a AbdouMaliq Simone
di Jacopo Favi e Alioscia Castronovo
OPINIONI
Oltre i confini della metropoli
di Filippo Tantillo
REPORTAGE FOTOGRAFICO
Cheap
Foto di Margherita Caprilli, testo di Vanessa Bilancetti
FUORI BINARIO
INTERVISTA
«Il binarismo è l’essenza del patriarcato». Intervista a Porpora Marcasciano
di Giansandro Merli e Roberta Martino
REPORTAGE
Il transfemminismo va in città
di Sofia Cabasino e Patrizia Montesanti
ANALISI
Genere e differenza. Forme di conflitto
di Federica Giardini
OPINIONI
Appunti per la costruzione di una narrazione femminista decoloniale
di Rachele Borghi
REPORTAGE
Come si cambia il mondo
di Claudia Acuňa
INTERVISTA
Brucia. Intervista a Silvia Calderoni
di Malvina Giordana
VISIONI
Meglio lupo mannaro che frocio
di Antonia Caruso
POSIZIONI
Queer dell’Apocalisse e pratiche politiche dell’osceno
di Nitx
ANALISI
Diversity management e capitalizzazione del genere
di Anna Simone
REPORTAGE
Colonizzazione di corpi e generi
di Riccardo Carraro
BEN-DETTO
ANALISI
Strappare le armi al nemico
di Marco Bascetta
RICORDI
A lezione da un maestro involontario
di Roberto Ciccarelli
ANALISI
Cambiare il presente guardando al futuro
di Teresa Numerico
ANALISI
La possibilità del Politico contro ogni populismo
di Giso Amendola