approfondimenti
EUROPA
The other side of the rainbow
Si è svolta a Parigi la terza edizione del Pride Radicale. Il corteo scandiva slogan antifascisti, antirazzisti e anticolonialisti per affermare la libertà e l’autodeterminazione di tutte le minoranze
«La costruzione della singolarità è una lotta. Non è neppure esagerato considerare che essa diventi uno dei nuovi oggetti della lotta di classe. Perciò bisogna continuare a sostenere le battaglie per il rispetto, la dignità, l’integrità, la non-discriminazione, il riconoscimento, la possibilità di costruire la propria storia, che rappresentano la realizzazione di un’uguaglianza delle singolarità».
Pierre Rosanvallon
Dopo 1 anno di pausa torna a sfilare tra le vie di Parigi il Pride Radicale, la marcia non istituzionale organizzata da collettivi e associazioni queer, trans e di neri razzializzati con lo slogan «per l’autodeterminazione delle identità e dei popoli».
Nelle prime edizioni del 2021 e del 2022 il Pride Radicale ha riunito in totale circa 70.000 persone e, anche quest’anno, il corteo antifascista, anticolonialista, antirazzista e anticapitalista ha riempito le strade di Parigi da place de la République a place de la Nation mostrando, come ormai avviene ad ogni corteo antagonista, piena solidarietà al popolo palestinese.
Dai comunicati dell’evento emerge che l’organizzazione ha voluto portare avanti una marcia del Pride inter-LGBT indipendente, per le persone razzializzate e discriminate che si sentono lontane dalla politica istituzionale e finanziaria e da chi strumentalizza le loro lotte. Per questo, per la terza edizione del Pride Radicale, i diversi collettivi hanno lanciato diverse rivendicazioni e richieste e hanno spiegato che «l’autodeterminazione è il diritto fondamentale dei popoli e degli individui a decidere liberamente la propria identità, il proprio modo di vivere, le proprie scelte in materia di salute, istruzione e partecipazione comunitaria senza ostacoli o interferenze esterne».
L’autodeterminazione riguarda, dunque, tutti i membri della comunità LGBTQIA+: le persone lesbiche, gay, bisessuali e asessuali che non hanno ancora accesso effettivo ai diritti che garantiscono la loro autonomia, libertà e sicurezza. Le persone trans e intersessuali, che ancora non hanno il diritto di controllare il proprio corpo e di affermare la propria identità senza il controllo dello Stato e delle sue istituzioni.
Le persone disabili e malate, che vivono in spazi e istituzioni segregate senza reale equità e libertà riguardo alle loro scelte per il futuro. Le lavoratrici del sesso, che svolgono la loro professione sotto il controllo dello Stato e della polizia e senza alcuna tutela sociale, personale e professionale.
Le persone razzializzate, i cui corpi vengono tracciati e controllati, in particolare nei quartieri operai. Infine, i migranti, che non beneficiano come tutti della libertà di movimento e di insediamento.
Un pride, dunque, davvero libero, fiero e inclusivo, a difesa di tutte le minoranze e contro quella repressione, che Freud e Marcuse descrivono come totale e permanente, che la società impone sugli istinti e sulla libido riducendo “l’uomo a una dimensione”.
Tutte le immagini sono dell’autore
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