ROMA

Tende sotto la Minerva: una voce dall’acampada contro il caro-affitti

Tommaso è uno studente di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma e attivista del terzo municipio della Capitale. La scorsa notte ha dormito in una delle tende montate nel piazzale antistante al rettorato dell’ateneo per protestare contro il caro-affitti

In primo luogo, come ha avuto inizio questa acampada?

La mobilitazione è partita da Milano e Torino a partire dal gesto di quella ragazza di nome Ilaria, che ha montato la tenda davanti al Politecnico di Milano. Da quel momento la protesta è esplosa, in forma sia organizzata che spontanea, in diverse altre città tra cui Roma. Ieri sera abbiamo montato delle tende sotto alla Minerva, quindi di fronte al rettorato della Sapienza. Le tende erano una quindicina. Moltissime delle persone che hanno dormito lì erano fuorisede o pendolari, quindi che si sono trasferite a Roma per studiare o che sono costrette a fare avanti e indietro da città limitrofe per poter raggiungere l’ateneo. 

Perché stai partecipando a questa protesta?

In qualità di studente, ma soprattutto di studente-lavoratore, mi sono aggiunto anche io a questa battaglia, perché voglio a studiare e nel frattempo avere una condizione di vita dignitosa. La considero una battaglia giusta, in quanto chiede una cosa fondamentale, ovvero degli alloggi nei pressi degli atenei a un costo accessibile per chi deve mandare avanti il proprio percorso di studi e costruire il proprio futuro. Quindi poter studiare senza dover pagare un affitto troppo gravoso. Questa cosa vale per chi è fuorisede, ma anche per chi vive nella propria città ma vorrebbe costruire la sua autonomia rispetto alla famiglia.  

Spesso si parla degli studenti meritevoli che vanno bene agli esami e proseguono il loro percorso di studi nonostante le mille difficoltà, facendo mille sacrifici. Io non condivido questo tipo di discorso. Bisogna avere delle basi solide per proseguire serenamente il proprio percorso di studi. E quando devi sostenere un affitto, devi comunque trovare un lavoro che possa sostentare il canone e le spese quotidiane di vita. E questo va a minare il percorso di studi da portare avanti.

Quale potrebbe essere una politica che vada incontro a chi studia?

Sicuramente gli studentati gestiti dalla Regione e assegnati tramite concorso, nonostante si stiano investendo di soldi per crearne altri, non bastano, perché solo “La Sapienza” conta circa 40mila studenti iscritti fuori sede. Quindi un implemento solo delle strutture pubbliche per garantire il diritto all’abitare non è sufficiente, bisogna agire anche sulle abitazioni private e quindi fare in modo che i prezzi degli affitti vengano calmierati e così permettere alle studentesse e agli studenti di poter vivere nelle zone limitrofe al proprio ateneo.

 Sai come andrà avanti questa protesta?

Sinistra universitaria, che ha organizzato la manifestazione qui a Roma, ha chiesto fin da subito un tavolo con la Regione Lazio, la rettrice della Sapienza e gli altri rettori degli atenei della Regione Lazio. Questo tavolo gli è stato concesso per il 18 maggio. A quanto pare la protesta domani si fermerà, per il momento, almeno in attesa di vedere come andrà questo tavolo. Ma domani è anche prevista una assemblea pubblica per condividere quelle che sono le richieste da portare alle istituzioni regionali e universitarie. 

Negli ultimi dieci anni, soprattutto dal 2008 dopo il movimento dell’Onda, sono nati a Roma molti studentati occupati e autogestiti. Tu conosci una di queste esperienze?

Sì, io sono entrato a contatto con Puzzle quando ero ancora ero al liceo, quindi l’ho conosciuto prima di tutto come uno spazio sociale del quartiere dove vivo. Lì ci hanno abitato molti studenti e molte studentesse. Ultimamente la struttura è stata riconosciuta dall’amministrazione locale come un bene comune urbano per i servizi che offre alla comunità, oltre al progetto di co-housing.

Foto di copertina di Luca Blasi