ROMA
Taxiwriter 13. Né destra né sinistra
Tra una corsa e l’altra alla guida del suo mezzo, Andrea Panzironi riflette, discute e osserva gli angoli di città in cui la storia ha lasciato delle tracce. Il tredicesimo racconto per dinamopress
Piramide Cestia stamattina è più bianca che mai, come messa a nuovo dal lavaggio del violento nubifragio della notte appena trascorsa. L’azzurro ineguagliabile del cielo di inizio settembre le fa da sfondo, dando risalto al perfetto connubio dei due colori. Questo angolo romantico della città, dove porta San Paolo e le mura aureliane sono stati i testimoni di una delle battaglie più cruente della lotta di liberazione partigiana contro il nazifascismo, è sempre stato una delle mie postazioni di lavoro preferite. Nell’attesa della prossima corsa ascolto dalla radio le affermazioni ora piene di buone intenzioni dei nuovi esponenti del novel governo dell’armonia. Chi si dice pronto ad un nuovo inizio, chi si dice pieno di entusiasmo, chi invece arriva persino a dire che oggi non abbiamo più né destra né sinistra, la nuova politica è oltre tutto ciò. Dove siamo, però nessuno è in grado di dirlo. E forse è questo che manda ancora avanti questo bislacco Paese, penso. Essere nell’incertezza di un eterno presente, dove tutto vale e tutto può ancora accadere, dove uno vale uno e un signor nessuno diventare Presidente del consiglio.
A liberarmi da tutti questi dubbi che frullano nella mia mente dove le certezze della storia recente vengono travolte dalle incertezze dell’oggi arriva un distinto signore vestito di tutto punto. Panama bianco sulla testa, camicia millerighe azzurre e bianche, giacca doppio petto colore carta da zucchero e pantaloni bianchi. È il testimone perfetto del connubio di colori della giornata odierna, penso, mentre un sorriso sottile si distende sul mio volto. “ Via della Giuliana , grazie!” , esclama con voce baritonale, sovrastando il volume ora al minimo della radio. “ Che dicono, che dicono …eh ?!” , mi chiede retoricamente il cliente. Ha uno spiccato accento romano, eppure rivelatore di una appartenenza di classe borghese. Difatti poco più avanti mi rivelerà essere attualmente un avvocato penalista, già deputato della destra missina negli anni caldi, bollenti, plumbei, dell’affare Moro. “Dicono che siamo oltre, né più destra, né più sinistra”, rispondo. “Ah, già, questi sarebbero i nuovi scienziati politici, gli eversivi dell’oggi”, replica. “ Appunto, si rende conto? Oggi essere eversivi significa semplicemente essere tutto e al contempo il contrario di tutto, quando invece prima o si stava in un campo oppure nell’altro”, affermo perentorio. “ Ah… non me lo dica a me … Noi si che avevano chiaro da che parte stare!” , mi dice alzando leggermente il braccio destro e guardandomi dallo specchietto. Cerco di non staccare lo sguardo dai suoi occhi, accettando la sfida. “ A chi lo dice, caro signore. Io sono cresciuto a forza di pane e Pajetta ! “, replico sorridendo. Il volto dell’avvocato si colora un po’, adesso. Ma come catturato dalla piacevolezza di ricordi di gioventù, si distende. “ Pajetta!? , ah!, che avversario. Una volta in parlamento gli promisi un pugno in faccia e lui avanzando come un forsennato contro di me minacciò di volermi spaccare la testa… un commesso ed altri colleghi deputati ci separarono… ah, ah… “, conclude ridendo.
Per un po’ lo stacco dei ricordi prende lo spazio del dialogo. Sento come un rumore di fondo provenire da quella passione politica mai sopita, insopprimibile, di coloro i quali, indipendentemente dalla parte politica, spesero gran parte delle proprie energie a confrontarsi con e contro le idee delle opposte fazioni. Rivedo tra un semaforo e l’altro, mentre scanso scooter maleducati e pullman arroganti, le immagini televisive di tribune politiche di segretari di partito ormai scomparsi, che rappresentavano le istanze sociali e politiche chiare, incontrovertibili, di parte. “ Vede, però, il rispetto che avevamo tra di noi, reduci da una guerra fratricida, è stata la cosa che ha unito veramente questo paese “, afferma l’avvocato spezzando il silenzio. “ Si, indubbiamente, ma quella guerra fratricida finì veramente nell’ Aprile del ’45 ? Molti atti atroci, stragi, attentati, uccisioni, i famigerati misteri italiani mai risolti del tutto…. Molte ombre ci sono ancora oggi. Troppi casi irrisolti “, controbatto. “Si , è vero. Ma oggi si vuole mistificare tutto con questa facile propaganda del né destra, né sinistra! Si rende conto? Per questi va bene tutto, ieri era,e allora il PD? Oggi è,la lega tradisce. Domani sarà di nuovo, e allora il PD? Non si capisce più niente”, conclude. “ E se tutto ciò che accade oggi fosse il frutto proprio di quel mancato chiarimento? Insomma i frutti delle questioni rimaste aperte nel dopoguerra ”, incalzo, frenando bruscamente sotto gli occhi terrorizzati di un pedone avventato che cammina in mezzo alla strada, distratto dallo smartphone.
L’avvocato sobbalza in avanti, spinto dalla forza di inerzia della frenata improvvisa. Mi arriva quasi addosso, con una mano si poggia pesantemente sullo schienale del sedile. “ Mi scusi , ma quel cretino ….”, dico cercando di scusarmi. “ Vede?! , Siamo messi così, pronti a farci ammazzare per guardare dentro uno schermo! Pronti a seguire qualsiasi imbecille che parla da dentro uno smartphone! Siamo vittime della propaganda !”, esclama esaurendo il fiato e lasciandosi andare sullo schienale. “ Si, come nel ventidue”, replico accostando l’auto al marciapiede di via della Giuliana. L’avvocato mi guarda, io mi volto contraccambiando lo sguardo. Il cliente prende i soldi per pagare la corsa. Mi porge tre banconote da cinque euro e mi sorride. “ Comunque grazie, è stato un bel confronto”, mi dice. “ Tra destra e sinistra”, concludo allungandogli la mano. L’avvocato contraccambia stringendola. Apre lo sportello e scende . Chiudendo lo sportello mi lancia un ultimo saluto alzando leggermente la mano destra, io stringendo il pugno sinistro ricambio e mi avvio. Lo vedo nello specchietto scomparire dentro un portone. Intanto dalla radio arriva ancora una volta la notizia dell’inizio del governo della “svolta”,x a destra o sinistra non si sa , né forse si saprà….
Illustrazione dell’artista Marisa Dipasquale