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Sulla non-neutralità della scienza
Entità super-partes, dotata di una verità propria, o strettamente collegata con i processi politici e sociali in cui è inserita?
Non è una novità che, oggi come in passato, la scienza partecipi allo sviluppo delle strutture di potere, all’implementazione dei meccanismi di sfruttamento ed in generale alla determinazione dei paradigmi di produzione [1]. Può invece risultare eretica e scandalosa, dentro ma pure fuori la comunità scientifica, l’affermazione speculare, ovvero che anche il sapere scientifico sia influenzato in larga misura da questi elementi.
Nel dibattito pubblico, infatti, la scienza viene spesso presentata come un’entità super-partes, portatrice di una verità imparziale che trascende le ideologie ed i conflitti. Secondo tale visione, l’evoluzione della conoscenza scientifica così come della sua traduzione tecnologica, seguirebbe un cammino lineare, totalmente avulso dalla realtà sociale nella quale viene partorita.
Proviamo ad esemplificare questo atteggiamento mediante un esempio. Qualche anno fa, Vandana Shiva [2] presenta in Italia il suo manifesto “Terra Viva” [3], esprimendo la sua contrarietà alla moderna agricoltura industriale la quale, insieme all’uso di fertilizzanti e varietà geneticamente selezionate, sarebbe responsabile di un deturpamenento dell’ambiente, in particolare del suolo, associato in maniera inestricabile ad alcune delle crisi del nostro tempo, dalle guerre all’inasprimento delle disuguaglianze.
Poco tempo dopo venne pubblicato un commento a questo documento il cui titolo è emblematico del modo di fare descritto sopra: “Vandana Shiva che non ama la scienza” [4].
Qui, l’autore ripercorre in modo meticoloso le tappe che hanno prodotto la transizione dall’agricoltura tradizionale a quella industriale, presentando quest’ultima come il risultato, unico ed immutabile, di un processo deterministico ed unidimensionale, ovvero vincolato sull’asse nuovo-vecchio, tradizionale-moderno. Un processo astorico, incontaminato dall’intorno sociale, che sarebbe mosso da una propria dinamica interna: la scienza.
In quest’ottica, criticare le innovazioni dell’agricoltura industriale equivale a rinnegare tale percorso, e dunque la scienza stessa (appunto, “non amare la scienza”). Per questo, le posizioni di Vandana Shiva, basate su un ragionamento che accosta ai dati sull’agricoltura moderna l’analisi dei suoi effetti sociali (le problematiche ambientali e le crisi annesse), e la critica dei paradigmi sui quali essa regge (la crescita infinita), risulterebbero, riprendendo le parole dell’autore, “viziate da un’emotività di fondo”.
Lungi dal voler addentrarci in una, seppur interessante, divagazione sui transgenici, fertilizzanti e fitofarmaci [5], ci interessa piuttosto porre l’accento su questo atteggiamento molto diffuso oggigiorno, che tende a marginalizzare dal dibattito in materia di scienza, il discorso legato alle implicazioni ed ai presupposti politici dei suoi risultati, in quanto minerebbero una (presunta) “neutralità” della disciplina (a tal proposito si legga l’ articolo di Mariano Tomatis, uscito un paio di anni fa su Giap [6]).
In realtà il sapere scientifico è pesantementemente sovradeterminato dal contesto sociale e politico in cui viene elaborato: il lavoro dello scienziato risponde a delle domande, rispetta delle priorità ed ha delle applicazioni, in cui si annidano interessi economici e politici, frutto dei rapporti di forza che innervano la società intorno. Sono questi fattori che definiscono le linee di ricerca, plasmano l’organizzazione materiale del mondo accademico e ne dettano i metodi di indagine. Di conseguenza, la scienza finisce invevitabilmente per essere situata politicamente: in questo senso possiamo affermare che essa non è neutrale.
C’è una metafora estremamente suggestiva, ripresa diversi anni fa su un articolo pubblicato su Global Project [7], che riassume bene tali concetti: se la caduta di un sasso è governata da leggi indipendenti dai nessi sociali all’interno dei quali viene studiata, le teste su cui cade, la sua parabola e la mano che lo lancia (insieme ai bisogni ed ai desideri che la muovono) ne sono invece certamente dipendenti, più o meno consapevolmente a seconda del ruolo svolto.
Dichiarare che la scienza non è neutrale, quindi, non significa (solo) assumere la politicitá della sua realizzazione storica e dell’uso che se ne fa, ma vuol dire prima di tutto comprendere che è all’interno del suo tessuto interno, nella formulazione delle ipotesi e nella costruzione dei suoi strumenti, che si trova traccia di scelte politiche e rapporti di potere [8], [9], [10]. Di conseguenza, il carattere non-neutrale della scienza si configura a tutti gli effetti come tratto intrinseco. La negazione di questa evidenza è un mero riflesso ideologico di una società in cui la divisione del lavoro ha destituito la connessione tra le varie funzioni sociali.
Sono diverse le situazioni in cui queste considerazioni trovano un riscontro concreto. Innanzitutto quella accennata all’inizio del documento data dalle moderne tecniche agricole ed in particolare dall’uso dei transgenici [11]. C’è poi il caso dell’energia nucleare, intorno al quale si sviluppò in Italia un intenso dibattito in occasione del referendum del giugno 2011. Circa un anno prima una settantina di scienziati capitanati da Umberto Veronesi e Margherita Hack inviarono una lettera a Pierluigi Bersani, all’epoca segretario del Partito Democratico, in cui gli veniva chiesto esplicitamente di “non chiudere gli occhi di fronte a pressapochismi ed atteggiamenti antiscientifici” nei confronti di un nucleare “né di destra né di sinistra” [12].
Il nucleare (e la ricerca che vi è dietro) possiede invece una chiara impronta politica (sebbene destra e sinistra non siano probabilmente le categorie adeguate per qualificarla) nel momento in cui viene esaminato come prodotto di una attività intellettuale installata in un paradigma di sfruttamento infinito del pianeta e di gestione centralizzata e privatistica dell’energia [13], che si scontra con la parzialitá delle suo uso, ad esempio quello miltare [14].
Un altro esempio è fornito dalla scienze farmacologiche, sempre piú eterodirette dalle case farmaceutiche, fortemente interessate all’esistenza di malati disposti ad acquistare la cura [7]. Si tratta di un caso esemplare di come siano criteri di mercato a plasmare una visione della natura, in questo caso la distinzione tra malato e non.
È importante evidenziare che la non-neutralità della scienza investe anche le cosiddette discipline pure. Un esempio cruciale è rappresentato dalla serie di Fourier, argomento chiave dell’analisi matematica superiore, che descrive alcune delle proprietà delle funzioni ondulatorie. Questo concetto fu sviluppato dall’omonimo matematico francese durante la prima rivoluzione industriale nell’ambito di uno studio sulle onde di calore [15] finalizzato alla comprensione delle macchine termiche agli albori della fabbrica fordista. Analogamente, lo studio del moto Browniano, un fenomeno microscopico connesso al comportamento delle molecole, subì intorno alla fine dell’ottocento una forte accellerata in quanto permetteva di sviluppare metodi matematici (i processi stocastici) funzionali ai mercati finanziari dell’epoca [16]. Si nota quindi come argomenti di carattere “fondamentale” siano stati studiati a partire da esigenze certamente condizionate dagli interessi di chi, in quella precisa epoca storica, si ritrovava a guidare la produzione.
Questi esempi mostrano come al giorno d’oggi la conoscenza scientifica sia frutto del potere ed al tempo stesso strumento nelle sue mani. Può essere dunque interessante interrogarci su come comportarci di fronte a questo particolare ruolo sociale che scienza e tecnologia rivestono . Detto in modo piú esplicito: che fare, come posizionarci, nel nostro lavoro di scienziati, ma soprattutto nella nostra parzialitá di attivisti, di fronte all’egemonia che il potere esercita sulla produzione di saperi scientifici?
Una primo indizio ci viene dato da ConCiencias, il festival delle scienze per l’umanità, svoltosi in Chiapas, a Sant Cristobal de las Casas, a cavallo tra il dicembre ed il gennaio scorso. Si è trattato fondamentalmente di una conferenza scientifica, in cui per la prima volta la comunitá zapatista ha deciso di approcciare il tema della scienza, spinta dall’esigenza di far fronte ai nuovi cambiamenti sociali e climatici. In questo senso ConCiencias suggerisce un nuovo rapporto tra scienza e società: una scienza al servizio dell’autonomia e della lotta, piuttosto che della “hidra capitalista”.
Possiamo dunque riformulare la domanda precedente nel seguente modo: come riprodurre lo spirito di ConCiencias nei nostri territori? Il problema è insidioso ma allo stesso tempo allettante e la risposta ovviamente non può essere una. Quello che ci interessa capire é come si possa iniziare a costruire una ricerca libera dal comando capitalista, una scienza che al contrario viva dentro i conflitti contro lo sfruttamento e la sottrazione dei diritti. Un’attività che, riprendendo le parole utilizzate nelle recenti otto tesi di Franco Piperno [17], conservi la sua qualità razionale, sviluppandosi però in un’esperienza sociale del tutto differente.
Se la scienza non può essere neutrale, ma al contrario è intrinsecamente “di classe”, non ci resta che esercitare dentro di essa i nostri interessi di parte, dove con “nostri” mi riferisco a coloro che subiscono gentrificazione, inquinamento ambientale e le altre patologie della società moderna. É al servizio di questi problemi che vogliamo rimettere la ricerca scientifica, dando luogo ad un percorso che sappia tramutarsi in azione collettiva, andando oltre il buon senso di qualche singolo.
Sul se e come si possa perseguire quest’obiettivo vogliamo aprire un dibattito, con l’entusiasmo di chi ama la scienza, ma dalla prospettiva di chi aspira a trasformare l’esistente.
L’autore è membro del collettivo S.P.I.N.
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[1] Il potere della scienza, http://www.globalproject.info/it/in_movimento/il-potere-dalla-scienza/5360
[2] Wikipedia — Vandana Shiva, https://it.wikipedia.org/wiki/Vandana_Shiva
[3] Vandana Shiva et al. — Terra Viva, http://seedfreedom.info/wp-content/uploads/2015/05/Terra-Viva-Manifesto-italiano.pdf
[4] Antonio Pascale — Vandana Shiva che non ama la scienza, http://temi.repubblica.it/micromega-online/vandana-shiva-che-non-ama-la-scienza/
[5] Chi è interessato puó leggere la rispostaall’articolo [4] da parte di Vincenzo Migaleddu “In difesa di Vandana Shiva”, apparsa sempre su micromega http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-difesa-di-vandana-shiva/
[6] Mariano Tomatis — La «neutralità» che difende Golia. Scienza, feticismo dei “fatti” e rimozione del conflitto, http://www.wumingfoundation.com/giap/2015/08/la-neutralita-che-difende-golia-scienza-feticismo-dei-fatti-e-rimozione-del-conflitto/
[7] Luca Tornatore — Scienza e potere, http://www.globalproject.info/it/in_movimento/scienza-e-potere/3931
[8] Marcello Cini et al. — L’ape e l’architetto, Introduzione (p. 25).
[9] Antonio Sparzani — Su l’ape e l’architetto, https://www.alfabeta2.it/2011/11/22/su-lape-e-larchitetto-1976/
[10] In questo senso scienza è società sono legate a “doppio filo”, come si scriveva nelle “otto riflessioni” di S.P.I.N. https://medium.com/s-p-i-n/otto-riflessioni-per-uno-sguardo-nuovo-sulle-scienze-e9e70c7e026
[11] In merito alla genetica ed alle biotecnologie si legga l’aneddoto riportato in questo articolo di Marco Ribezzi, Le mani sulla vita, http://www.globalproject.info/it/in_movimento/le-mani-sulla-vita/4966
[12] Il nucleare non é né di destra né di sinistra, http://www.ilpost.it/2010/05/11/il-nucleare-non-e-ne-di-sinistra-ne-di-destra/
[13] Né Luigi Bersani, né il resto del PD si cimentarono mai in questo tipo di riflessioni, che invece si possono trovare, , per esempio, in un documento prodotto dall’Assemblea di Scienze in Agitazione di Pisa, durante il 2010: Con l’atomo non si cambia, http://www.globalproject.info/it/in_movimento/con-latomo-non-si-cambia/5145
[14] In merito allo sviluppo della ricerca nucelare in Italia si veda il libro di Angelo Baracca, La spirale dell’alte energie.
[15] Wikipedia — Serie di Fourier, https://en.wikipedia.org/wiki/Fourier_series#History.
[15] Mazo — Brownian Motion, pag. 5.
[16] Aniello Lampo e Angelo Piga — Gli zapatisti incontrano la scienza, http://www.dinamopress.it/news/gli-zapatisti-incontrano-la-scienza
[17] Franco Piperno — “Tecno-scienza e tardo capitalismo: otto tesi per una discussione inattuale”, http://www.dinamopress.it/news/tecno-scienza-e-tardo-capitalismo-otto-tesi-per-una-discussione-inattuale#.WYrwbK23WuY.twitter
Pubblicato sul blog di S.P.I.N., Scientists and Precarious researchers Independent Network