MONDO
Sudafrica, Load Shedding un anno dopo
L’impatto del Load Shedding sull’economia è disastroso. La crisi di Eskom è la notizia politica ed economica di cui tutti in Sudafrica parlano, e un grave problema per un paese che andrà alle elezioni il prossimo ottobre
Nel pronunciare la parola load shedding (Cos’è e perché è importante saperlo?), in Sudafrica si apre un portale di commenti che spaziano da economia, razza, diritti umani, lavoro, sindacati, faccende domestiche, storia, ovviamente politica e molti altri. A volte un tema da evitare, perché ha effetto diverso sulle persone, anche psicologicamente. Alcuni inoltre la evitano perché dicono che facilmente può sollevare discussioni razziste. Sempre delicate qua. Fuori da questo contesto è una parola sconosciuta, che spesso suscita la domanda: “cosa è?”
Il load shedding è un sistema di risparmio energetico nazionale applicato in Sudafrica la cui gestione è definita localmente dai comuni attraverso delle partnership pubblico-private seguendo le proprie esigenze e il proprio programma. Fondamentalmente quando la domanda di energia elettrica supera la fornitura disponibile si effettuano delle interruzioni pianificate. Un sistema di rotazione tra i clienti (diretti e indiretti) di Eskom – l’ente pubblico nazionale sudafricano fondato nel 1923 responsabile per il rifornimento di energia elettrica. Il taglio di energia, normalmente di due ore, attinge abitazioni private e attività commerciali. Per le abitazioni nelle vicinanze di ospedali probabilmente i tagli saranno limitati, o inesistenti. L’energia elettrica è garantita alle strutture sanitarie. La differenza di fornitura tra quartieri di classe media e township è approssimativamente di un’ora. Le conseguenze sono però decisamente più drammatiche. La differenza di fornitura tra quartieri middle upper class nella città di Cape Town non ha spiegazione logica. Qualcuno la imputa alla fornitura dipendente dalla City of Capetown o Eskom, ma non ha senso, visto che la fonte è sempre e solo una: Eskom.
Quello che resta a tutti da fare è consultare l’app per potersi organizzare. Non sempre è affidabile, un po’ come le previsioni del tempo. Ordinaria amministrazione: tenere tutto sotto carica sempre. Non importa se Apple ti dice che per un mantenimento ottimale della tua batteria è consigliabile staccare l’apparecchio dall’alimentatore di energia al raggiungimento dell’80%. Quando ci si può alimentare, ci si alimenta. Il risultato è il deterioramento di tutti gli equipaggiamento elettronico: riduzione dell’autonomia di batterie di computer e cellulari. Proprio quando servirebbe che funzionassero. A livello domestico diversi i guasti ai sistemi elettrici, nelle township, dove i collegamenti elettrici spesso sono informali, la situazione peggiora dovuto al sovraccarico dell’energia quando riattivata, provocando a volte incendi. Questi sono anche provocati dall’utilizzo di candele, e il ritorno alla paraffina per cucinare.
L’impatto sull’economia è disastroso. Alcune attività commerciali garantiscono la loro sopravvivenza attraverso l’uso di generatori, con il conseguente inquinamento dell’aria e sonoro, le altre chiudono, aumentando ulteriormente i casi di chi ha perso lavoro a causa della pandemia. L’aumento della frequenza dei casi, proporzionale al livello di sovraccarico di consumo, fa si che avvenga regolarmente tre volte al giorno. Tale sovraccarico viene quantificato in stages, cosa faccia passare da stage 2 a 4 in meno di un’ora è oggetto di ordinarie confabulazioni. I tagli coincidono con gli orari di maggiore utilizzo: mattina presto, quando ci si prepara per uscire e sera, quando si torna a casa e presumibilmente si cucina, cena e per chi ha famiglia, si mandano a letto i bambini. Seguendo la stessa logica di aumento della domanda, la situazione è destinata a peggiorare in inverno (giugno/settembre) quando le giornate si accorciano e le temperature scendono. Il Sudafrica, per quanto un paese africano, è climaticamente vicino al Polo Sud. Non per caso i pinguini hanno trovato casa in una spiaggia di Capetown.
La crisi di Eskom è la notizia politica ed economica, di cui tutti in Sudafrica parlano, e un grattacapo per il governo di un paese che andrà alle elezioni il prossimo ottobre. Alcuni riferiscono il load shedding al sabotaggio delle possibilità elettorali dell’ANC nel 2024. Non solo ha enormi impatti negativi sulla economia nazionale ma è anche diventato l’emblema della corruzione dei governanti, includendo direttamente chi al governo, ma anche le imprese responsabili del movimento di enormi investimenti nel paese. O, sempre più esplicitamente, chi occupa contemporaneamente questi due incarichi. Per questo la dichiarazione di pochi giorni fa sulla fine dello stato di calamità da parte del presidente Cyril Ramaposa viene accolta come un’ulteriore presa in giro.
Lo stato di calamità era stato dichiarato a febbraio a seguito di interruzioni di elettricità che raggiungevano le 8 ore al giorno. Una misura di emergenza che era stata precedentemente implementata per far fronte alla pandemia di COVID-19. Poche settimane fa a Johannesburg si registravano 12 ore consecutive di taglio della luce. Secondo Ramaphosa la misura avrebbe permesso al governo di acquistare ulteriore energia dai paesi vicini in caso di emergenza e di aiutare le imprese a far fronte agli effetti attraverso la maggiore disponibilità di generatori diesel e pannelli solari. Peccato che nulla, o pochissimo, sia stato fatto. Una delle misure è stata la nomina di Kgosientsho Ramokgopa a ministro dell’Elettricità. Il neo-ministro ha visitato alcune centrali elettriche di Eskom rilevando «questioni tecniche» e dichiarando che «le sfide che abbiamo avuto sono dovute a problemi tecnici, non hanno nulla a che fare con la cosiddetta corruzione e la soluzione sarà trovata nei lavoratori». In un paese con una così estrema distanza tra classe lavoratrice e governanti suona quasi sinistro.
Secondo molti lo stato di calamità, eliminando parte della burocrazia che circonda l’approvvigionamento energetico, consentiva ulteriore corruzione. Un’altra insoddisfazione è generata inoltre dal fatto che l’Energy Action Plan del nuovo ministro continua a seguire il piano d’azione per l’energia presentato da Ramaphosa a luglio del 2022, come confermato dall’ex-direttore esecutivo di Eskom ed ex-dirigente senior di City Power Joburg, Vally Padayachee. L’obiettivo era allora di fermare il load shedding il più rapidamente possibile, mentre la situazione è solo peggiorata. Secondo OUTA, una NGO che si concentra sulla lotta alla corruzione del governo e agli abusi fiscali, la crisi poteva essere gestita utilizzando le leggi esistenti, se ce ne fosse il reale interesse, e l’azione del governo è una risposta alla loro azione legale. Risulta sospetto anche che lo state of disaster sia stato interrotto così presto, e proprio dopo che Il ministro delle Finanze aveva deciso di revocare l’esenzione dalla rendicontazione sulle spese irregolari che era stata concessa a Eskom a marzo. Molti erano preoccupati che l’esenzione fosse un modo per nascondere le attività corrotte, impedire a Eskom di essere ritenuta responsabile della gestione del denaro dei contribuenti, e che la misura fosse stata posta in atto per paura di quello che poteva emergere da tali dichiarazioni in termini di corruzione. Ugualmente curioso che la revoca ( applicata il 31 di marzo ) sia stata riattivata ora ad aprile, dopo meno di un mese.
L’ANC African National Congress e l’attuale governo in carica sta passando per un periodo di profonda crisi, a cui quella di Eskom contribuisce ulteriormente. Non sono inoltre di aiuto dichiarazioni di ex-figure di spicco dell’impresa, come l’amministratore delegato André de Ruyter che si è dimesso all’inizio di quest’anno dopo aver rilasciato un’intervista esplosiva in cui accusava funzionari governativi di alto livello di corruzione. De Ruyter ha detto di non essere in grado di trasformare il servizio fortemente corrotto e indebitato e ha denunciato di aver subito un tentativo di avvelenamento. Padayachee smentisce inoltre le incoraggianti dichiarazioni di Ramaphosa secondo cui il piano energetico in due anni porterà l’aumento della disponibilità energetica (EAF) di Eskom del 70% dichiarando che «a causa dell’impatto dell’attuale situazione macroeconomica globale, della situazione di crisi energetica russo-ucraina e dell’Unione europea l’implementazione del piano richiede più tempo». In dubbio anche l’effettiva volontà politica.
Se è vero che lo stato di disastro è stato revocato (resta da vedere per quanto) e che la condizione è lievemente migliorata, in molti sospettano che il miglioramento sia imputabile al lungo fine settimana festivo di Pasqua, ossia alla minore domanda energetica perché molte attività commerciali sono chiuse, ma anche come compensazione, uno stratagemma spesso utilizzato in queste occasioni festive, quasi a voler mantenere in pace gli animi. Consultando l’app da martedi si continua in Stage 3 ossia, almeno quattro ore al giorno di interruzioni di corrente.
Il dibattito riguardo la gestione statale di ESKOM risale al 1996 quando, l’allora ministro delle imprese pubbliche Stella Sigcau ha presentato emendamenti legislativi per portare l’azienda elettrica sotto il controllo statale. Il successivo sviluppo di ingerenze pubblico private ha ulteriormente complicato una gestione da sempre complessa di cui il load shedding è la più visibile – ironicamente al buio – manifestazione.
Scritto il 9 aprile del 2023, Capetown, Sud Africa.
Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Manifesto, il 3 maggio 2023
Immagine di copertina di Matthew Henry matthewhenry da wikimedia commons