ROMA
Studenti in piazza alla Sapienza «La terza rata delle tasse non va pagata»
La protesta durante il Consiglio di Amministrazione della Sapienza: va garantito il diritto allo studio
Sotto ad un cielo grigio che prometteva tempesta, richiamando la condizione che si vive nelle università in questi tempi, decine di studenti si sono ritrovati davanti ai cancelli dell’ateneo durante lo svolgimento del Consiglio di Amministrazione.
La rivendicazione della mobilitazione era chiara ed assolutamente urgente in questo momento: la terza rata delle tasse universitarie non può e non deve gravare sugli studenti, sulle studentesse e sulle famiglie che in periodo di pandemia hanno visto aumentare la loro fragilità economica. Dalla studentessa fuorisede che ha perso il lavoro – indispensabile per pagarsi l’affitto e la permanenza lontano da casa – ai genitori disoccupati o in cassa integrazione che si trovano ancora più in difficoltà nel garantire ai figli la possibilità di studiare, la domanda è la stessa: chi garantirà il diritto allo studio se gli studenti non possono permetterselo?
La piazza, ricca di interventi, ha espresso a gran voce i propri timori non soltanto riguardo al pagamento della terza rata, ma su tutte quelle tematiche che riguardano la difficile situazione delle università, mentre il governo ha deciso di tutelare principalmente il comparto produttivo.
In piazza è stata denunciata la sospensione dei tirocini e la chiusura dei laboratori, è stata critica la didattica a distanza – che ha completamente stravolto il rapporto tra studenti e docenti, nonché quello tra studenti stessi -, si è discusso del costo dei libri, già alti prima della pandemia e che oggi diventano proibitivi ed infine della gestione degli spazi dell’ateneo. A proposito della gestione degli spazi, in piazza erano presenti anche dei tavoli per studiare all’aperto, un esperimento simbolico per ricreare una socialità persa durante la quarantena, che rischiamo di non tornare più a vivere nemmeno dal prossimo anno accademico.
Mentre gli studenti e le studentesse si organizzano autonomamente – come dimostrano i gruppi nati sui social, dal gruppo facebook “Sapienza in quarantena” al canale d’informazione telegram “Sapienza Coronavirus News”, dall’aula studio all’aperto “Fuori Luogo” a tutti i progetti di filesharing e condivisione dei saperi delle varie facoltà – cresce l’attenzione nei confronti dirigenza dell’ateneo che adesso è chiamata a gestire i fondi promessi dal governo per poter garantire a tutti e tutte il diritto allo studio.
Tra le molte domande portate in piazza c’è però anche una certezza: gli studenti e le studentesse, cuori pulsanti del mondo universitario, sono tagliati completamente fuori dal processo decisionale della Sapienza e dalla sua gestione economica. Così, gli studenti e le studentesse in piazza hanno spiegato i motivi della mobilitazione: “le nostre voci non vengono ascoltate dal rettorato e dalle facoltà, per questo abbiamo deciso di portarle davanti quegli stessi luoghi così nostri eppure tenuti al di fuori della nostra portata”.
Alla fine, il tempo è stato clemente e il cielo è tornato a schiarirsi, ed il presidio si è concluso con la speranza che il futuro dell’università pubblica possa essere preservato, e con la promessa di continuare a lottare per un’università gratuita ed inclusiva per tutti e tutte.