EUROPA

Stop Airbnb. Attivisti occupano appartamento, protesta a Praga

Venerdì scorso alcuni attivisti hanno affittato un Airbnb nel cento di Praga. La casa, proprietà di un fondo immobiliare, è stata occupata per una due giorni di dibattiti ed eventi. Tra i curiosi che sono passati a trovare gli attivisti, il sindaco della città, che promette norme stringenti per gli affitti brevi che stanno svuotando il centro di abitanti. Il racconto dell’azione. 

Venerdì scorso alcuni attivisti hanno affittato un Airbnb nel cento di Praga. La casa, proprietà di un fondo immobiliare, è stata occupata per una due giorni di dibattiti ed eventi. Tra i curiosi che sono passati a trovare gli attivisti, il sindaco della città, che promette norme stringenti per gli affitti brevi che stanno svuotando il centro di abitanti. Il racconto dell’azione. 

L’appartamento scelto per la prima azione di protesta contro Airbnb a Praga è in via Jindřišská, una perpendicolare di Piazza Venceslao e uno dei posti più trafficati della capitale, che si divide tra ristoranti chic, negozi di souvenir e qualche sparuto negozio di quartiere. È al secondo piano di un palazzo vecchiotto, con un piccolo cortile interno dove affacciano i balconi delle case. Dai balconi però si affacciano ormai poche persone. Tredici dei sedici appartamenti in questo palazzo sono affittati a turisti, tramite Airbnb, da una grande società immobiliare.

Quasi 8 milioni di turisti hanno visitato Praga nel 2018, tra città con più visitatori al mondo, come puntualmente riportano le classifiche. I residenti della città al confronto sono pochi, circa 1,3 milioni. In via Jindřišská si ha l’impressione che di residenti non ne esistano più, e che chi davvero abita in città, o magari in questa strada lavora, da questa via non vede l’ora di fuggire per rifugiarsi in quartieri più tranquilli.

«Per noi era importante usare un appartamento di Airbnb per criticare il concetto stesso di Airbnb» – dice Jitka Špičanová, membro del collettivo StopAirbnb. «Ci siamo chiesti: come possiamo riappropriarci di uno spazio che giorno dopo giorno sembra farsi più piccolo in una città dove il costo della vita è cresciuto vertiginosamente, così come i prezzi degli affitti? Volevamo agire in un palazzo che è ancora abitato da residenti e dimostrare che gli affitti a breve termine non portano a una condivisione degli spazi, ma anzi al suo contrario: abbiamo scelto un appartamento i cui proprietari sono legati a grossi gruppi immobiliari. Dietro la casa che abbiamo scelto di affittare per il weekend ci sono i nomi rassicuranti di una coppia, Alex e Tanya, ma in realtà a gestire gli affitti c’è un colosso proprietario di oltre 60 appartamenti». 

La città, dove fino a pochi anni fa era facile trovare appartamenti a prezzi accessibili, vive un costante incremento degli affitti brevi e una tragica penuria di case locate sul mercato ordinario. Airbnb conta circa 15mila annunci in tutta Praga. Rispetto al 2016 c’è stato un aumento del 34%. Di questi appartamenti il 60% è nel centro storico della città, tra Mala Strana, Stare Mesto e Nove Mesto. Il 78% degli annunci è per interi appartamenti, non singole stanze.  

La protesta di venerdì a Praga è nata nel nuovo clima di precarietà abitativa che colpisce chi, abitando in affitto, convive con l’ansia che il padrone di casa possa non rinnovare il contratto e mettere la casa su Airbnb.

«Venerdì siamo entrati nell’appartamento. Siamo passati a ritirare le chiavi in un ufficio anonimo che controlla tutte le proprietà di questo gruppo. Airbnb vende la favola dei proprietari che aprono le loro case e ti mostrano una città che altrimenti non conosceresti mai, ma in verità quasi tutti gli appartamenti a Praga appartengono a multiproprietari che, come in questo caso, non risiedono nemmeno in città e probabilmente non hanno mai visto l’appartamento che mettono in affitto; si affidano a terzi per le noiose questioni pratiche, le chiavi, il lavandino che perde…», ha raccontato un attivista che ha partecipato alla protesta.  

«Nell’ingresso dell’appartamento abbiamo organizzato una piccola mostra sui danni di Airbnb. Nel frattempo alcuni di noi salivano sulla vicina torre di Jindřišská con uno striscione contro Airbnb e lo facevano calare dalla finestra più in alto. Abbiamo creato un sito, stopairbnb.cz, e pubblicato l’indirizzo dell’appartamento. Abbiamo lanciato un invito: venite, riprendetevi il centro, mangiate qualcosa con noi e state qui quanto volete».

Per due giorni e due notti la casa si è riempita di persone. «Abbiamo appeso dei cartelli che dicono “Praga non è un’azienda” e “Il vicinato conta più del profitto”. Abbiamo organizzato dei miniconcerti, alcune attiviste sono venute a parlare del problema dell’espansione dell’aeroporto, della povertà e della crisi abitativa che in Repubblica Ceca colpisce maggiormente le donne, e di come altre città stanno combattendo la crisi abitativa. Il salotto di questa anonima casa è diventato un luogo di dibattito acceso e di pisolini sui divani. C’erano anche dei cani che giravano scodinzolando per la casa – sono vietati dalle “regole della casa” su Airbnb, ma per la legge Ceca questo è illecito. C’erano passeggini parcheggiati all’ingresso dell’appartamento; i vicini ci hanno dato una mano a mettere lo striscione nel cortile interno una volta tolto dalla torre. Il senso di fare parte di una battaglia giusta era ben presente in tutti noi e guardandomi in giro mi sono chiesta spesso: è forse questo il massimo della vita che ha vissuto questo appartamento? Da quanto tempo questa casa non veniva abitata con tanto entusiasmo?», ha raccontato un’altra attivista. 

«È passato a trovarci il sindaco, non ce lo aspettavamo», ha raccontato un attivista. Il sindaco, Zdenek Hrib, del partito Pirata, è stato eletto nel 2018. «È rimasto un’ora con noi e ha letto scrupolosamente i poster della mostra sui danni di Airbnb. Si è un po’ innervosito, come prevedibile, nella parte in cui parlavamo dell’inazione della politica. Ma del resto Airbnb è un problema serio per la sua giunta, o così ha sempre dichiarato, ed è venuto a ribadire che vuole fare davvero qualcosa in merito. Di fatto però non si è ancora vista l’introduzione di nuove norme. Ma almeno il fatto che fosse lì ad ascoltarci, con un seguito consistente di giornalisti, è rincuorante». 

In un’intervista a “The Observer”, riportata dal “Guardian”, il sindaco di Praga ha ipotizzato di vietare l’affitto di interi appartamenti dove gli host non siano residenti, limitando l’affitto turistico alle singole stanze.

La crisi abitativa e la mancanza di alloggi in affitto a prezzi accessibili colpisce sia le grandi città europee che le piccole località turistiche che non riescono più a reggere il peso dei visitatori e di un’economia monopolizzata da pochi palazzinari.

«Sono usciti alcuni articoli sui giornali cechi e Airbnb è venuto a sapere che stavamo utilizzando il loro appartamento per una protesta – ha commentato un attivista – Siamo stati chiamati dal call center di Dublino. Non abbiamo risposto. Hanno mandato alcune email di sollecito. Ma con i proprietari dell’immobile a migliaia di km di distanza, in Russia, e un ufficio di Airbnb a migliaia di km nell’altra direzione, non hanno potuto fare nulla. La falla che abbiamo trovato nel sistema Airbnb è che se organizzi un’azione del genere in un appartamento che appartiene a queste SRL con nomi rassicuranti come Happy Homes e Nice Holidays, nessuno ti potrà buttare fuori in tempo. I proprietari si arricchiscono con affitti brevi in una città dove non vengono mai e lo fanno tramite un’azienda statunitense con uffici a Dublino».

«Abbiamo vinto noi – concludono gli attivisti a Praga – Sentitevi liberi di copiarci. Quanto sarebbe bello riappropriarsi in questo modo anche solo per un weekend delle case delle nostre città? Provate,e fateci sapere come va».