DIRITTI

Stefano Cucchi: sotto inchiesta un carabiniere per falsa testimonianza

Falsa testimonianza, un maresciallo dei carabinieri sotto inchiesta per il caso della morte di Stefano Cucchi. Gli sviluppi e la riapertura del processo, per la prima volta coinvolti anche i carabinieri.

Un maresciallo dei carabinieri, Roberto Mandolini, è stato messo sotto inchiesta per falsa testimonianza sul caso di Stefano Cucchi. La vicenda di Stefano ha destato molto scalpore nell’opinione pubblica soprattutto dopo la sentenza della Corte d’Appello, che ha decretato che Stefano è morto per disidratazione e mancanza di cibo – e non per le violente e palesi percosse ricevute durante la custodia cautelare. Nessun colpevole è stato individuato – tutti i medici e gli agenti di polizia penitenziaria sono stati assolti – e la morte (o forse sarebbe meglio dire l’uccisione) di Stefano è rimasta senza nessun colpevole. La famiglia ha però presentato ricorso in Cassazione e la prima udienza si terrà nel mese di dicembre.

Come in ogni caso di violenze perpetrate dalle forze dell’ordine ai danni di cittadini, anche la vicenda di Stefano Cucchi è stata caratterizzata da un muro di omertà e connivenza interne al corpo stesso. Nessuno ha parlato, nessuno ha visto niente, nessuno sa cos’è successo a quel ragazzo. Una cosa vergognosa, che testimonia ancora una volta come le forze dell’ordine si sentano un gradino sopra i comuni mortali e come, anche di fronte all’evidenza del corpo martoriato di Stefano, siano immuni alla legge stessa.

La connivenza e il cameratismo tra le forze dell’ordine ha portato un maresciallo dei carabinieri, all’epoca vice comandante di Tor Sapienza, a testimoniare il falso al processo per proteggere i suoi colleghi: Stefano Cucchi, infatti, non è mai stato sottoposto al fotosegnalamento e alla presa delle impronte, procedura standard per chiunque si trovi in stato di fermo. Roberto Mandolini disse che questo non fu fatto perché Stefano non voleva sporcarsi con l’inchiostro per le impronte – spiegazione abbastanza blanda e assolutamente non convincente dato che nessuno, in quelle situazioni, chiede il permesso per farlo.

Il fatto è abbastanza importante perché è la prima volta che sono coinvolti anche i carabinieri nel caso di Stefano Cucchi (per adesso solo i medici del Pertini e gli agenti di polizia penitenziaria sono stati sottoposti a giudizio). A dicembre si terrà la prima udienza della Cassazione e chissà che non si riesca ad abbattere quel muro di omertà e menzogne che da troppo tempo pesa – e offende – sulla memoria di Stefano Cucchi.