MONDO

Pandemia e mutualismo in Cile: «Solo il popolo si prende cura del popolo»

Di fronte a uno Stato assente e poco interessato alle necessità dei settori più vulnerabili, a Valparaiso si sono sviluppati e diffusi centri di salute comunitaria e forme di welfare collettivo che operano parallelamente a quelli ufficiali

«Avanti Cile» esclama, con il pugno alzato e con un’espressione che oscilla tra il sorriso e la sofferenza, una bambina di 10 anni di Polanco. Vive in uno dei 42 colli che assieme alle innumerevoli gole, costituiscono il paesaggio che circonda Valparaíso, il cui porto, il principale del paese, è uno snodo regionale e mondiale di commercio.

Da lì vengono venduti ed esportati in tutto il mondo i migliori prodotti della zona. È un peccato per gli abitanti di Valparaíso che buona parte del ricavato sia diretto verso Santiago sotto forma di tasse e Iva. Nella parte bassa della città, a valle, si concentra il cuore dell’attività commerciale, finanziaria e politica. In un certo senso sembra essere il centro del mondo, dove scorre la vita della città. Sui monti, come quello dove vive questa bambina, si lotta quotidianamente. Qui, alle pendici della città, si resiste.

In questi giorni la città si sveglia avvolta da una nebbiolina spessa. Anche se la vaguada costera, come gli abitanti chiamano questo fenomeno climatico, non permette di vedere nulla, la città e la sua gente sono ancora lì, a tessere reti e relazioni. Sulle colline di questo gioiello del Pacifico, in questi intensi mesi di lotta, si sta costruendo e tessendo comunità e ora, al tempo di Covid-19, si stanno ponendo le basi per riformulare i pilastri fondamentali della vita e dello stare insieme, come la salute.

 

Consapevoli che le autorità non si faranno carico delle necessità dei propri cittadini, le assemblee territoriali di Valparaíso si stanno prendendo cura del territorio e di chi lo abita, creando forme di sostegno e cooperazione tra gli abitanti, seguendo una logica orizzontale e micro-comunitaria.

 

«Chile despertó» è il grido che risuona all’unisono dalle varie assemblee. Lo stesso che ha accompagnato in lungo e in largo le lotte, le mobilitazioni di questi ultimi mesi. Sono moltissime le rivendicazioni portate avanti dalla cittadinanza, dalle associazioni e dai collettivi per porre fine alle ingiustizie nel paese, eredità della dittatura e di un sistema economico e politico che nel corso del tempo non ha fatto altro che devastare, saccheggiare i cileni, i loro corpi e i loro territori. Intendendo questi due elementi, corpi e territori, come inseparabili e indivisibili, entrambi soggetti a: cambiamento climatico, pandemie, speculazione edilizia, malattie, estrattivismo, tanto per elencarne qualcuno.

 

In questo contesto sociale e politico caratterizzato da mesi di intense lotte stanno prendendo vita numerosissimi progetti che, a partire dall’autogestione, tentano di costruire spazi, forme di welfare accessibili a tutti in materia di educazione, salute, cultura, qualità e gestione delle risorse e dei servizi.

 

Grafiti político, Valparaíso. Foto di Rodrigo Fernández

 

Di fronte a questa situazione la risposta dello Stato, per mano dell’esercito e dei carabineros, non è stata altro che la violenza e la continua violazione dei diritti umani. Dall’inizio delle proteste in Cile, iniziate il 18 ottobre scorso e dovute all’aumento del costo del biglietto del trasporto pubblico, il numero dei morti e dei feriti è da brividi. Secondo i dati raccolti tra commissariati, manifestazioni e centri di salute dai funzionari dell’Istituto Nazionale dei Diritti Umani, in questi mesi di intense mobilitazioni ci sono stati 3.838 feriti, di cui 460 con perdite oculari, 1.805 denunciati e 11.412 arrestati.

Questa iniziativa vuole non solo rispondere alle esigenze primarie delle persone garantendo l’approvvigionamento di generi alimentari per chi non può spostarsi o per chi corre maggior rischio nel farlo, ma anche creare momenti di socialità, di incontro, nel rispetto del distanziamento sociale, con tutte quelle persone anziane, che si trovano a fare i conti con la solitudine in questi giorni difficili.

Dai cordoni territoriali di Valparaíso, articolazione organica di diverse organizzazioni di assemblee territoriali, rispettando il suggerimento «Rimani a casa» e «Mantieni le distanze fisiche», è nato un progetto di connessione tra le molteplici assemblee territoriali sparse per la città per mantenere vive le relazioni, i legami tra i diversi territori in questo momento di estrema vulnerabilità.

 

In tal senso, Manuel Hurtado, medico di base, sostiene che le «misure di isolamento non significano riduzione del contatto sociale» e in un’intervista rilasciata al giornale “La Quinta” aggiunge: «è in crisi come questa che si ha maggiormente bisogno di contatto, solidarietà e cooperazione».

 

In queste settimane di quarantena molti cerros – i colli su cui si trovano i quartieri popolari di Valparaiso – si sono organizzati. Ad esempio, a Barón macellerie, panetterie, negozi di alimentari, negozi di artigianato e ristoranti si sono organizzati collettivamente ed effettuano servizio a domicilio. Questa iniziativa, racconta Rocio, ha coniugato due elementi importanti: in primo luogo permette agli abitanti della comunità l’approvvigionamento di cibo e di beni di prima necessità senza uscire di casa, evitando così i rischi di contagio, e in secondo luogo sta evitando il fallimento dei negozi e delle varie attività commerciali di quartiere. Tramite WhatsApp sono stati inviati agli abitanti della zona tutte le informazioni necessarie, utili per fare la spesa in sicurezza e nel rispetto delle misure.

 

Mural en Terminal Rodoviario Valparaiso Foto: Rec79

 

In questo contesto di fervente attività sociale, un altro progetto molto interessante nato in città è “Transalud Comunitaria”, un’iniziativa che mira a portare e diffondere sui cerros riflessioni e pratiche in materia di salute.

Da tempo gli abitanti di Valparaíso soffrono sui loro corpi le nefaste conseguenze di un sistema di sanità pubblica indebolito e fatiscente, risultato di anni di tagli e privatizzazioni. Di conseguenza, molte persone si trovano a dover pagare ticket esorbitanti per l’assistenza privata, contraendo debiti altissimi con le banche che dovranno pagare per tutto il resto della loro vita.

Il collettivo “Transalud Comunitaria” intende affrontare la salute nel suo complesso, creando spazi, forme collettive e orizzontali dove ri-concettualizzare i suoi significati.

 

Uno dei punti cardine di questo giovane progetto è rompere con le vecchie idee assistenzialistiche attorno alla salute, sostituendole e proponendo un nuovo orizzonte di senso in cui la comunità si fa carico della sua salute. Cos’è quindi la salute e come la intendiamo dal punto di vista comunitario e non assistenzialistico?

 

Ripristinare il tessuto sociale nei quartieri, creare spazi partecipativi, organizzare incontri periodici in cui le persone si ascoltano, si conoscono è l’unico modo che abbiamo per creare territori sani, dove le persone che li abitano si prendono cura l’un l’altro e della comunità tutta. I quartieri che si prendono cura di sé stessi sono quartieri sani, i quartieri sani sono quartieri che lottano. Sono circa sei mesi che Transalud porta avanti questo progetto nella comunità di Polanco tramite corsi di autoformazione. Le compagne che animano questo progetto vanno periodicamente nella comunità condividendo esperienze, idee e conoscenze. «Tramite questa iniziativa è la comunità stessa ad attivarsi, a conoscersi e costituirsi in quanto comunità», afferma Diego, abitante e coordinatore degli incontri con Transalud nel centro comunitario Manuel Rodriguez presso l’altopiano di Polanco.

L’attuale pandemia non è altro che il riflesso di un sistema economico estrattivo che non ha mai smesso di impoverire, violentare i nostri territori, i nostri corpi. In questo contesto, le soggettività, le categorie da sempre più vulnerabili, le donne e le soggettività LGBTQ, finiscono per essere le più oppresse.

 

La sfida proposta da Transalud, collettivo eco-femminista, è di posizionare il corpo al centro della politica, della lotta e della cura reciproca. Il corpo è la base di partenza per ripensare la salute, la cura, le relazioni affettive.

 

Valparaiso. Foto di Michelle Maria

 

Rispettare il corpo e ritornare a esso, ripartire da esso, fa parte di un processo complessivo di recupero e conoscenza di questo (con tutti i saperi e le conoscenze ad esso connesse), oltre a rappresentare un atto di rivendicazione e protesta nei confronti dell’estrattivismo neoliberale.

Molte delle malattie che colpiscono i nostri corpi sono dovute a elementi che, in un certo senso, ne sono costitutivi. L’alimentazione, il clima, il territorio fanno parte del corpo, quindi creare ambienti, territori sani diviene elemento imprescindibile per la cura dei nostri corpi.

Per questo lo sviluppo, il divenire di un movimento e di pratiche ecologiste diviene sempre più necessario tanto per ridare centralità ai nostri corpi, e a tutto ciò di cui hanno bisogno, quanto come alternativa e risposta diretta alle politiche neo-estrattive che quotidianamente impoveriscono i nostri territori. Da questo punto di vista il Cile si sta trasformando in punto di riferimento globale, mostrando le infinite strade che si aprono quando si parla di auto-organizzazione, in contesti in cui lo Stato non si fa carico delle necessità dei propri cittadini.

Altri esempi di questi processi di autogestione popolare, oltre a quelli sopra citati, sono i consigli comunali, i Cabildos, le assemblee di quartiere nate durante le proteste sociali, come il “Cabildo por las artes, la cultura y el patrimonio”, la creazione di centri di raccolta e la trasformazione, in questi mesi di mobilitazione, di moltissimi altri spazi in infermerie, pronto soccorsi per assistere e curare i feriti delle manifestazioni.

In questa prospettiva la salute, il territorio e il corpo sono concepiti come una triade inseparabile, necessaria per una vita dignitosa e come base fondamentale per rivendicare e recuperare ciò che ci è sempre appartenuto. Il diritto a vivere in pace, come ha detto Victor Jara, si costruisce dal basso attraverso la diffusione e proliferazione di reti di solidarietà, sostegno reciproco e cooperativismo. Da queste parti è da tempo che si dice: «solo il popolo salva il popolo, solo il popolo si prende cura del popolo».

 

Articolo pubblicato su marcha.org. Traduzione in italiano di Matteo Codelupi per DINAMOpress.

Immagine di copertina: Cerro Concepción, Valparaíso, di Deensel, 2018. Licenza Creative Commons.