ROMA
“Soggetti Pericolosi” a Ostia: un documentario che racconta i militanti italiani di ritorno dal Kurdistan
Domenica 27 settembre la proiezione del documentario di Stefania Pusateri che affronta il tema dei e delle militanti italiani/e che hanno combattuto in Rojava e sono ora sotto accusa da parte della magistratura, dando voce alle persone che hanno compiuto questa scelta di solidarietà e internazionalismo radicale
Soggetti Pericolosi è un documentario diverso da quelli che si vedono in tv. Racconta il Kurdistan, certo, ma anche un po’ d’Italia, di società occidentale, e lo fa con un atteggiamento differente, passando per voci militanti, forti; la proiezione stessa si svolgerà in un contesto antagonista e del tutto autogestito, a cura del coordinamento Onde Anomale, che raccoglie diversi collettivi e realtà auto-organizzate del litorale: domenica 27 settembre alle ore 21 il film sarà proiettato all’aperto nell’anfiteatro del parco XXV novembre 1884 (Parco Pietro Rosa) a Ostia.
«La scelta di fare un documentario di militanza è stata ovvia, l’argomento non si poteva affrontare diversamente».
Ce lo racconta Stefania Pusateri, autrice del film assieme a Valentina Salvi: «Ritengo che lo scopo del documentario sia quello di raccontare quella portata rivoluzionaria che spesso infastidisce i media ufficiali, riportare quello che non viene detto altrove e dare voce ai protagonisti dell’esperienza in uno spazio dove la censura non è ammessa».
E i protagonisti di questa storia sono donne e uomini che hanno lasciato il loro paese per sostenere una lotta difficile, quella per il confederalismo democratico e l’indipendenza del popolo kurdo, minacciato da sempre dall’odio etnico turco e negli ultimi anni dal tentativo di espansione dello stato islamico in Siria; una minaccia che i kurdi hanno spesso dovuto fronteggiare da soli, aiutati solo da volontari animati da uno spirito internazionalista, come Eddi, Jacopo, Jak, Davide e Paolo, le voci di Soggetti Pericolosi.
Si tratta di donne e uomini che oltre al peso della guerra, alla causa hanno finito per sacrificare anche il conforto del ritorno a casa, dove sono stati messi sotto accusa dalla procura di Torino e sottoposti a sorveglianza speciale, considerati “soggetti pericolosi” per l’ordine pubblico italiano.
«Il peso politico del procedimento messo in atto dalla procura è sotto gli occhi di tutti – spiega Stefania – Non solo insulta lo sforzo delle Ypg e delle Ypj e la memoria dei 12mila uomini e donne martiri della battaglia contro Daesh, ma è un pericoloso precedente nella possibilità di censurare qualsiasi tipo di dissenso. Rappresenta uno strumento per spaventare i movimenti antagonisti, ma soprattutto riesuma uno strumento come la sorveglianza speciale, che prescinde dall’accertamento giuridico di azioni fuorilegge e si basa sulla mera supposizione del reato».
È innegabile che i giudici di Torino abbiano negli anni deciso di dedicare un’attenzione particolarmente severa ai movimenti antagonisti (non possiamo non citare la recente condanna a due anni di carcere per la militante No Tav Dana Lauriola) e non è difficile intuire lo sforzo personale che i militanti di ritorno dal Kurdistan abbiano dovuto compiere per mettere il proprio volto di fronte a una telecamera e raccontare le loro vicissitudini in guerra e a casa. Eppure «si sono dimostrati entusiasti della proposta», racconta Stefania.
«I miei interrogativi erano del tutto personali, all’inizio scaturiti dalla notizia del martirio di Lorenzo Orsetti lo scorso 18 marzo a Baghouz, l’ultimo avamposto dell’offensiva a Daesh. Volevo capire il perché della loro scelta di difendere la rivoluzione e i territori confederati del nord-est della Siria».
Soggetti Pericolosi è proprio questo: un documentario sulle ragioni della lotta e le racconta con la voce di donne e uomini che hanno scelto di combattere lontano dal loro paese e continuano a farlo anche una volta tornati a casa.
Qui il link all’evento
In copertina: locandina del film a firma Zerocalcare (particolare)