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Sicilia Queer filmfest, «un pluralismo di pensieri critici sul mondo»
È un successo la decima edizione del Sicilia Queer filmfest, iniziata il 15 settembre a Palermo presso i Cantieri Culturali alla Zisa e che si riconferma punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale dei festival Lgbtq
È un festival di fine estate invece che di inizio estate quello che si sta svolgendo in questi giorni a Palermo. Costretto come tante iniziative quest’anno ad acrobazie temporali e a lasciare le tradizionali date di fine maggio-inizio giugno, il Sicilia Queer filmfest ha accolto i suoi spettatori e ospiti in una Palermo più viva che mai – dal 24 al 27 andrà in scena il festival di libri Una marina di libri mentre le strade della città sono piene, anche di turisti. Il Sicilia Queer è arrivato alla prima stella, l’edizione numero dieci ospitata come di consueto presso i Cantieri Culturali alla Zisa, l’enorme ex area industriale nella prima periferia palermitana dove hanno trovato casa, tra gli altri, istituti culturali stranieri, il Centro internazionale di fotografia diretto da Letizia Battaglia, l’Istituto Gramsci Siciliano e naturalmente la sede palermitana della Scuola nazionale di cinema. Un hub culturale importante, arricchitosi di bar e ristorante in continuità con la sala del festival – il bellissimo Cinema Vittorio De Seta, quest’anno naturalmente contingentato (un posto sì, tre no).
Un festival, diretto da Andrea Inzerillo e con la direzione organizzativa di Giorgio Lisciandrello, che da dieci è un punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale dei festival a tematica Lgbtq, ma che intende la sua missione in maniera aperta e flessibile:
«Queer è pluralismo di pensieri critici sul mondo, di soggettività desideranti che rappresentano un’idea nuova di cittadinanza, di giustizia sociale, di diritti e di libertà della persona.
E Queer, in un senso cinematografico, per noi è anche tutto ciò che – pur se non correlato a tematiche lgbtq – è eterodosso, indipendente, alternativo dal punto di vista delle poetiche e dei linguaggi, degli approcci produttivi o distributivi, non domo alle logiche di mercato: insomma, ciò che amiamo chiamare “nuove visioni”». I due concorsi si articolano lungo queste direttive, con 9 lungometraggi per il Concorso Internazionale di Nuove Visioni, senza badare troppo a rigide divisioni tra documentario e finzione, e 14 cortometraggi per il Concorso Internazionale di cortometraggi Queer Short. I film sono presenti anche in streaming sulla piattaforma MyMovies per tutta la durata del festival. Aprono e chiudono il festival due film fuori concorso: Samp di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, visto a Venezia fra gli eventi speciali delle Giornate degli Autori (dopo il tutto esaurito, verrà riproposto in replica domenica sera alle 18.30), e Rizi/Days di un peso massimo come Tsai Ming-liang, in anteprima nazionale, che chiude i festival dopo la premiazione, sempre domani sera. Due film di inizio anni Sessanta con protagoniste femminili compongono la sezione Retrovie Italiane: I dolci inganni (1960) di Alberto Lattuada, con una giovanissima Catherine Spaak, e Parigi o cara (1962) di Vittorio Caprioli, scritto e interpretato da Franca Valeri, che si vedrà domani pomeriggio.
Tanti i percorsi che si possono seguire all’interno di questo festival piccolo ma molto composito e stratificato. Torneremo nei prossimi giorni sui ben due film in concorso del trentacinquenne brasiliano Gustavo Vinagre, mentre sempre dal Brasile arriva anche uno dei film più interessanti visti a Palermo, Indianara (Aude Chevalier-Beaumel e Marcelo Barbosa), il racconto di alcuni mesi vissuti intensamente e pericolosamente dalla fondatrice della Casa Nem, centro per accoglienza di transgender a Rio de Janeiro perennemente sotto sfratto.
Un corpo a corpo con la protagonista e la comunità che la circonda, in anni intensi che vedono la morte dell’attivista e consigliera comunale Marielle Franco e l’ascesa di Bolsonaro.
Ben due anche i film diretti da registi italiani in concorso: La casa dell’amore di Luca Ferri, regista fuorinorma, che chiude la sua trilogia dell’appartamento, raccontando senza mai lasciare la casa la vita della transessuale Bianca, gli incontri sessuali o meno, le chiamate con la fidanzata in Brasile, le cene con gli amici. Un film claustrofobico, in una casa piena di cose ma senza energia elettrica (onnipresenti le candele).
Il festival non è riuscito, per ovvie ragioni, ad avere tanti ospiti ed è quindi stato un piacere vedere il regista dialogare con Inzerillo appena dopo la proiezione. C’è anche il lungometraggio di debutto di Filippo Meneghetti, Deux, un film francese di un regista italiano, la storia d’amore segreta tra due pensionate, con due bravissime Barbara Sukowa e Martine Chevallier. Un film con interessanti evoluzioni e colpi di scena, con un lavoro sul corpo delle protagoniste e sulle relazioni con il mondo che le circonda. Visto al festival di Roma lo scorso anno, uscirà in sala a breve, distribuito da Teodora. Insomma, il Sicilia Queer è un festival in salute e che anche in un anno difficile come questo è riuscito a proporre un programma interessante e di altissimo livello, con un’organizzazione precisa e accogliente – anche grazie a un ampio staff e volontari.
Foto di copertina da common.wikimedia.org