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Sette motivi per votare SÌ al referendum del 17 aprile
Oggi, 17 aprile c’è un referendum per determinare l’attività di estrazione degli idrocarburi nei mari italiani. Votando SI possiamo decidere di limitare il tempo delle concessioni alle società petrolifere per la ricerca ed estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana e da aree naturali protette.
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Votando SI possiamo scegliere di annullare l’emendamento del governo nella legge di Stabilità 2016 che vieta tutte le nuove attività entro le 12 miglia marine ma permette alle concessioni in atto lo sfruttamento dei giacimenti fino ad esaurimento delle risorse, quindi senza scadenza, con importanti rischi ambientali e dando la possibilità alle compagnie petrolifere di appropriarsi a tempo indeterminato di una risorsa pubblica.
Sette buoni motivi per votare SÌ:
1) Tutto il petrolio presente sotto il mare italiano soddisfa solo in minima parte il fabbisogno energetico nazionale, cioè è appena sufficiente a coprire le esigenze di greggio per 7 settimane e di gas per appena 6 mesi.
2) Le concessioni illimitate rendono proprietarie degli idrocarburi estratti le società petrolifere private che versano allo Stato solo un minimo importo rispetto al valore effettivo di petrolio e gas ( il 7% del valore della quantità di petrolio e il 10% del valore della quantità di gas solo oltre le prime 50.000 tonnellate di petrolio ed i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno, godendo inoltre di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo). Nell’ultimo anno dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro, gli stessi soldi che spesi dal governo per la decisione di non accorpare questo Referendum alle elezioni amministrative.
3) Le attività di routine delle piattaforme possono rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose nell’ecosistema marino, con un forte impatto sull’ambiente e sugli esseri viventi.
4) I risultati emersi dai dossier “ Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace evidenziano che l’inquinamento delle piattaforme in Adriatico è oltre i limiti imposti dalla legge ma il Ministero Dell’Ambiente non dispone di informazioni in merito ai dati di monitoraggio delle oltre 100 piattaforme presenti nei mari italiani, quindi gli impianti operano senza nessun controllo.
5) I mari italiani sono mari “chiusi” quindi un eventuale incidente nei pozzi petroliferi offshore e/o durante il trasporto di petrolio sarebbe fonte di danni incalcolabili con effetti immediati ed a lungo termine sull’ambiente e con ripercussioni gravissime sull’economia turistica e della pesca.
6) Per individuare i giacimenti di gas e petrolio il governo ha autorizzato l’utilizzo dell’airgun, un sistema ad aria compressa sparata a pressioni elevatissime sui fondali marini che ha un impatto devastante sulla fauna ittica e può provocare danni ed alterazioni, talvolta letali, nelle specie marine.
7) Il significato del referendum va molto oltre il quesito che pone sulla durata delle concessioni, è un’occasione per esprimersi e dire che vogliamo un modello di sviluppo e di accesso a fonti di energia rinnovabile e sostenibile.
Di chi è l’Energia? Di chi è il Mare o il Territorio dove si vuole trivellare?
Delle persone che lo vorrebbero vivere o delle multinazionali che lo inquinano e devastano?
I beni comuni sono una risorsa di tutte e tutti, vanno difesi e tutelati.
Il 17 Aprile vota SÌ.