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«Se avessi saputo.. non mi sarei mai spostata»: Costituzione e migrazioni in Ecuador

L’Ecuador sta attraversando negli ultimi anni, e ancora di più negli ultimi mesi, una crisi politica, economica e sociale complessa e senza precedenti. Una analisi della situazione migratoria tra diritti costituzionali avanzati e razzismo dilagante

“Se reconoce a las personas el derecho a migrar. No se identificará ni se considerará a ningún ser humano como ilegal por su condición migratoria.”

L’Ecuador sta attraversando negli ultimi anni, e ancora di più negli ultimi mesi, una crisi politica, economica e sociale complessa e senza precedenti. Lo scioglimento anticipato del Parlamento, la vittoria del giovane Daniel Noboa (che rappresenta la destra neoliberista), l’aumento dell’insicurezza, della violenza e delle attività di narcotraffico nel paese, così come il razionamento dell’elettricità cominciato ad ottobre ed espressione della situazione economica in grave peggioramento sono solo alcune delle problematiche attuali che il paese si trova ad affrontare. Ad esse si aggiunge un dilagante malcontento della popolazione locale, che sembra essere disillusa riguardo ad un possibile cambiamento e miglioramento.

Lo scontento viene esplicitato con un crescente razzismo nei confronti delle persone migranti. Quest’ultime diventano, come spesso accade nei momenti di maggiore difficoltà di un paese, capri espiatori per spiegare e giustificare le azioni di politiche corrotte e di governi incapaci di costruire e promuovere la giustizia sociale.

All’interno di questo articolato panorama è doveroso porre l’attenzione e riflettere quindi sull’importanza dei diritti costituzionali per le persone migranti e di come oggi questi diritti stiano perdendo la loro efficacia a fronte del difficile scenario politico, economico e sociale.

Come emerge dalla citazione ad inizio articolo, la Costituzione Ecuatoriana sul tema migratorio, soprattutto a partire dal 2008 (e ancora di più con la Legge Organica di Mobilità Umana del 2017 e il Piano Nazionale riguardo alla mobilità umana che viene redatto nel 2018 ed entra in vigore l’anno successivo), avanza idee progressiste in molti sensi e dichiara l’apertura delle sue frontiere e un’accoglienza degna per le persone che transitano nel paese o che decidono di stabilirsi in esso. Migrare diventa quindi a partire dal 2008 un diritto costituzionale in Ecuador. All’interno del testo ci si riferisce infatti alle persone migranti come soggetti di diritto e non più come oggetti di controllo o “minacce” nei confronti delle quali attuare politiche securitarie e restrittive.

Negli ultimi decenni si è verificato quindi un cambio di prospettiva che ha portato il paese ad essere uno dei principali luoghi di accoglienza dell’America Latina e del Caribe. Ciò è dovuto da una parte dal fatto che la Costituzione riconosce in modo inedito i diritti delle persone a migrare, che non è intaccata da concetti e principi selettivi che categorizzano e gerarchizzano le persone migranti (procedimento tipico invece di numerosi paesi occidentali), e dall’altro dal fatto che l’Ecuador si trova in una posizione strategica per coloro che provengono da Venezuela e Colombia, piuttosto che dal Caribe, i principali paesi di provenienza delle persone migranti.

La migrazione in Ecuador è un fenomeno di ampia portata che è stato ripetute volte definito come “crisi” migratoria. È stato inoltre indicato come uno dei più estesi a livello mondiale, secondo solo ai processi migratori siriani. Con l’inserimento di nuovi articoli all’interno della Costituzione, come il sopracitato articolo 40 che ha favorito un clima di apertura e ha garantito una serie di servizi a cui le persone migranti potevano accedere facilmente e gratuitamente, e con l’inasprirsi delle condizioni di vita in alcuni paesi, Colombia e Venezuela in primo piano, dal 2015 l’Ecuador ha assistito ad un incremento dei flussi migratori nei propri territori.

Secondo le statistiche e i dati dell’UNHCR sono 75 mila le persone che sono entrate nel paese solo nell’ultimo anno. Si è creato in realtà nel paese uno scenario di provenienze multiple favorito proprio dalle leggi costituzionali. Si registra infatti la presenza in Ecuador di molte persone haitiane, cubane, africane e medio orientali che, transitando in esso, sono poi dirette verso gli Stati Uniti.

Ad oggi, però, le migrazioni colombiane e venezuelane hanno registrato il più alto numero di ingressi. Questo è dovuto a molteplici e svariati fattori a seconda che si tratti dell’uno o dell’altro paese. In Colombia sono la persistenza in determinate zone del conflitto armato, le persecuzioni contro i leader sociali, il narcotraffico e la presenza dei gruppi paramilitari a spingere le persone a uscire dal paese cercando delle prospettive di vita migliori e più sicure. In Venezuela si assiste invece ad una crisi economica e sociale che ha causato un aumento delle condizioni di povertà estrema, conseguenza della crisi economica e della mancanza di possibilità lavorative che permettano di garantire una vita degna. A ciò si somma una forte inflazione e la scarsa efficienza del sistema sanitario e del sistema educativo. La crisi multicausale venezuelana dipende anche dal blocco economico stabilito dagli Stati Uniti che ha creato una emergenza umanitaria nel paese e da una polarizzazione del conflitto politico con uno scenario di violenze golpiste dell’opposizione e dinamiche autoritarie nel paese.

Venezuelani e Colombiani varcano quindi il confine Nord a piedi, passando il più delle volte per il ponte Rumichaca, entrano nella regione del Carchi e da lì proseguono poi verso sud cercando nuove opportunità lavorative e di sicurezza (solo recentemente si stanno aprendo nuove rotte migratorie, come quella che passa attraverso la regione del Darién, che funge da corridoio per collegare il Sudamerica all’America Centrale). La maggior parte delle persone si ferma in Ecuador, ma tanti sono anche coloro che proseguono verso il Perù ed il Cile, più appetibili economicamente e dal punto di vista del benessere sociale, nei quali però è più difficile regolarizzarsi, o verso l’Argentina che presenta possibilità di inserimento date le politiche migratorie, nonostante la crisi degli ultimi anni.

L’Ecuador permette alle persone di trovare nuovi strumenti e mezzi di vita, ma soprattutto nuovi progetti di vita. Questo anche perché a livello costituzionale vengono garantiti alcuni diritti fondamentali. Primo fra tutti la possibilità di circolare liberamente sul territorio nazionale e di poter scegliere la propria residenza, così come l’opportunità di entrare ed uscire liberamente dal paese. Nel testo, inoltre, numerosi sono i riferimenti al principio di non criminalizzazione e di non discriminazione delle persone migranti, tanto a livello individuale che collettivo. Coloro che entrano nel paese secondo la costituzione hanno il diritto di richiedere asilo e protezione. Essa non viene concessa secondo una procedura generale e approssimativa, ma al contrario ogni richiesta viene processata considerando le circostanze specifiche e avvalorando ogni situazione nella sua concretezza e unicità. Questo aspetto permette di introdurre l’idea di un “diritto contestualizzato” che guarda quindi alla singolarità ed unicità del caso, senza applicare a prescindere categorie standardizzate e prestabilite.

La Costituzione del 2008 tutela quindi i diritti delle persone migranti, indigene e vulnerabili introducendo concetti come il “buen vivir”, una forma di convivenza con ogni tipo di collettività ed in armonia con la natura e la Madre Terra (Pacha Mama), che ha un carattere esplicitamente inclusivo.

Alla luce dei principi e dei diritti garantiti all’interno del testo costituzionale la situazione nel territorio ecuadoriano dovrebbe essere florida, distesa, di buona convivenza fra persone provenienti da luoghi e tradizioni differenti. La realtà è invece negli ultimi anni molto diversa, complici la crisi di governo e in generale politica, la situazione economica in grave peggioramento e l’aumento dei tassi di insicurezza all’interno del paese.

Questo viene confermato anche dalla percezione di molte persone migranti: “Se avessi saputo che anche qui la situazione si sarebbe trasformata così in fretta non mi sarei spostata. Non riesco a lavorare, non si può andare in giro in questa città in modo tranquillo di giorno, per non parlare della notte quando si trasforma in un deserto in cui si muovono solo ombre. Non mi sento sicura, mai avrei pensato che venire qui avesse potuto implicare ciò. E in aggiunta sta aumentando il razzismo e la xenofobia nei confronti dei Venezuelani” questa la testimonianza esemplificativa di R., donna migrante proveniente dal Venezuela. Come lei, tante altre persone migranti manifestano e lamentano il peggioramento della situazione all’interno del paese, sia a livello economico-professionale, sia a livello sociale, di accoglienza e di apertura nei confronti di chi non è ecuadoriano. Anche la percezione stessa della popolazione locale riguardo alle opportunità e ai servizi del paese è cambiata negli ultimi anni e la maggior parte delle persone dichiarano il proprio malcontento, la propria inquietudine e insoddisfazione.

Questi sentimenti sono apparsi evidenti nel mese di agosto 2023 quando il fermento per le elezioni politiche (che si sono tenute lo scorso 20 agosto) ha portato molti ad esprimersi riguardo alla situazione amministrativa, governativa e di conseguenza più generale del paese ed a mostrare il proprio disappunto nei confronti degli otto candidati presidenziali. Luisa Gonzàles e Daniel Noboa si sono sfidati al ballottaggio del 15 ottobre 2023 e il secondo, candidato delle destre oligarchiche e finanziarie del paese, ha ottenuto la vittoria. La maggior parte delle persone durante il periodo della campagna elettorale sembravano però disilluse riguardo ai risultati e ai programmi politici dei due candidati. Il malumore degli ecuatoriani per la situazione sempre più in peggioramento si abbatte quasi in maniera diretta sulle persone migranti che vengono indicate come responsabili dell’inasprimento economico. Xenofobia e discriminazione dilagano, creando tensioni e un malessere generale.

Le parole costituzionali che garantiscono equità di diritti, libera circolazione e non criminalizzazione delle persone migranti restano sempre più imprigionate nella carta, relegate su un livello astratto. Sul piano cittadino le problematiche che si stanno verificando nel paese portano la maggior parte della gente infatti a non riconoscere ed accettare le persone migranti e a seguire e perseguire sempre più atteggiamenti razzisti.

A livello di principio pertanto si potrebbe dire che la costituzione ecuatoriana sia di larghe vedute per quanto riguarda i diritti concessi alle persone migranti, ma essi ai giorni d’oggi stanno perdendo la loro concretezza, il loro contatto con la realtà e di conseguenza la possibilità di essere garantiti. E, anche a livello politico, non ci sono discorsi e programmi volti a tutelare l’applicazione di quei concetti costituzionali che favoriscono la migrazione nel paese. Di fatto, la situazione economica e politica dimostrano una maggiore forza rispetto alla costituzione stessa e il paese che fino a qualche anno fa era in prima linea nell’accoglienza si sta trasformando in un paese sempre più chiuso e xenofobo.

È quindi necessario, non solo sensibilizzare maggiormente la popolazione su tale tematica, così che i principi costituzionali non siano conosciuti solo fra le persone che lavorano con la migrazione (soprattutto a livello legale), ma anche riconoscere che ciò che manca sono politiche non corrotte, che partano dal basso e che si rivolgano effettivamente alla popolazione. Di fronte quindi a governi che si macchiano della violazione dei diritti umani e costituzionali, che limitano e restringono le libertà e le opportunità per coloro che arrivano all’interno del territorio ecuadoriano è doveroso rivendicare una giustizia sociale effettiva che miri all’uguaglianza e all’integrazione reale delle persone migranti e che abbia come conseguenza una diminuzione del razzismo, della xenofobia e della più generale violenza dilagante.

Immagine di copertina e nell’articolo di CoopDocs Ecuador