ITALIA

Sciopero generale per fermare la Legge di Bilancio

Riprendiamo dal sito delle CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario, un approfondimento per chiarire una delle ragioni dietro alla proclamazione dello sciopero generale del 29 Novembre. Ci saranno cortei in tante città: a Roma, appuntamento in Piazza Indipendenza alle ore 9:30

Sanità, Scuola, Università: la Legge di Bilancio presentata dal Governo e all’esame del Parlamento prevede tagli su tagli, con tanti regali ai privati. La spesa sanitaria per la Sanità è la più bassa da 17 anni; dopo che la Sanità ha già perso, tra il 2008 e il 2018, ben 37 miliardi di euro. Due sono gli elementi fondamentali da tener presente: per quanto sia vero che la spesa sanitaria aumenterà lievemente (si attesta al 6,4% del PIL), è altrettanto vero che aumentano PIL ma soprattutto prezzi, si tratterà dunque di un aumento nominale.

Si riduce, nel prossimo triennio (dal 6,3% del 2024 al 5,9% del 2027), l’investimento del Governo rispetto alla spesa sanitaria complessiva, ciò comporterà nuove e ingenti spese per Regioni e cittadini (nuove tasse regionali). A fronte di ciò, la manovra aumenta del 3,7% i fondi per rimborsare la sanità privata, ovvero le prestazioni fornite da strutture private accreditate o in convenzione.

704 milioni di euro, per l’anno 2025, saranno destinati alle scuole private paritarie. Nella scuola pubblica, invece, sempre dal prossimo anno, 5.660 docenti e 2.174 ATA in meno. Supereranno 500 milioni i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario dell’Università, già gravemente colpito a partire dal 2008 e ormai per il 27% distribuito secondo criteri premiali (ricevono maggiori risorse pubbliche gli atenei già ricchi, per esempio quelli del Nord, favoriti da un tessuto produttivo più dinamico). Ai tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario, vanno aggiunti il blocco del turn over al 75% per la PA e i tagli lineari ai Ministeri tutti, entrambi provvedimenti previsti dalla Legge di Bilancio. Saranno dunque sostanzialmente cancellati i fondi per il reclutamento straordinario, disposti dalla Legge 234/2021 con la finalità di avvicinare l’Italia ai parametri europei. Tenendo in conto che in Italia, al momento, il 30% dei docenti sono contrattisti (circa 30mila), 22mila sono gli assegnisti di ricerca e circa 10mila i ricercatori a tempo determinato di tipo A (coloro che non sono tenure track).

Intanto aumentano le risorse per il Ministero della Difesa, oltre 2 miliardi in più nel 2025; viene raggiunta così la cifra di 32 miliardi (+12% in più negli ultimi 10 anni), 13 miliardi dei quali finanzieranno nuove armi. Si calcola che dal 2021 al 2027 l’incremento degli investimenti pubblici in armi sarà del 77%.

Tutto ciò avviene in un Paese che, secondo i dati OCSE, è tra le grandi economie quello in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto. Considerando che i salari reali in Italia, sempre secondo l’OCSE, erano già scesi del 2,9% dal 1990 al 2020.

Legge di Bilancio, Collegato lavoro, Decreto Albania, Ddl Sicurezza e Ddl Ricerca, Autonomia differenziata e riforma della Giustizia, premierato: il Governo, tutt’altro che diviso o confuso, ha un’idea molto chiara in testa. Un Paese classista, razzista e machista, militarista, con il Nord che si salva e il Sud che sprofonda, una ferita profonda per la quale sembra non ci sia più cura. Una cura, invece, esiste: fermare il Paese.

Odia lo sciopero chi, come la destra al Governo del Paese, vuole comandare senza attrito alcuno, mettendo a tacere il consenso, criminalizzando le lotte sociali, comprimendo i diritti sindacali. Ama lo sciopero chi vuole trasformare il mondo, chi desidera democrazia e pace.

Trasformare il mondo pretende parole, ma anche gesti, azioni, dissensi e sottrazioni. Soprattutto, pretende organizzazione collettiva. Questa volta, non basta commentare sui social: incrociamo le braccia, sciopero generale, sciopero sociale.

L’immagine di copertina è di WikiCommons

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