ROMA

Sciopero, diserzione, esodo. 20 anni di lotte in movimento

Il 29 e 30 novembre l’Atelier autogestito Esc festeggia i suoi primi vent’anni. Due giorni di dj set, live e venerdì, al termine dello sciopero generale, un’assemblea pubblica per ripercorrere due decenni di conflitto del lavoro precario e senza diritti

Ovunque si chiudevano degli spazi,
i movimenti passavano al nomadismo e all’esodo,
portando con sé il desiderio e la speranza
di un’esperienza irrefrenabile

MHTN

Raccontare un’esperienza politica, affettiva e sociale, lunga almeno due decenni è un’avventura con cui non si smette di cimentarsi. Si tratta di una storia che non basta mai, sempre da disfare e da fare di nuovo, insieme a chi ancora non si è incontrato e insieme a chi, di quella storia, vuole fare un’arma contro gli orrori del nostro tempo.

Confinare ciò che ESC è stato ed è divenuto alla celebrazione e alla nostalgia del passato è dunque un compito che lasciamo consapevolmente intentato. Ciò che ci interessa, ciò che è sempre da ricordare, è l’urgenza della lotta contro il proprio presente.D’altronde, come guardare altrimenti a una stagione entusiasmante di battaglie, quando si è costretti a farlo circondati dalle macerie? Con chi continuare a fare e tradire la nostra storia se oggi, chi si batte contro l’avanzare silenzioso e spettrale del nuovo regime di guerra, sembra vivere in esilio nelle proprie società?

Quando 20 anni fa occupammo ESC, queste domande ci apparivano forse meno assillanti, ma la nostra esigenza e il nostro desiderio non erano diversi. Non un luogo comodo dove rifugiarci e proteggerci, non una zona di conforto per vecchi e nuovi identitarismi, ma uno spazio e un tempo dove incontrare chi è sempre in cammino, in fuga intraprendente dallo sfruttamento e dal dominio. Spingemmo ESC per interrompere un blocco di sistema, uscire per non smettere di immaginare costruire, resistere.

Occupammo durante uno sciopero. E dallo sciopero – metropolitano, generalizzato, sociale – la nostra storia collettiva ha preso le mosse.

Sciopero del lavoro vivo contemporaneo: sempre più cooperativo, sempre relazionale e linguistico anche quando più che manuale (dal Terzo settore al terziario low cost, passando per i lavoretti nella Gig Economy), sempre più precario, sempre più povero. Sciopero per ricostruire solidarietà e comunanza, contro la frammentazione competitiva che per decenni ha fatto a pezzi territori sociali e psichici. Sciopero per praticare potere, perché non c’è potere buono – ovvero contropotere – che non nasca dal basso, molecolare e paziente, orizzontale e costituente. Da quel 30 novembre del 2004, lo sciopero si è fatto Onda e poi marea, studentesco e sociale, femminista e per la giustizia climatica.

Il 29 e il 30 novembre, torneremo a spingere ESC. Non smetteremo, cioè, di cercare una memoria attiva e collettiva, con chi non vuole arrendersi al cinismo e la metrica tetra del nostro presente.

Un’assemblea, venerdì 29 novembre alle 18:30, al termine dello sciopero generale e sociale che ci vedrà partecipi dalla mattina presto, con tante e tanti, a Roma e in tutta Italia; e subito prima della manifestazione, sabato 30 novembre, contro il genocidio del popolo palestinese.

Due giorni insieme a chi rifiuta lavoro precario e sottopagato, a chi pensa e organizza la diserzione dalle guerre e dall’ordine patriarcale, a chi costantemente è in esodo oltre e contro i confini e le nuove tecnologie di controllo ed espulsione. Due giorni insieme a chi, circondato dalla recrudescenza di fascismi e nazionalismo, da dentro le nostre città ammalate e consumate, vuole rompere l’assedio e ricominciare a costruire. Solo così, nel mezzo delle lotte, possiamo festeggiare i venti anni di ESC.

Vi aspettiamo, come sempre, in Via dei Volsci 159!