ROMA
Risposta di massa a difesa di Esc: oltre 300 in assemblea
Tanti interventi di realtà sociali ed esponenti istituzionali. L’assessore al patrimonio Tobia Zevi, sull’onda della mobilitazione, invita attiviste e attivisti a un incontro in Comune lunedì prossimo. Esc: «Adesso servono fatti» `
Non capita spesso che oltre 300 persone si diano appuntamento per un’assemblea. Soprattutto in tempi di pandemia. È successo questo pomeriggio al 159 di via dei Volsci, nel quartiere romano di San Lorenzo. La ragione: rispondere, in massa, al nuovo attacco subito dall’atelier autogestito Esc. Una sentenza che rischia di cancellare 17 anni di autogestione e conflitto e condanna attiviste e attivisti, alcuni anche a titolo personale, a pagare oltre 230mila euro.
Pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro il nuovo assessore al patrimonio capitolino Tobia Zevi (Pd) ha contattato ufficialmente Esc scusandosi per l’assenza e invitando lo spazio sociale a un incontro per lunedì mattina.
«È un ottimo segnale, ma adesso servono fatti, rapidi ed efficaci. Esc è sotto attacco da sei anni perché la politica non ha voluto assumersi la responsabilità di una vicenda che riguarda tutta la città. Non si può andare avanti con una pistola puntata alla testa. Il primo passo deve essere cancellare un debito illegittimo», dice Serena Fredda di Esc, aprendo l’assemblea.
Con la sala già piena, ma a capienza ridotta e nel rispetto delle misure anti-contagio, le persone accorse affollano anche lo spazio antistante. Intanto, dentro, gli interventi sociali e istituzionali si alternano al microfono. «Basta ingiunzioni di pagamento che vorrebbero cancellare 30 anni di autogestione in questa città», afferma Emiliano Viccaro del Casale Garibaldi. Per Giuseppe De Marzo di Libera contro le mafie: «Senza giustizia sociale la legalità è solo la legge del più forte, è impensabile colpire uno spazio come Esc».
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Tra i rappresentanti di Comune e Regione che prendono parola c’è Andrea Catarci, assessore al Decentramento, partecipazione e servizi al territorio. «Se questa città vuole andare avanti, il primo punto è impedire che sia cancellato l’esistente – dichiara Catarci – Bisogna intervenire sulle assegnazioni: non possono essere realizzate solo attraverso lo strumento del bando. In primo luogo è necessario tutelare centri sociali, associazioni e comitati che autogestiscono il patrimonio pubblico di Roma Capitale offrendo risorse alla città».
Sui muri scorrono le immagini che ricordano ai presenti e a chi segue l’assemblea in streaming cos’è Esc: lo sportello di assistenza e solidarietà Infomigrante; il sindacato conflittuale Clap; la redazione di dinamopress; la libera università metropolitana Lum. Nelle grafiche non c’è, perché è difficile da rappresentare con una foto, quello che Esc ha fatto fuori dalle mura dello spazio: la partecipazione ai movimenti studenteschi e a quelli transfemministi ed ecologisti, la lotta per i beni comuni e i diritti di precari e migranti.
«All you can Esc» è il nome della campagna per la difesa dello spazio sociale e di un’idea possibile e differente di città.
La presidenta del II municipio Francesca Del Bello (Pd) e il consigliere capitolino Alessandro Luparelli (Liberare Roma) si dicono disponibili a testimoniare personalmente della ricchezza di attività sociali, culturali e politiche che hanno una casa nello spazio di via dei Volsci. «La sentenza va superata con i fatti. Lavoreremo da subito a un atto di indirizzo della giunta», dice Luparelli. «Il municipio farà di tutto per uscire da questa emergenza», afferma Del Bello.
A San Lorenzo, dopo lo sgombero del Cinema Palazzo di un anno fa, l’attacco alle esperienze sociali e autogestite ha colpito anche il centro sociale Communia. «La finalità sociale dell’area di Scalo San Lorenzo/via dei Lucani va tutelata. La nuova giunta deve dire se nel nostro quartiere valgono più gli interessi dei palazzinari o dei cittadini che si auto-organizzano, portano avanti vertenze politiche e offrono servizi sociali», ha sottolineato Silvio Paone, di Communia.
I problemi per gli spazi sociali hanno scala cittadina. Dal 2015 centinaia di realtà hanno ricevuto ingiunzioni di sgombero e di pagamento di arretrati stratosferici.
Negli ultimi mesi, però, sono arrivati alcuni segnali positivi. Le vertenze di Casa internazionale delle donne (Cid), Lucha y siesta e Puzzle si sono sbloccate. «Quella di Esc, della Casa e di Lucha è una battaglia comune che parla anche della difesa di luoghi di riferimento per le donne», dice Maura Cossutta, presidenta Cid.
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Altre due donne della politica romana prendono una posizione netta nel corso dell’assemblea. «Ho visto che Francesco Storace ha chiesto su Facebook se ci sono rappresentanti istituzionali. Sì, ci siamo e ce lo rivendichiamo», ribatte Claudia Pratelli (Roma Futura), assessora capitolina alla Scuola. La consigliera regionale Marta Bonafoni sottolinea che «il problema degli spazi sociali ha il nostro stesso colore politico. Non dobbiamo dimenticare gli errori fatti in passato. Adesso c’è un allineamento dei poteri tra i vari livelli, dal Municipio alla Regione passando per il Comune, e non ci sono giustificazioni per rimandare la risoluzione del problema. Qui la questione è tutta politica».
All’assemblea partecipano anche esponenti di Anpi, Fiom, Sant’Egidio, Nonna Roma, Lab Puzzle, Blocchi precari metropolitani, Carte in regola, il parlamentare di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, le consigliere capitoline Tiziana Biolghini, Michela Cicculli e Giovanni Zannola, il presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccherri, l’assessore alla Cultura del III Christian Raimo. Le conclusioni le tira Tiziano Trobia, di Esc, dicendo: «La storia dei centri sociali è la nostra storia. A volte un attacco può diventare una nuova possibilità. Va trovata subito una soluzione per Esc e per tutti gli altri».
Foto di copertina di Roberta Martino