ITALIA
Reddito, salario, contratto unico. Un’inchiesta coi precari dello spettacolo
Al momento il mondo dello spettacolo è un vero laboratorio sindacale in tempo di pandemia, capace di immaginare nuovi percorsi e di avanzare rivendicazioni originali all’altezza della fase storica
«Lo scopo dell’inchiesta non è l’interpretazione del mondo ma l’organizzazione della sua trasformazione»
Antonio Conti, Fare Inchiesta Metropolitana
[L’inchiesta sui lavoratori e lavoratrici dello spettacolo è ancora in corso. Invitiamo tutte e tutti a compilare, condividere e diffondere il questionario. È possibile visualizzarlo a questo link]
Da metà aprile stiamo conducendo un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita dei numerosi (una cifra non immediatamente rilevabile) lavoratori e lavoratrici dello spettacolo in Italia. Al momento hanno compilato il questionario on-line circa 600 persone. Il numero dei rispondenti però non è un elemento decisivo, si è scelto volutamente di non percorrere la strada della ricerca sociologica classica basata su una metodologia scientifica costruita intorno a strumenti di campionamento probabilistico e dati rappresentativi.
Il lavoro segue un altro indirizzo, quello dell’inchiesta sociale e militante, nel tentativo di rilevare gli elementi politici e sindacali connessi all’esperienza soggettiva dei lavoratori e delle lavoratrici.
A tal riguardo è stato fondamentale il confronto con il collettivo degli auto-organizzati dello spettacolo di Roma (Asr) e la rete intersindacale Risp: questi soggetti, sin dall’inizio dell’emergenza pandemica, con la chiusura dell’intero comparto, hanno assunto un ruolo protagonista nel lungo percorso di mobilitazione.
Gli obiettivi della ricerca, e di conseguenza gli indicatori e le domande che strutturano lo strumento di rilevazione (il questionario), sono stati definiti attraverso il confronto continuo e i dibattiti nelle lunghe riunione, nelle assemblee, nelle iniziative pubbliche e nei numerosi momenti di mobilitazione. Una ricerca, dunque, che nasce dal basso e vuole provare ad approfondire la conoscenza di un variegato movimento, che si è espresso al di fuori dei sindacati istituzionali ed è riuscito a sperimentare diverse forme di lotta raggiungendo ogni parte d’Italia, dalle grandi aree metropolitane ai piccoli centri di provincia.
Al momento il mondo dello spettacolo è un vero laboratorio sindacale in tempo di pandemia capace di immaginare nuovi percorsi e di avanzare rivendicazioni originali all’altezza della fase storica.
Dal 26 aprile il governo ha deciso di aprire teatri e cinema, una ripartenza che si annuncia falsa e contraddittoria. Nei giorni precedenti è stato convocato il primo tavolo interministeriale con la presenza sia del ministro della Cultura che del Lavoro. L’inchiesta, come strumento politico di comprensione e costruzione, può risultare utile in questi giorni per fornire informazioni sui principali problemi e le richieste più significative che emergono dalle risposte al questionario. A tale scopo anticipiamo alcuni dati parziali, elaborati su un campione di 557 rispondenti (dati aggiornati al 23/04/2021).
La questione più sentita è la continuità di reddito, più dell’81% di coloro che hanno risposto dichiara di essere molto d’accordo con l’affermazione «Ci vorrebbe un sistema che garantisca continuità di reddito ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo nei periodi tra un contratto e l’altro».
Un altro elemento centrale è la questione salariale, il 67,7% delle persone che hanno compilato il questionario si sono dette molto d’accordo con l’affermazione «Gli stipendi sono troppo bassi: è necessario un innalzamento dei livelli minimi salariali». A questi si aggiungono il 24,8% che si è detta abbastanza d’accordo.
Il terzo problema in ordine di importanza risulta essere l’assicurazione contro gli infortuni, infatti il 52,8% si è detta molto d’accordo con la dichiarazione «l’assicurazione contro gli infortuni non copre in maniera efficace i rischi del mestiere» e il 28,7% è abbastanza d’accordo.
La quarta questione riguarda la condizione contrattuale, il 52,4% è molto d’accordo con l’asserzione «il mondo dello spettacolo è troppo frantumato. È necessario un contratto unico di settore», a questi si aggiunge il 32,3 % che si è dichiarata abbastanza d’accordo.
Se dunque i ministri e i giornali parlano esclusivamente e genericamente di riaperture, dal questionario emerge come non si voglia ritornare alla situazione pre-pandemica. Il 47,6%, infatti, si è detto molto d’accordo con l’affermazione «Non voglio ritornare al passato, perché il passato è il problema», mentre il 33,2% è abbastanza d’accordo.
“Riaprire in sicurezza”, nel rispetto delle limitazioni necessarie al contenimento del contagio e della salute stessa di lavoratori e lavoratrici (una questione da sempre trascurata), è il messaggio ribadito a gran voce nel corso delle più recenti mobilitazioni in tutta Italia.
Infine, è importante notare come le mobilitazioni dello spettacolo sappiano connettere la questione categoriale a una più ampia rivendicazione sociale. Un elemento che ci permette di cogliere la maturità e la coscienza che si è sedimentata in questo anno di lotte. Il 74% dei rispondenti, infatti, sostiene che «Ci vorrebbe un reddito universale».
Immagine di copertina di Margherita Caprilli