ROMA
«Questa non è la nostra giustizia». Roma scende in piazza per Mimmo Lucano
Ieri a Roma migliaia di persone sono scese in piazza in solidarietà con l’ex sindaco di Riace. Il corteo è arrivato fino al Consiglio Superiore della Magistratura
Riace, Bologna, Napoli, Genova, Firenze e ieri anche Roma: sono solo alcune delle numerosissime città che in questi giorni stanno scendendo in piazza per esprimere solidarietà a Mimmo Lucano a seguito della condanna in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere. Una sentenza che ha sconvolto l’opinione pubblica del Paese per la severità della pena stabilita, una sentenza dalle forti connotazioni politiche, come sottolineato dalle piazze di questi giorni. A Roma il concentramento è iniziato alle quattro del pomeriggio a piazzale Aldo Moro, in un presidio organizzato dai collettivi dell’università davanti all’ingresso dell’ateneo per poi partire in corteo insieme alle associazioni e alle realtà cittadine.
Proprio qui due anni e mezzo fa, il 13 maggio 2019, migliaia di persone avevano risposto alla chiamata dei collettivi studenteschi e avevano occupato il piazzale permettendo a Mimmo Lucano di accedere all’università per tenere una lezione, accesso che era stato minacciato da un presidio di Forza Nuova.
Come ricorda Emily, del collettivo di Lettere: «Al grido di un’università antifascista ci eravamo riuniti qua, eravamo in migliaia di studenti e studentesse. Mimmo Lucano qui ci disse che lui era uno fra tanti e aveva un sogno di umanità, uguaglianza sociale e giustizia. Quindi siamo tornati in piazza per dire che quel sogno è ancora vivo nonostante la sua condanna e che questa è una sentenza per cui non si può stare in silenzio, bisogna prendere parte e schierarsi».
Già verso le quattro e mezza ci sono centinaia di persone che si raggruppano nel piazzale formando un cerchio affollato intorno alle casse da cui risuonano gli interventi. Dal microfono si alternano numerose prese di parola. C’è chi sottolinea che questa condanna costituisce una violazione dell’art.2 della Costituzione Italiana: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Viene ricordato poi che quello di Mimmo Lucano è il caso più eclatante di un sistema di repressione giudiziaria che ha già colpito molte persone, tra cui Emilio Scalzo, attivista No Tav arrestato il 15 settembre a Bussoleno, la cui richiesta di estradizione in Francia è stata accettata pochi giorni fa dallo stato italiano. Viene fatto il nome di Eddi Marcucci, sotto sorveglianza speciale da un anno per il suo impegno nelle Ypg nella Siria del Nord, e di Dana Lauriola, condannata l’anno scorso a due anni di carcere per aver usato un megafono a una protesta no tav nel 2012. Ci sono anche interventi più spontanei come quello di uno studente di agraria che grida: «Io sto male a pensare che ci sono persone che potrebbero essere mia madre o mio fratello a morire in mare perché nessuno li vuole aiutare. Mi fa stare male e non lo accetterò mai».
Sono quasi le sei quando la piazza ormai è gremita di persone, oltre ai collettivi universitari e liceali sono arrivate anche le associazioni cittadine e ci si prepara a partire in corteo.
Sono i collettivi studenteschi a sorreggere il primo striscione che apre la manifestazione su cui è scritto a lettere cubitali “Resistiamo con Mimmo Lucano”.
Fra i cori, gli interventi al megafono e la gioia di rivedersi in piazza dopo un anno e mezzo di pandemia, il corteo procede verso viale di Castro Pretorio per arrivare fino a Piazza Indipendenza dove ha sede il Consiglio Superiore della Magistratura. Subito dietro lo striscione di apertura sventola una bandiera No Tav e dei cartelli recitano «Questa non è giustizia» e «La legge non è uguale per tutti». Seguono lo striscione di Non Una Di Meno, quello di Rifondazione Comunista e poi le bandiere delle associazioni, tra cui Libera, Arci e Nonna Roma. In fondo al corteo i tamburi della murga scandiscono il ritmo.
Al grido di «Siamo tuttə Mimmo Lucano» si arriva davanti al Consiglio Superiore della Magistratura che è protetto una sessantina di poliziotti in assetto antisommossa schierati fra il palazzo e la manifestazione. Le camionette della polizia chiudono tutti gli angoli della piazza. Dal microfono si sottolinea che mentre Mimmo Lucano viene condannato lo stato italiano continua a fare accordi criminali con la Libia. Un attivista di Black Lives Matter ricorda che la criminalizzazione dell’accoglienza è iniziata già da quando Fini faceva la campagna per diventare sindaco di Roma e non finisce qui. Il sole è già calato quando gli interventi sono finiti e il presidio si scioglie con un’ultima frase che rimbomba nella piazza: «Se la legge non è uguale per tutti, la resistenza è il nostro dovere».
Gallery e foto di Patrizia Montesanti