MONDO
Quattro punti per comprendere l’accordo Mercosur-UE
Lo scorso 28 giugno a Bruxelles, dopo quasi due decenni di negoziati, il Mercosur e l’Unione Europea hanno firmato un accordo commerciale. Sebbene non sia definitivo, visto che i negoziati tecnici devono ancora essere ultimati e che, inoltre, dovrà passare prima per i parlamenti dei quattro stati membri del Mercosur [Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, in seguito alla sospensione del Venezuela nel 2016 – ndt] e per quelli di tutti gli stati della UE, nonché per la Commissione e il Parlamento europeo (in un processo che richiederebbe da uno a tre anni), tale accordo rappresenta il tramonto di un colossale processo di negoziazione.
Innanzitutto, dobbiamo mettere in chiaro che stiamo parlando di un accordo commerciale globale e non di uno di “libero scambio”, come viene comunemente definito.
Questo perché i prodotti agricoli del Mercosur saranno soggetti a meccanismi come quote, preferenze fisse e prezzi di entrata per l’ingresso nel mercato europeo in conseguenza delle proteste del settore agricolo e per la Politica Agricola Comune (PAC). Ad esempio, nel caso delle carni bovine, in base alla quota fissata nell’ultima tornata di negoziati (99.000 tonnellate), le merci entrerebbero nella UE con una tassa preferenziale del 7,5%; una volta superata questa quota, il prodotto sarebbe soggetto a imposte più elevate.
A causa di queste restrizioni commerciali per i prodotti agroindustriali del Mercosur, non possiamo parlare di un ALS [Accordo di Libero Scambio –ndt] ma di qualcosa che limita fortemente l’espansione commerciale delle merci più competitive che il blocco sudamericano possa vendere in Europa: principalmente carni bovine e avicole, zucchero e biocombustibili.
Da parte sua, il Mercosur non applicherà queste restrizioni commerciali e, nel giro di 10-15 anni, come verrà stabilito negli accordi dei prossimi mesi, dovrebbe eliminare,tra gli altri,le tariffe per autoveicoli e parti di ricambio, macchinari, medicine, prodotti chimici, tessuti, calzature, pesce in scatola e vini europei.
Secondo l’agenzia di stampa AFP, l’accordo eliminerà il 91% delle tariffe imposte dal Mercosur ai prodotti europei che la Commissione europea valuta in 4 miliardi dieuro.
Da parte europea, l’UE abolirà il 92% dei dazi attualmente applicati alle merci provenienti dal Mercosur.Eppure, come affermato nel 2015 da AndrésMakuc, Gabriela Duhalde e Ricardo Rozemberg in questo saggio, la chiave del problema risiede nel fatto chetale percentuale di riduzione dei dazi potrebbe essere raggiunta anche senza mettere in discussione la liberalizzazione di prodotti sensibili per gli europei (carne, zucchero ed etanolo) e di maggior interesse per il Mercosur, che si trovano attualmente sotto forte protezionismo da parte della UE,in contrasto con il basso livello di protezione messo in campo dal blocco europeo per la maggior parte dei dazi.
Dopo un primo accordo tra le parti nel 1992, i negoziati bilaterali per cercare di raggiungere un accordo sono cominciati nel 2000. Dopo varie controversie per via di offerte reciproche senza esito, i negoziati sono stati sospesi tra il 2004 e il 2010 e sono stati riaccesi solo nel 2016.
Tuttavia, sussistevano ancora discrepanze su argomenti specifici e strutturali da entrambe le parti, come l’ammontare delle quote o le scadenze degli sgravi tariffari, per cui l’improvviso annuncio dell’accordo ha colto tutti di sorpresa, visto che per anni i negoziatori e i politici di entrambi gli schieramentiavevano espresso fiumi di parole sulla necessità di discutere gli ultimi dettagli per poter firmare un accordo biregionale. Tutto ci faceva pensare che l’occasione si era persa già alla fine del 2017, quando in molti speravano nella conclusione di un accordo durante la conferenza ministeriale dell’OMC tenutasi in Argentina ma dalla quale uscirono solo nuove criticità.
Sulla base di queste considerazioni, è lecito chiedersi perché si è giunti aun accordo ora, dopo quasi 20 anni di progressi e battute d’arresto costanti.
Questa spiegazione può essere collegata a quattro questioni: il cambiamento del contesto politico in Argentina e Brasile negli ultimi anni, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la mancanza di accordi del Mercosur con grandi paesi e blocchi commerciali e i cambidi governanceall’interno di entrambi i blocchi nei prossimi mesi.
1) I cambiamenti politici in Argentina e Brasile negli ultimi anni
In primo luogo, non ci sarebbe accordo senza il deciso impegno politico del governo guidato da Mauricio Macri. Dal suo arrivo alla Casa Rosada, lui e i suoi ministri hanno ribadito più volte il desiderio che l’Argentina riprendesse il proprio posto nel mondo e l’intenzione di trasformare il paese in un supermercato mondiale, per il quale il legame con le potenze tradizionali è stato fondamentale. E in questo senso, l’accordo con l’UE ha rappresentato il cavallo di battaglia con il quale ha cercato di raggiungere il tanto menzionato obiettivo. Ciò ha comportato un cambio di direzione nella politica estera argentina, in chiave più commerciale e vicina ai centri del potere mondiale.
In questo contesto, il Mercosur è stato rilanciato in chiave simile a quella degli anni ‘90, più vicina al regionalismo aperto che prevaleva nelle sue fasi iniziali, con l’obiettivo di integrarsi con il mondo partendo dalla stipula di accordi commerciali.
In questa ricerca di “flessibilità” del blocco (come è stata definitaufficialmente negli ultimi anni) si è andati avanti con la firma di accordi commerciali con la UE, il Canada, l’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), la Corea del Sud, Singapore e il Giappone. A questo proposito, Macri ha affermato che l’accordo con la UE: «È il più importante mai firmato nella nostra storia».
Per quanto riguarda il Brasile, anche l’arrivo di Bolsonaro è stato fondamentale per il raggiungimento dell’accordo. Nonostante già dal governo di Dilma Rousseff esistesse la volontà di trovare un accordo con la UE (il Brasile aveva presentato un’offerta di riduzione tariffaria nel 2013) e il governo Temer sostenesse la ripresa del processo nel 2016, l’arrivo di Bolsonaro a Palazzo Planalto insieme al “ragazzo di Chicago” Paulo Guedes come ministro dell’Economia e al diplomatico Ernesto Araújo come ministro degli Esteri, ha portato all’accettazione delle richieste europee a beneficio dell’importantelobbyagricola brasiliana che ha avuto la meglio rispetto ai settori industriali tradizionali.
2) L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca
L’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti, la politica protezionistica dell’economia statunitense e la riduzione dei deficit commerciali hanno avuto profonde ripercussioni per quel che riguarda gli scambi commerciali con la UE.
Il magnate di New York ha ritirato gli Stati Uniti dal trattato transatlantico sul commercio e investimenti (TTIP) che stava negoziando con la UE, e allo stesso tempo ha confermato l’applicazione di dazi sull’acciaio e sull’alluminio europei, incrinando ulteriormente le relazioni bilaterali. Questi problemi sono aggravati dall’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che raffreddano l’economia internazionale e colpiscono inevitabilmente una UE che non è stata in grado di uscire definitivamente dagli strascichi della crisi del 2008.
Questi aspetti, che hanno avuto ripercussioni sul commercio estero della UE, hanno fatto sì cheanche il blocco europeo decidesse di accelerare la firma di accordi con altri blocchi. Insieme al Mercosur, arrivano i negoziati con il Canada, la Corea del Sud e il Giappone.
Inoltre, il fatto di approvare un accordo con il blocco sudamericano ore prima dell’inizio del vertice dei leader del G20 a Osaka, incentrato sulla risoluzione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, non è un elemento secondario. In questo modo, si è cercato di ridurre le ripercussioni di questo conflitto bilaterale sul blocco europeo che negli ultimi anni era stato emarginato aun ruolo di secondo pianonella governance globale, in netto contrasto con il ruolo svolto dalle due maggiori economie del mondo.
3) La mancanza di grandi accordi commerciali del Mercosur
Sebbene all’inizio il Mercosur avesse optato per l’avvio di negoziati commerciali con gli Stati Uniti e con la UE, finora ha stipulato accordi commerciali con solo il 10% del PIL mondiale, senza aver finora raggiunto un accordo con nessuno di questi dueattori (e nemmeno con la Cina), precludendo di fatto la costruzione di preferenze tariffarie con le principali economie mondiali prima dell’avanzata protezionista degli ultimi anni.
Escludendo la Cina, con la quale il Mercosur non ha firmato un accordo commerciale di blocco perché il Paraguayriconosce Taiwan, con gli Stati Uniti il processo “4+1” avviato nel 1991 non ha avuto successo.Come menzionato all’inizio, per il Mercosur gli interessi verso laUE sono stati molto variegati. Questa mancanza di accordo spiega perchénel 2018 lo scambio del Mercosur verso la UE ha rappresentato soltanto il 16% del totale degliscambi commerciali con l’estero.
In breve, il fatto che finora il Mercosur non avesse firmato accordi con le principali economie era legato a motivazioni politiche e deconomiche più protezioniste, nella misura in cui la discussione con gli Stati Uniti e la UE verteva sul perché questi mercati si rifiutassero di aprire il loro settore agricolo mentre esigevano la liberalizzazione tariffaria del Mercosur e sul trattamento privilegiato che pretendevano di ottenere su questioni come la proprietà intellettuale.
Ma di fronte a una congiuntura internazionale che negli ultimi anni si è sviluppata in termini difensivi in materia commerciale, data la stagnazione che l’OMC ha evidenziato al Doha Round e in virtù dell’orientamento commerciale dei nuovi governi di Argentina e Brasile, le firme di accordi commerciali tra il Mercosur e altri paesi e blocchi per cercare di superare queste restrizioni al commercio di beni e servizi sono proliferate.
4) Cambiamenti di governance nei prossimi mesi in entrambi i blocchi
Infine, si può affermare che anche le imminenti elezioni in Argentina e i cambiamenti della governance all’interno della UE e in molti dei paesi membri hanno avuto la loro influenza.
Per quel che riguarda l’Argentina, nel quadro di un’economia stagnante e di un processo elettorale in itinere, l’accordo con il più grande blocco del mondo sarà senza dubbio uno dei principali bastioni su cui Macri costruirà la campagna per cercaredi essere rieletto. A questo proposito, il presidente argentino ha affermato che l’accordo con l’UE «è una delle poche buone notizie che abbiamo avuto negli ultimi mesi».
In questo contesto, la maggior parte dei sondaggi pone la candidatura Fernández-Fernández dell’opposizione [dai nomi del candidato presidente Alberto Ángel Fernández, e quello della candidata vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner – ndt] in testa alla corsa in vista delle elezioni presidenziali di ottobre. Al riguardo, Alberto Fernández ha dichiarato: «Non ho paura di firmare un accordo con l’Unione Europea, ciò che mi spaventa è che questo accordo ci punisce più di quantolo siamo già stati […] Non voglio vivere in un paese la cui unica possibilità di progresso sia continuare a vendere cereali e carne bovina».
In sintesi, se questa formula elettorale dovesse risultare vittoriosa e ottenesse la maggioranza al Congresso Nazionale, l’accordo sarebbe rinegoziato o addirittura bloccato, considerando che il processo durerà qualche tempo.
Da parte europea, anche il rinnovamento della governance dell’Unione merita attenzione.In effetti, sia il presidente uscente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker che il commissario per il Commercio, Cecilia Malmström, concludono il loro mandato e possono presentare l’accordo come un risultato eccezionale per una UE in piena fase di cambiamento. L’ascesa negli ultimi anni dei nazionalismi e dei movimenti ultraconservatori e ambientalisti nella regione ha generato un velo di preoccupazione per gli effetti che l’accordo avrebbe sui produttori agricoli europei e sulla deforestazione, per i quali si riteneva possibile un’eventuale rinuncia alle intenzioni di firmare un accordo con il Mercosur quando la prossima compagine governativa, più nazionalista, si insedierà alla guida della UE.
In questo modo, l’impulso dato dal governo di Bruxelles uscente, sostenuto da un gruppo di paesi guidati da Germania e Spagna, ha finito per superare le fratture guidate dalla Francia spalleggiata da Irlanda, Belgio e Polonia, paesi che sarebbero stati i più danneggiati dalle importazioni agroindustriali del Mercosur. Tuttavia, una volta concluso l’accordo, anche lo stesso Emmanuel Macron ha dato la sua approvazione: «Credo che questo accordo, in questa fase, sia vantaggioso visto che le richieste che abbiamo fatto sono state prese in considerazione dai negoziatori».
Più da perdere che da vincere
Come abbiamo analizzato in un altro articolo, ci sono studi che dimostrano come un accordo tra il Mercosur e la UE alle condizioni attuali sarà dannoso per il settore industriale degli stati membri del Mercosur (in particolare Argentina e Brasile )“riprimarizzando” le loro esportazioni, smantellando l’occupazione industriale e consolidando uno scambio commerciale deficitario con la UE (questo ultimo aspetto sarebbe simile a quanto accaduto ad Algeria, Cile, Egitto, Marocco, Messico e Sudafrica quando hanno firmato un accordo commerciale con la UE). D’altro canto, la parte europea ne uscirebbe come unica vincitrice da un punto di vista puramente mercantilista, a seguito dell’uso delle preferenze tariffarie in materia di beni e servizi.
Di fronte a un accordo come quello menzionato, viene automatico estendere la discussione e pubblicare tutto ciò che viene negoziato e concordato. Qualcosa che non abbiamo menzionato finora è che i negoziati sono confidenziali, una situazione alquanto paradossale nelle attuali società democratiche e rispetto alle possibilità di accesso alle informazioni su leggi e norme per una discussione pubblica visto che legiferano sulle nostre vite.
Perché non vengono discusse soltanto questioni relative all’accesso al mercato dei beni, ma anche la proprietà intellettuale, lagestione degli investimenti, le indicazioni geografiche, lenorme sulle origini delle merci, la risoluzione delle controversie e agli appalti pubblici. Cioè, sono accordi integrali che regoleranno tutti i campi delle economie del Mercosur nelle relazioni con laUE e, secondo i termini stabiliti nei negoziati, consolideranno un rapporto di tipo centro-periferia, rivisitando in chiave del XXI secolo una nuova divisione internazionale del lavoro.
Altra questione inevasa è senza dubbio la spiegazione da parte dei governi del Mercosur di come ridurranno le perdite di quegli industriali che si troveranno a competere a parità di condizioni con gli europei, ovvero se ci saranno misure compensative e aiuti per una riconversione produttiva.
In conclusione, sebbene l’accordo firmato non sia definitivo, è un primo passo in un processo che potrebbe essere senza ritorno. I suoi progressi devono essere vincolati a un impegno e una decisione politica chiarasu dove e come vogliamo avanzare nell’emancipazione dei nostri popoli, che deve essere vincolata alla creazione di occupazione di qualità, all’esportazione di valore aggregato e, in definitiva, alla costruzione di un modello di sviluppo inclusivo che migliori la qualità della vita della popolazione. Da quanto appena esposto, è chiaro che non è così.
Pubblicato sul blog argentino di giornalismo indipendente L’Ombelico del Mondo – Periodismo Internacional.
Traduzione in italiano di Michele Fazioli per DINAMOpress.
Foto di copertina: Pink House. Macri stringe la mano all’ex-Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, durante il vertice del G20 a Osaka, dove hanno celebrato la conclusione dell’accordo Mercosur-UE firmato a Bruxelles il giorno precedente.