ROMA
Protesta contro Acea: «Basta profitti sull’acqua»
Un flash mob durante l’assemblea annuale degli azionisti ricorda le gravi responsabilità dei vertici dell’azienda nella gestione della risorsa idrica sempre più da tutelare, mentre vengono spartiti i dividendi annuali tra gli azionisti interessati solo al profitto
Oggi attivisti e attiviste di Fridays For Future e del Comitato Romano Acqua Pubblica hanno organizzato un flash mob davanti alla sede principale di Acea, la multinazionale che gestisce l’acqua a Roma e in tante altre zone del centro Italia. Nel frattempo all’interno dell’edificio, a porte chiuse, gli azionisti di maggioranza svolgevano la propria assemblea generale, senza permettere nessuna interazione né la diretta streaming. Anche Acea come Eni, Unicredit e Enel ha approfittato dell’emergenza coronavirus per limitare ancora di più la democrazia e impedire le critiche contro la gestione dell’azienda.
Gli attivisti e le attiviste, rispettando le norme di distanziamento fisico, hanno srotolato un grande striscione con scritto «Giù le mani dall’acqua» e un altro «No Water, No Future, Acea ripara le perdite!» all’ingresso principale di piazzale dei Partigiani, indossando cartelli con scritto «STOP al virus dei profitti sull’acqua». Hanno fatto risuonare borracce e bottiglie svuotate e riempite di monete, cantando una canzone che descrive le politiche dell’azienda sulle note de “la società dei magnaccioni”.
«Il lockdown ha reso le condizioni economiche di tante famiglie italiane ancora più precarie di quanto già non fossero. Ma piuttosto che alleggerirne le condizioni, Acea ha preferito incrementare le bollette, senza che ciò fosse giustificato da un aumento della qualità del servizio», dichiara Sara di Fridays for Future.
«In piena emergenza sanitaria ad alcune famiglie è stato negato l’accesso all’acqua, dal momento che Acea non ha voluto effettuare i riallacci delle utenze distaccate. Piuttosto che investire nella manutenzione della rete idrica o per agevolare l’accesso alla risorsa delle famiglie in difficoltà, Acea preferisce ridistribuire i profitti come dividendi ai privati azionisti, che nell’assemblea di oggi arriveranno a spartirsi 166 milioni di euro».
La stessa Banca Centrale Europea ha raccomandato alle aziende di non spartire i dividendi con gli azionisti a causa della crisi economica in cui stiamo entrando, ma evidentemente l’appello è rimasto inascoltato.
Nella serata del 28 maggio era stato organizzato un webinar per approfondire le politiche dell’azienda e per rendere pubblico quanto sarebbe stato denunciato se l’accesso all’assemblea fosse stato garantito come negli altri anni.
«Anziché riparare le perdite, l’azienda ha costruito un potabilizzatore per l’acqua del Tevere», spiega Paolo del Comitato Romano Acqua Pubblica, «così l’acqua di ottima qualità che proviene dalle montagne viene sprecata nella rete e ai romani viene data l’acqua di un fiume che esperti dicono non potrà mai essere realmente depurata di tutti i metalli pesanti in essa presenti. Ne è stato costruito uno già in funzione per un piccolo numero di cittadini di Roma Nord e si programma di farne un altro molto più grande».
Per l’azienda investire in opere che facilitino l’aumento del consumo idrico è un vantaggio, perché aumentano i consumi, aumentano le bollette e aumentano le quotazioni in borsa, mentre, secondo un’ottica mercantilista, politiche di tutela della risorsa e di riparazione delle perdite non avvantaggiano gli azionisti.
Origine della scelta di investire nel potabilizzatore è la crisi idrica dell’estate 2017, durante la quale l’azienda fece uso dissennato dell’acqua del lago di Bracciano, per il quale è stata recentemente rinviata a giudizio per disastro ambientale.
Gli attivisti hanno ricordato che l’azienda è ancora oggi proprietà del Comune di Roma al 51%, ma la gestione della partecipata da parte del Campidoglio è stata sempre quanto meno “timida” a prescindere dal partito di maggioranza in Consiglio. La presenza di soci di peso quali Caltagirone o Suez S.p.a. ha fatto sì che in tutti questi anni l’azienda venisse sempre gestita secondo i dettami neoliberisti orientati al profitto anziché a tutela del bene ambientale e degli interessi della cittadinanza con un ruolo totalmente subalterno da parte del Comune. Si è ricordato pure che la Sindaca Raggi promise nel 2017 che la metà delle perdite della rete idrica sarebbero state riparate. Sono passati tre anni, ci si avvicina a una estate in cui soffriremo la siccità in modo paragonabile a quell’anno e nulla è stato fatto, quasi la metà dell’acqua immessa nella rete si perde per scarsa manutenzione.
Sempre Paolo del Comitato Romano Acqua Pubblica ha ricordato che complice di questa situazione è pure la Regione che ha lasciato inattuata una legge di iniziativa popolare del 2012 che prevedeva un uso partecipato pubblico e comune della risorsa acqua e che avrebbe evitato disastri come quello del Lago di Bracciano. Nel Lazio l’azienda principale è Acea e nessuno, neppure in Regione, ha voluto scontrarsi con i soci “pesanti” dell’azienda.
A 9 anni dal referendum per l’acqua pubblica tradito dalle istituzioni nazionali che hanno totalmente disatteso la richiesta di milioni di Italiani, la richiesta di una gestione pubblica e partecipata del bene comune idrico rimane sempre più urgente, tanto più all’interno della crisi climatica globale che stiamo affrontando che renderà la risorsa acqua un bene sempre più prezioso, da tutelare perché sia garantito a tutte e a tutti.