Rapporto “Human Cargo”: i migranti tra Italia e Grecia

L’Odissea dei migranti in Grecia fino al respingimento nei porti italiani

Sabato 8 dicembre, a ESC Atelier, abbiamo avuto l’occasione di presentare tre report davvero preziosi. Tre documenti che raccontano quello che succede lungo la strada percorsa dai migranti che tentano di raggiungere l’Europa attraversando la Grecia. Un cammino scandito da alcune tappe forzate: Evros, Atene e poi Patrasso. Fino ai porti italiani dell’Adriatico, dove le autorità italiane continuano a realizzare respingimenti arbitrari e spesso illegali, che mettono a rischio la vita di tantissimi migranti.

Per creare un terreno comune di informazioni abbiamo scritto questo testo, sintetizzando “per tappe” il contenuto dei tre report e linkando un insieme di articoli, descrizioni, immagini, video. Questo materiale è utile a tracciare uno schizzo della realtà contro cui si scontrano quotidianamente i migranti finiti nell’epicentro della crisi europea.

ESC Infomigrante (http://infomigrante.wordpress.com)

Crisi e gestione dei flussi migratori: l’Odissea dei migranti che tentano di attraversare la Grecia

Sulle rotte percorse dai migranti per raggiungere l’Europa c’è una trappola: la Grecia. Le politiche di esternalizzazione dei controlli di frontiera degli ultimi dieci anni, gli accordi di cooperazione con Marocco, Tunisia e Libia, le missioni di Frontex nel mar Egeo, hanno trasformato profondamente il quadro generale dei flussi migratori mediterranei. L’Unione Europea ha risposto alle richieste di migliaia di persone in viaggio verso migliori condizioni di vita con muri, prigioni, navi militari ed eserciti. Le politiche migratorie europee sono responsabili delle vite affondate nel Mediterraneo, trasformato in una grande fossa comune, e di quelle rimaste intrappolate nei deserti africani, nei centri di detenzione libici, nelle carceri tunisine e marocchine.

Altro che premio nobel per la pace! Da vent’anni l’Europa è in guerra contro decine di migliaia di persone armate solo delle proprie speranze!

Attraverso la strategia di esternalizzazione, l’Unione Europea ha coinvolto in questa guerra dittatori sanguinari, finanziandoli con denaro e armi. Nonostante gli altissimi costi economici, politici, ma soprattutto umani dell’esternalizzazione dei controlli di frontiera, i flussi migratori non si sono fermati. Se è vero che le partenze dalle coste nordafricane sono diminuite in maniera consistente (a parte i pochi mesi di disordine geopolitico dello scorso anno), le persone non hanno smesso di partire. Al contrario, hanno soltanto modificato le proprie traiettorie migratorie, dirigendosi in maniera sempre più massiccia verso est, verso il confine greco-turco: la nuova breccia della fortezza Europa.

Leggi:Grecia: la Lampedusa d’Europa

Evros, porta d’Europa.

Il primo report che presentiamo si intitola: “Walls of shame. Accounts from the inside: the detention centres of Evros”. L’oggetto di questa ricerca è la regione di Evros, il fiume che separa Grecia e Turchia. Per molti migranti questa terra costituisce il primo lembo d’Europa: l’inizio della fine di un sogno. Ad Evros, infatti, i migranti vengono arrestati e rinchiusi in centri di detenzione a dir poco disumani. In questi luoghi si registra la mancanza assoluta delle condizioni minime per tutelare la dignità dei migranti detenuti. Nei centri non c’è acqua calda, né elettricità. Gli spazi di cui può usufruire ogni persona si misurano in centimetri quadrati. Donne, uomini e bambini sono rinchiusi nelle stesse celle, con tutti i pericoli che derivano per i soggetti più deboli da una simile promiscuità. Contattare un avvocato o ricevere la visita di un medico è praticamente impossibile. Le violenze e i soprusi della polizia costituiscono la realtà quotidiana. Tutto viene gestito senza alcun tipo di attenzione per le problematiche specifiche delle singole persone, secondo automatismi che la legge e i trattati internazionali proibiscono. Non viene garantita alcuna forma di protezione agli individui vulnerabili (minori non accompagnati, donne incinta, disabili). L’accesso alle procedure per la richiesta di asilo è di fatto negato.

Tutto questo non accade in modo occasionale o sporadico, a causa degli abusi di qualche singolo poliziotto o dell’incapacità di alcuni dirigenti, ma è organizzato in forma sistemica. La continua violazione dei diritti fondamentali e i trattamenti inumani e degradanti costituiscono veri e propri strumenti di contrasto dei flussi migratori. In barba a tutte le leggi europee e ai trattati internazionali sui diritti umani e sulla protezione dei richiedenti asilo.

Atene, capitale dei soprusi.

L’Odissea dei migranti che hanno la sfortuna di finire nella penisola ellenica continua anche oltre l’area che circonda Evros. Una volta superata Alexandroupoli, capitale della regione, i migranti si dirigono verso Thessaloniki e da lì prendono il treno per Atene. Appena arrivati nella capitale può succedere quello che documentano questi due video:

Video: Immigrants arrested on greek train

Immigrants arrested on greek train e Operation Zeus Xenios

Capita che la polizia decida di aspettare i migranti alla stazione di Larissa, per “respingerli” verso il nord del paese con il treno successivo o semplicemente per arrestarli. Chi non si imbatte sin da subito nella Astynomia Police non ha più fortuna. Il quadro generale è davvero drammatico.

La Grecia non regolarizza un migrante economico dal 2004. In questo stato, non avere i documenti significa non poter andare in ospedale, neanche per le urgenze. Cioè, se ti becchi una coltellata da un nazista qualsiasi, rischi di morire senza che nessuno provi a salvarti, perché esiste una legge che punisce penalmente, e in maniera dura, i medici che curano un clandestino.

In questa situazione, ai migranti rimane solo una possibilità: chiedere asilo politico. Tutti cercano di avviare la procedura per ottenere quella maledetta carta rosa che, teoricamente, dovrebbe garantire le cure ospedaliere o un parto decente o qualche medicina, almeno per un po’…

… Chiedere asilo, però, non è affatto semplice. In tutte le città, ma soprattutto ad Atene, le questure accettano settimanalmente un numero irrisorio di richieste. Ciò rappresenta una scelta strategica precisa delle autorità greche: limitare materialmente l’accesso a un diritto stabilito a livello internazionale da trattati cui la Grecia è vincolata.

Ad Atene l’ufficio stranieri della polizia si trova in via Petrou Ralli: un nome conosciuto da tutti i migranti della città, un nome che mette i brividi a chi è dovuto passarci almeno una volta. La polizia accetta 60 richieste di asilo a settimana (erano 20 fino a pochi mesi fa). Un numero così basso in una metropoli di oltre 5 milioni di abitanti e con centinaia di migliaia di clandestini e potenziali richiedenti asilo significa soltanto una cosa: bloccare materialmente l’accesso all’asilo…

L’odissea di un profugo in via Petrou Ralli
Dozens queue every week in Athens to apply for asylum (UNHCR)


… Non solo! Il fatto che vengano accettate soltanto 60 richieste a settimana produce “effetti collaterali” di non poco conto: fuori da quell’ufficio, la gente si accampa 2/3 giorni prima dell’apertura, al freddo, senza cibo, con poca acqua. Minori non accompagnati, che hanno bisogno di entrare in un centro, si mischiano a donne incinta, che hanno urgenza di una visita ginecologica, e a uomini, magari vittime di torture, magari con parenti e amici morti durante il viaggio. Ma neanche accampandosi giorni prima è possibile davvero avviare la procedura: quei 60 posti a settimana, infatti, costituiscono un bel mercato per le bande criminali, spesso composte da migranti stessi. Nella notte tra il giovedì e il venerdì (il giorno in cui si ricevono le domande di asilo) capita spesso che gruppi organizzati arrivino armati di pietre, spranghe e bastoni per cacciare le persone in fila e vendere gli ingressi ai loro “clienti”. Questo succede senza che la polizia intervenga.

Pagina web di “Campaign for the access to asylum in Greece”“Campaign for the access to asylum in Greece”

Sulla vita quotidiana dei migranti si potrebbe continuare a dire molto altro: aggressioni impunite, razzismo, negazione di qualsiasi diritto, cancellazione completa della loro dignità, deumanizzazione…

Di seguito alcuni link per approfondire le diverse questioni.

How much further? (Video di ECRE: European Council on Refugees and Exiles)
A new, dynamic start against racism, waiting for your support! (editoriale dell’UNHCR)
Announcement about the victims of racist violence
Il razzismo e il fascismo dei nostri giorni sono postmoderni
Hate on the streets. Xenophobic violence in Greece. (Report di Human Rights Watch, luglio 2012).

…A tutto questo si aggiunge la furia razzista e assassina dei nazisti di Alba Dorata. Questa banda di criminali ha costruito gran parte del proprio consenso grazie alla produzione sociale di odio nei confronti dei migranti. Il primo partito nazista della storia greca è riuscito ad entrare in parlamento e ad assumere il controllo di interi quartieri di Atene, aiutato, spalleggiato, protetto dalle retoriche xenofobe di Pasok e Nea Demokratìa. Alba Dorata si presenta con una maschera anti-sistema, tentando di cavalcare il malcontento sociale, ma in realtà fa quello che i fascisti hanno fatto sempre e in ogni posto: il lavoro sporco per conto del capitale. E infatti, l’impunità garantita alle scorribande naziste, ai pogrom nei quartieri dei migranti, alle aggressioni e agli omicidi compiuti dai militanti di questa formazione politica testimoniano la profonda compenetrazione tra stato e para-stato che esiste oggi in Grecia. Alba Dorata non è altro che l’ennesimo strumento di gestione della crisi necessario al capitale finanziario per imporre le sue ricette, nel momento in cui la ferocia dell’attacco contro la società realizzato dalla Troika rende impossibile qualsiasi patto sociale e qualsiasi forma di governo per mezzo del consenso.

Su Alba Dorata e le sue collusioni con i poteri statali:

Report: Golden Dawn, 1980-2012. The Neonazis’ Road to Parliament
Una testimonianza dall’inferno del quartier generale della polizia di Atene
Greece flirts with tyranny and Europe looks away
Desperate to keep the police on side, is the Greek government overlooking violent abuses?
Greek police collude with fascist Golden Dawn group

Sulla fine del patto sociale e delle prerogative democratiche:

Ci hanno dichiarato la guerra. Cosa c’è che non capisci?
Prove di guerra civile?
Eichmann alla stazione di Larissa
Abbiamo la dittatura?

Patrasso, torture al porto

Per scappare dall’inferno greco la maggior parte dei migranti tenta la via dell’Adriatico. Tra i porti che affacciano su questo mare e che collegano la penisola ellenica con quella italiana, quello di Patrasso è quello più attraversato. “I came here for peace. The systematic ill-treatment of migrants and refugees by state agent in Patras” è il rapporto che documenta il trattamento riservato ai migranti dalla polizia e dagli agenti del porto. Se avete lo stomaco leggero o qualche residuo di fiducia nella presunta umanità delle forze dell’ordine, evitate di leggerlo. Le testimonianze dei migranti parlano di gente obbligata ad entrare in mare in pieno inverno; di persone inseguite e azzannate da cani addestrati e/o massacrate di botte da gruppi di agenti; di scosse elettriche trasmesse con i taser; di minori pestati ripetutamente, insultati e spaventati; di medici degli ospedali pubblici che si rifiutano di refertare i pazienti aggrediti dalla polizia e di molto altro.

E’ verso questo inferno che le autorità italiane dei porti dell’Adriatico respingono i migranti: verso un luogo in cui le parole “dignità” e “diritti umani” non hanno più alcun senso, una città che si trova a poche decine di chilometri dal tacco dell’Italia, una città della democratica Europa, una città che per i migranti rappresenta l’inferno.

Qui di seguito altri link utili sulla situazione nella città di Patrasso.

Comunicato stampa della Kìnissi di Patrasso (movimento di difesa dei rifugiati e dei migranti)
Patrasso: Messaggio da un gruppo di immigrati
Patrasso: Picchiati senza pietà tre Afghani.
Una domenica pomeriggio a Patrasso (o come la società greca resiste al razzismo)
Alba Dorata assalta fabbrica abbandonata dove dormoni i migranti:

I respingimenti nei porti italiani

Descrivere la situazione che i migranti vivono oggi in Grecia, nelle diverse città, è necessario per contestualizzare il contenuto dell’ultimo report, “Human Cargo – Arbitrary readmissions from the italian sea ports to Greece”. Questo documento racconta come le autorità italiane dei porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi continuano a respingere verso la Grecia quei migranti che, nonostante tutto quello che abbiamo provato a descrivere, sono riusciti a lasciarsi alle spalle l’inferno, nascosti sotto un camion e dentro una nave.

A partire da questi porti possiamo cogliere l’ipocrisia della politica dell’immigrazione italiana: pubblicamente rispettosa dei diritti umani e delle sentenze internazionali che dichiarano la Grecia “paese non sicuro” e che proibiscono di deportare in quel territorio i richiedenti asilo; violenta e feroce nelle aree isolate dei porti e nelle stanze chiuse delle navi, dove i migranti che vengono fermati sono immediatamente respinti indietro verso Patrasso o Igoumenitsa, verso le botte della polizia e dei nazisti, verso l’assenza di cure mediche e di cibo, verso la violazione continua di qualsiasi diritto. Questi respingimenti, inoltre, vengono realizzati senza rispettare le procedure previste dal trattato bilaterale italo-greco, senza l’ausilio di interpreti, impedendo alle persone di chiedere asilo in Italia, evitando rigorosamente di proteggere almeno i minori, anche loro mandati indietro alcuna pietà.

Di tutto questo e di molto altro parliamo sabato 8 dicembre, alle ore 18, a ESC Atelier (via dei Volsci 159) con:

Katerina Tsapopoulou, avvocatessa del “Group of Lawyers for the Rights of Migrants and Refugees” di Atene e co-autrice dei tre report cui abbiamo accennato

All’incontro intervengono: ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), MEDU (Medici per i Diritti Umani), Stefano Liberti (Giornalista), Senza Confine (Associazione sociale, culturale e politica), Casa dei Diritti Sociali (Associazione di volontariato laico).