Povertà. Palermo: le case ci ammazzano.
“I crolli nella loro drammaticità hanno anche quella di non cancellare le tracce,di riuscire a raccontare l’intorno”
Palermo. Le due case crollate nella notte si sono accartocciate dopo aver emesso gemiti e lamenti. Non sono bastati a salvare due persone (tanti i corpi recuperati fin’ora). Chi si è salvato c’è riuscito schizzando via miracolosamente sotto una pioggia di calcinacci e pezzi di cemento. La foto( Sky 24)che riportiamo è eloquente. I crolli nella loro drammaticità hanno anche quella di non cancellare le tracce,di riuscire a raccontare l’intorno. Anche quando sembrerebbe impossibile. Un tessuto edilizio, fatto di case appoggiate le une alle altre, dove il disegno, sul muro nella parete della casa confinante, del corpo scale schiantato, sembra confermare l’osservazione di Goethe “a Palermo un edificio riceve forma ed esistenza soltanto dal caso”. Questa volta il caso è rappresentato dall’aver voluto realizzare un nuovo piano. Come un disegno di un architetto restio alle regole costruttive , osservando la foto, si vede che l’ultima rampa non segue allineamenti.
Prima si ritrae, poi prende slancio dal lastrico solare originario per rubare un pezzetto di cielo. Si parla già, ed è così, di abusivismo e in molti oggi condanneranno quest’atto. Magari saranno gli stessi che, nelle loro assemblee regionali, hanno approvato e spinto altrettanti piani casa che proprio questi abusi hanno reso legge. Sopraelevazioni, rifusioni, ampliamenti a go-go perché la città, e anche noi che nella città viviamo, non dobbiamo essere altro che merce. Oltre trent’anni fa per risanare il centro storico di Palermo, minato dai crolli, fu costituita una commissione di quattro saggi che non produssero alcun risultato. Così come non sembra aver dato risultati apprezzabili il nuovo (sic) piano regolatore. L’urbanistica non basta. Cerca rimedi impossibili senza riconoscere l’esistenza, nel nostro paese, di una vera e propria questione territoriale. I piani casa non trasformano le condizioni di povertà dell’abitare. Sono l’espressione di forme di comando per realizzare la mercificazione della metropoli. Il crollo di Palermo dimostra, ancor più della responsabilità del singolo, che hanno deciso e per sempre di non interviene per risanare un patrimonio edilizio ormai in dissoluzione. Il territorio dovrà essere continuato ad essere usato per accogliere case su case. Il crollo di Palermo si lega alle occupazioni romane. Queste decidendo di abitare l’invenduto praticando un vero e proprio progetto di recupero sono l’antidoto a fatti come questo. Combattono morte e degrado che, urlano alla città, non sono solo un caso.