EUROPA
Polonia, elezioni presidenziali a tutti i costi
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, in Polonia sembra ormai confermata la data del 10 maggio. Il Presidente in carica Andrzej Duda e il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) non sono intenzionati a posticipare il voto, nonostante i casi di Covid-19 siano circa 13 mila e il premier Morawiecki (PiS) abbia già annunciato nuove misure restrittive per contenere la pandemia a livello nazionale. Inutili e inascoltati gli appelli di rinvio auspicati dalle opposizioni e dagli esperti sanitari. L’esecutivo va dritto per la sua strada quasi in stile Orbán, come ha sempre fatto negli ultimi 5 anni. Ancora una volta il favorito per la vittoria finale è Duda
È passato ormai un mese e mezzo da quando il governo polacco, per fronteggiare la pandemia di coronavirus, ha scelto di chiudere le scuole, gli uffici e i servizi non necessari, bloccando tutti i confini nazionali. A causa del Covid-19 i trasporti, i negozi, i centri commerciali, i musei, le biblioteche e gli hotel non ripartiranno prima del 4 maggio. I provvedimenti hanno causato gravi problemi alla solida economia nazionale ma anche disagi alle frontiere, dove migliaia di immigrati ucraini sono rimasti bloccati mentre tornavano nel loro paese. Su una questione però il governo è stato irremovibile: le elezioni presidenziale del 10 maggio. I candidati dell’opposizione ne chiedono da quasi due mesi il rinvio, considerando l’emergenza sanitaria l’unica vera priorità della Polonia. Anche 40 Ong e circa 500 medici hanno chiesto di posticipare il voto, consapevoli delle fragilità e della mancanza di risorse del sistema sanitario polacco. «In questo momento dovremmo occuparci di aiutare i polacchi in difficoltà. Quelli che perdono il lavoro, che hanno imprese, i medici, gli infermieri. Questo dovrebbe essere il nostro principale obiettivo», ha dichiarato Małgorzata Kidawa-Błońska, la candidata di Piattaforma Civica (PO). L’esecutivo, finora, non ha minimamente considerato gli appelli dell’opposizione e degli esperti.
Quattro settimane fa, il Parlamento ha invece votato a favore di due emendamenti nel cuore della notte: ha prima proposto il voto per posta per gli over 60 e poi suggerito di estendere la stessa modalità a tutti gli elettori. Il governo è riuscito a fare passare questa seconda opzione con una modifica della legge elettorale che consentirà ai polacchi di votare esclusivamente da casa. Con questo sistema, le schede elettorali saranno consegnate via posta a circa 30 milioni di elettori e ogni cittadino depositerà la propria scheda in apposite cassette postali, collocate nei pressi delle abitazioni. Anche se manca il via libera del Senato e la costituzione proibisce modifiche alla legge elettorale nei sei mesi precedenti le elezioni, il voto si terrà quasi sicuramente nella data stabilita.
D’altronde Kaczyński non ha mai avuto dubbi. Il leader del partito PiS ha sempre affermato che le elezioni non sarebbero state mai rimandate.
In precedenza, il vicepremier Gowin aveva ipotizzato il rinvio del voto alla primavera del 2021 per garantire la sicurezza dei cittadini, come d’altronde continua a chiedere buona parte dell’opposizione. Gowin aveva poi formulato l’ennesima, bizzarra proposta: una riforma costituzionale lampo che avrebbe portato a 7 anni la durata della carica di capo di Stato, invece degli attuali 5. Fortunatamente, quest’idea non ha avuto seguito e il vicepremier si è dimesso, in polemica con l’esecutivo. Il gruppo parlamentare del PiS ha poi presentato la stessa proposta di riforma ma, trattandosi di una modifica costituzionale, sarebbe necessario il sostegno di un numero significativo di voti dell’opposizione, cosa impensabili allo stato attuale.
Il partito di destra conservatrice PiS guida saldamente la Polonia dal 2015, anno in cui ha conquistato la maggioranza assoluta in Parlamento e vinto le elezioni presidenziali con Duda. Da allora, malgrado le accuse di autoritarismo e i continui scontri politici con la magistratura, l’Unione Europea e buona parte della società civile, il governo non ha mai rischiato di cadere. A testimoniare tale egemonia politica c’è stata anche l’affermazione alle elezioni parlamentari dello scorso ottobre. La sinistra è tornata in Parlamento, ma i conservatori del Pis hanno ottenuto altri 4 anni alla guida della Polonia e un ruolo di primo piano all’interno del “gruppo Visegrád”.
Il mandato del Presidente Duda termina ad agosto e, come previsto dalla Costituzione, la scelta del prossimo capo di stato spetterà al popolo. Duda si è ricandidato ed è il favorito per la vittoria finale, forte del sostegno del partito PiS e di sondaggi che lo vedono quasi al 50% delle preferenze. La principale sfidante è Małgorzata Kidawa-Błońska, membro dello schieramento di centrodestra Piattaforma Civica (PO), formazione moderata ed europeista d’ispirazione liberale che ha guidato la Polonia fino al 2015. Altro candidato da tenere sott’occhio è Władysław Kosiniak-Kamysz, leader del Partito popolare polacco (PSL), formazione di centrodestra molto apprezzata nelle zone rurali e nei piccoli centri. I sondaggi dicono che però i candidati di PO e PSL, se si votasse oggi, sarebbero entrambi sotto il 15% delle preferenze.
Troppo lontano da Duda è anche il leader della sinistra Robert Biedroń, ex sindaco della cittadina di Słupsk, storico attivista Lgbt e capo del partito Primavera (Wiosna): i sondaggi lo danno sotto il 10%, ma la speranza di una parte dell’opposizione è che Biedroń possa avere un ruolo decisivo in caso di ballottaggio. Gli altri candidati sono il sorprendente Hołownia, giornalista e conduttore tv (5-8%), e Bosak, membro del partito di estrema destra Coalizione per la libertà e l’indipendenza (Konfederacja). La distanza con Duda rimane però incolmabile per tutti i candidati.
Il 10 maggio, probabilmente, la Polonia dovrà scegliere il suo prossimo Presidente, ma il clima rimane molto teso. Il picco dei contagi è atteso proprio nelle prossime settimane, mentre la spinta a votare contrasta con la quarantena e una crisi socio-economica all’orizzonte. A tal proposito, il premier Morawiecki ha già annunciato che alcune restrizioni rimarranno in vigore e ha inoltre presentato un nuovo scudo finanziario di circa 73 miliardi di euro.
L’opposizione continua a denunciare diverse irregolarità, come l’impossibilità di svolgere una normale campagna elettorale e la sovraesposizione mediatica di Duda sulla TV nazionale.
Infatti, solo il 6 maggio l’emittente televisiva pubblica TVP1 trasmetterà un dibattito tra tutti i candidati.
Il voto per corrispondenza sta mettendo a dura prova il servizio postale polacco, senza contare il rischio per la salute dei cittadini e per i circa 25 mila postini coinvolti nelle consegne e nel ritiro delle schede elettorali. Proprio per questo, qualche settimana fa il governo avrebbe nominato Tomasz Zdzikot, ex viceministro della Difesa, nel consiglio di amministrazione delle poste polacche, con il chiaro intento di avere una persona di fiducia al posto giusto. Ma rimangono forti dubbi riguardo alla trasparenza e alla riservatezza del voto.
Małgorzata Kidawa-Błońska (PO) non ha esitato a dire che, con la riforma della legge elettorale appena approvata e tutti gli altri escamotage usati dall’esecutivo, «il PiS sta conducendo un colpo di stato per garantirsi il pieno potere per i prossimi anni». La candidata parla del voto come di un «atto criminale», facendo un parallelismo con le scelte autoritarie di qualche settimana fa di Orbán, da anni punto di riferimento del governo polacco e guida dell’asse sovranista Budapest-Varsavia.
Anche i rappresentanti della Commissione europea e dell’OSCE hanno espresso preoccupazione per l’idea del governo polacco di proseguire con le elezioni presidenziali, avvertendo che potrebbero non soddisfare gli standard democratici internazionali.
Il rischio è che in Polonia, come in Ungheria e Serbia, si stia sfruttando l’emergenza Covid-19 e la popolarità nei sondaggi per consolidare ancora una volta tendenze politiche illiberali, imponendo le elezioni presidenziali a colpi di interventi legislativi poco democratici.
Ad esempio, due settimane fa è stato di nuovo messo in discussione l’aborto e la possibilità d’interrompere volontariamente una gravidanza anche in caso di gravi e irreversibili deformazioni del feto.
L’ex Presidente e Premio Nobel Wałęsa, storico fondatore del sindacato Solidarność e oppositore del governo in carica, ha pubblicato ieri una lettera insieme ad altri ex premier ed ex Presidenti della Polonia. Nella missiva si parla di «pseudoelezione» e i firmatari hanno dichiarato che non voteranno, invitando i polacchi a fare lo stesso. “Speriamo che agiscano nello stesso modo i candidati e gli elettori che condividono la nostra preoccupazione per il futuro democratico della Polonia”, si legge nella lettera.
Secondo recenti sondaggi, quasi il 70% dei polacchi ha dichiarato che preferirebbe non votare a maggio. Altri dati pronosticano un’affluenza al di sotto del 50%, un’ulteriore segnale che la controversia sul voto non sta facendo bene al Paese e che la maggioranza degli elettori avrebbe preferito un rinvio delle elezioni. Proseguono intanto gli incontri tra i leader dell’opposizione nel disperato tentativo di bloccare la decisione del governo, il quale nel frattempo ammette di avere alcune difficoltà logistiche nell’organizzazione del voto. Il favorito, se davvero si votasse il 10 maggio, rimane comunque Duda. Ora spetta ai polacchi scegliere cosa fare del loro futuro e della loro democrazia.