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ROMA

Più cemento nelle norme del nuovo piano regolatore di Roma

Quasi la metà degli articoli delle Norme Tecniche del Piano Regolatore sono stati modificati e adottati. Prima dell’approvazione definitiva il Consiglio Comunale dovrà decidere quali osservazioni accogliere o respingere. Associazioni della società civile hanno espresso in una conferenza stampa tutte le loro perplessità, alle quali si aggiungono quelle della Soprintendenza Belle arti e paesaggio di Roma

«Semplificare le leggi che impattano sulle procedure urbanistiche, per allentare i lacci che imbrigliano i processi di trasformazione della città nel segno della semplificazione. Puntando a definire un quadro legislativo coerente a livello nazionale, regionale e comunale, con norme più snelle ed efficaci per la gestione del territorio, procedure chiare e flessibili per rispondere ai bisogni delle comunità, anche attraverso una collaborazione fattiva e proposte concrete da parte dei professionisti che si confrontano quotidianamente con la necessità di razionalizzare la normativa esistente». Questa la richiesta unanime che veniva espressa nel corso di un convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti a Roma a ottobre 2024 alla presenza di amministratori e operatori dell’edilizia.

La parola rigenerazione diventava in quell’occasione sinonimo di semplificazione. E semplificazione si trasformava in cancellazione delle regole, di tutte le norme, in particolare quelle approvate con il PRG del 2008.

Detto, fatto! A dicembre sono state adottate le nuove norme tecniche di attuazione del PRG, indispensabili per “rigenerare”.  Generare di nuovo, recuperare un precedente stato di dignità,  ristabilire l’integrità strutturale del tessuto urbano, questo significa rigenerare. E invece tutto si riduce ad agevolare l’attività immobiliare con generosi premi di volumetria e incentivi di ogni tipo, ignorando i bisogni di chi la città la abita.

Il 9 aprile nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio sono state illustrate dalle tante associazioni che le hanno analizzate, tutte le criticità delle nuove norme tecniche elaborate dall’amministrazione Gualtieri.

Come ha spiegato Barbara Pizzo di Roma Ricerca Roma «gli standard stabiliti per legge diventano opzionali ed è possibile “monetizzarli” cioè i servizi pubblici, i parcheggi e le aree verdi non realizzate vengono sostituiti dal versamento di somme in denaro.  Come se il denaro potesse sostituire una scuola che non si farà, un parco dove i bambini possano giocare e spazi per i parcheggi».

I nuovi carichi urbanistici che andranno a influenzare la vita dei quartieri, vengono ignorati, come se la demolizione di un capannone e la sostituzione con un edificio per cento nuovi abitanti non comportasse la necessità di adeguare alle nuove esigenze i servizi, il trasporto, le aree verdi…

Sabrina del Forum della Snia ricorda come Roma sia tra le città che ha aderito al programma stabilito dalla Legge europea sul clima, che innalza l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica. Per questo sarebbe stato opportuno aggiornare la Rete Ecologica riconoscendone l’importanza e adeguando la consistenza delle aree alle esigenze di adattamento e resilienza ai cambiamenti climatici.

La modifica delle norme tecniche sarebbe stata l’occasione per includere le zone irrinunciabili dell’Agro per preservare i varchi tra gli spazi liberi della città e quelli aperti verso la campagna e il mare, le pertinenze riparie del reticolo idrografico anche minore, le aree verdi di risulta interne ai tessuti edificati, le previsioni di verde pubblico.

La tutela delle aree verdi è stata rivendicata dal comitato “Si Parco, no Stadio” che si oppone alla trasformazione dell’area destinata a parco pubblico, dove c’è un vero bosco urbano, a sedime per realizzare il nuovo stadio con le tante cubature connesse. Così come dal comitato che difende un’area adiacente alla città giudiziaria dove si vuole costruire altra volumetria. L’area viene descritta come abbandonata, sporca, pericolosa, ma racconta Maria Teresa «l’area ricade nella riserva naturale di Monte Mario e al suo interno c’è un vecchio casale. Da molti anni gli abitanti si battono per farne un giardino».

Thaya Passarelli di Carte in Regola mette in evidenza come le modifiche alle norme tecniche rappresentino l’asservimento dell’amministrazione agli interessi dei privati, ignorando le esigenze della città pubblica. Anche sul metodo utilizzato rileva come sia stata trascurata ogni partecipazione e trasparenza. Eppure, come ricorda Barbara Macchi di Arci Roma: «Gualtieri nel suo programma elettorale aveva fatto della partecipazione uno dei punti principali».

Gli interventi dei  rappresentanti delle numerose associazioni hanno messo in evidenza le tante criticità riscontrate, come aver annullato ogni riferimento alla Carta della Qualità, che segna sulle mappe il patrimonio storico della città, mettendo in pericolo la tutela di tanti edifici storici.

Filippo di Friday For Future si chiede se i consiglieri e le consigliere comunali siano consapevoli di cosa voteranno, cosa quelle norme, scritte con linguaggio tecnico, produrranno sulla vita delle persone. Sono norme che non tutelano la biodiversità, non ampliano le aree verdi né riducono il consumo di suolo, che rimane possibile in tante aree della città.

Erano presenti la capogruppo del M5S al Consiglio comunale Linda Meleo che  ha detto: «Noi abbiamo votato contro, perché il ruolo dell’assemblea capitolina è stato cancellato. Il progetto della città non è più nelle mani di chi amministra, ma è delegato agli investitori privati».

«Queste norme tecniche hanno avuto l’appoggio di una larga maggioranza trasversale – ha raccontato Alessandro Luparelli capogruppo di Sinistra Civica Ecologista – la stessa che appoggia l’atterraggio del milione di metri cubi di compensazioni. Noi ci batteremo perché siano scelte aree dotate di servizi e trasporto su ferro. Sarà fondamentale per noi la verifica del carico urbanistico e l’adeguamento della rete ecologica in funzione del rischio climatico, per garantire la qualità della vita in città».

Intanto la Soprintendenza di Roma ha elencato in un documento tutte le criticità rilevate, in particolare ritenendo che le «norme sono espresse in modo astratto» e «la trasformazione del tessuto della città sembra essere affidata all’iniziativa dei singoli, anche privati, e attraverso procedimenti edilizi puntuali e diretti  sembra volersi delineare un nuovo sviluppo del territorio».

Secondo le osservazioni presentate dalla Soprintendenza le modifiche proposte si configurano come una variante generale al Piano e incidono in maniera sostanziale sulla tutela del paesaggio e della città storica.

Il 7 aprile è scaduto il termine per presentare le osservazioni dopo sarà l’amministrazione a decidere la stesura definitiva delle nuove Norme Tecniche da portare in assemblea capitolina per l’approvazione. Intanto c’è già chi sta scaldando i motori delle betoniere.

L’immagine di copertina è Daniele Napolitano

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