ITALIA

Pirone, attivista ed ex-rider: «Dalle aziende forzature sui contratti»

Nel settore della consegna di cibo a domicilio assistiamo a un cambio di paradigma complessivo: dal modello basato sul cottimo e sulla retribuzione della sola consegna, ora si stanno riconoscendo tutti gli istituti contrattuali “tradizionali”. Ma ci sono attriti fra lavoratori e aziende

Firmato il 29 marzo tra le organizzazioni sindacali confederali e la consociata italiana del gruppo Just Eat, l’accordo aziendale che inserisce i e le rider nel contesto del lavoro subordinato attraverso l’applicazione del Ccnl logistica è ormai entrato a pieno regime in tutta Italia.

L’adeguamento di lavoratori e lavoratrici del settore è partito da alcune città pilota e pian piano ha coinvolto tutto il territorio nazionale, ma non sono mancate criticità, prontamente sottolineate dalle Unions auto-gestite nate spontaneamente in tutto lo Stivale e facenti parte della rete Rider x i Diritti.

Abbiamo dunque contattato telefonicamente Maurilio Pirone, attivista, ex-rider e ricercatore presso l’Università di Bologna, che ha seguito la trattativa con l’azienda multinazionale sin dall’inizio.

A che punto siamo con l’applicazione del nuovo contratto?

Adesso si è chiusa la prima fase dell’accordo, quella della transizione. Siamo di fronte a un nuovo modello organizzativo, chiamato Scoober, ma anche a una nuova società: questo ha reso tutto più complicato perché i rider hanno dapprima dovuto recedere dal vecchio contratto di lavoro con Just Eat e fare domanda per un altro con Takeaway. Il gruppo imprenditoriale ha parlato in maniera, secondo me impropria, di avvio di una start-up, ma sarebbe meglio parlare di una ristrutturazione aziendale.

A livello contrattuale dunque, c’è stato un vero e proprio passaggio di consegne, che il gruppo Just Eat ha voluto effettuare anche con una certa fretta per via dell’inchiesta di Milano. Le aziende avevano infatti novanta giorni (anche se poi è stata concessa una proroga) per l’adeguamento rispetto alla regolarizzazione delle forme contrattuali e poi per il pagamento delle multe riguardo la sicurezza sul lavoro.

Rispetto a questa prima fase di transizione, adesso le cose stanno andando a regime: il passaggio è stato effettuato. Dopo l’accordo l’azienda è partita adattando il nuovo modello organizzativo a scaglioni: non tutte le città assieme. Ora però è in funzione in tutte le città: pian piano iniziano a vedersi i cambiamenti e con questi anche le buste paga, insieme ai primi problemi.

Nelle scorse settimane, numerose Union della rete Rider x i Diritti sono uscite con comunicati di denuncia molto forti nei confronti dell’azienda: tra le principali accuse rivolte a Just Eat Takeaway, una «farraginosa gestione delle assunzioni, fortemente burocratizzata ed esclusivamente digitale»…


La parte gestionale del passaggio è stata affidata a Randstad e questo ha causato dei problemi perché l’azienda diceva una cosa, ma l’agenzia olandese per il lavoro non era sempre aggiornata e ha gestito il processo con non poche difficoltà, ad esempio legati ai lavoratori migranti. Ci sono stati anche problemi tecnici come difficoltà a utilizzare gli applicativi online, uno strumento che rende sempre l’azione sindacale più difficile.

Inoltre Takeaway ha messo in conto che nel cambio di modello lavorativo, cioè Scoober, non tutti avrebbero accettato il passaggio. Questo ha portato a una nuova campagna di assunzioni. L’accordo però prevedeva il diritto di precedenza, fortemente voluto fortemente dalla rete di Union, per tutti i rider già dentro Just Eat, che potevano entrare nella nuova compagnia con lo stesso monte ore precedente. L’azienda però ha preso molto spesso sia i vecchi rider sia i nuovi con un contratto a dieci ore, per poi stabilire successivamente e in base ai flussi di lavoro se aggiungerne o meno altre. Si tratta di una forzatura rispetto all’accordo.

Tanti allora hanno denunciato il fatto che questo monte ore non fosse corrispondente a quello che effettivamente facevano, soprattutto quelli che prima invece stavano più tempo in strada. In molti si sono domandati perché prendere nuovi lavoratori a 10 ore, anziché darne 20 o 30 a chi già prima dava una disponibilità maggiore.

Come mai l’azienda ha pensato che non tutti i suoi affiliati accettassero il passaggio al nuovo modello, nonostante questo preveda maggiori tutele?


Ci sono diverse possibilità. Innanzitutto, bisogna chiarire che coloro che lavoravano con l’auto non sono stati ammessi, probabilmente per questioni di assicurazione. Inoltre, c’è stata una campagna di boicottaggio del nuovo modello da quell’area sindacale di destra che fa riferimento all’asse sindacale Ugl-Anar, la quale ha presentato il modello Scoober come un lavoro ormai non più remunerativo a partire da una logica legata esclusivamente al cottimo.

In più naturalmente il lavoro subordinato richiede anche dei doveri maggiori, altrimenti si rischia di andare incontro a sanzioni disciplinari: ci sono da rispettare dei turni, una cosa che magari non tutti possono fare. Inoltre, molti rider sono stati scoraggiati dalle ripetute difficoltà incontrate nella transizione dal vecchio al nuovo modello organizzativo.

Quali sono le principali novità del contratto sottoscritto alla fine di marzo?


Si tratta di un cambio di paradigma complessivo. Si passa da un modello “prendi i soldi e scappa” basato sul cottimo e sulla retribuzione della sola consegna, ad un modello “complessivo” dove sono riconosciuti tutti gli istituti contrattuali “tradizionali”. Un salario fisso orario e la certezza di riceverlo a prescindere dal numero di consegne sono senza dubbio le novità più rilevanti. Ci sono novità anche rispetto al processo lavorativo: ora ai rider sono assegnati dei luoghi della città da cui partire, mentre prima l’ingresso in turno era libero.

Questo però ha portato a un ulteriore motivo di attrito con l’azienda: il rimborso chilometrico, infatti, viene calcolato soltanto dal punto di ritiro a quello di consegna. E non è giusto: il conteggio andrebbe esteso a tutto il tragitto. Inoltre, sono emersi problemi pratici come la necessità di sospendere il servizio in caso di forti perturbazioni meteo, il cambio turni senza il rispetto dei termini di preavviso.

Finora, grazie al tavolo di monitoraggio fra azienda, confederali e Union della rete Rider x i Diritti si è riusciti ad intervenire prontamente su molti, non tutti, punti: lavoratori che non erano riusciti ad effettuare il passaggio di azienda sono stati poi reintegrati, ad alcuni sono state aumentate le ore. Ora che la ristrutturazione aziendale è stata completata, l’azienda sembra però aver cambiato atteggiamento ed è meno disponibile ad intervenire sulle questioni aperte.

Molti giornali e media hanno scritto che l’accordo inquadra i e le rider nel Ccnl del settore Logistica, Trasporto, Merci e Spedizioni. Non è esattamente così però, giusto?


Sì, in realtà l’accordo integrativo aziendale attualmente prevede alcune deroghe per i primi due anni, anche sulla parte retributiva, rispetto il contratto della logistica. Queste deroghe fanno riferimento innanzitutto alla paga oraria, al momento di 7,50€ + 1€ di tredicesima e quattordicesima: la paga però dovrebbe essere più alta e tredicesima e quattordicesima calcolate su questa. Così siamo sotto al 90% previsto da alcune clausole del Ccnl e anche tutte le altre voci ne risentono: per esempio anche quando vai a calcolare il Tfr. Inoltre, anche i permessi sono calcolati in deroga e dovrebbero essere aumentati.

Il lavoro notturno, che parte dalle 23 e non, come dovrebbe, dalle 22, prevede una maggiorazione, ma anche questa dovrebbe essere più alta. Stessa cosa vale per il lavoro festivo, per i supplementari e gli straordinari. Tutte le maggiorazioni insomma dovrebbero essere più alte da contratto della logistica. Questi sono punti su cui nei prossimi mesi ci saranno probabilmente nuove mobilitazioni. Va comunque precisato che inizialmente le deroghe previste da Just Eat erano molto maggiori, ma grazie a Rider x i Diritti si è cercato di avvicinarsi il più possibile a un’applicazione piena del Ccnl.

Non basta un accordo per garantire diritti pieni: se il Ccnl logistica rappresenta sicuramente un quadro normativo di riferimento molto importante, dall’altra la sua piena applicazione e rispetto sono il prossimo passo di un percorso di lotta che sta ottenendo importanti risultati.