OPINIONI

Perchè sognare una casa quando puoi avere una panchina?

La definizione del nostro abitare è determinato dalla cultura e la civiltà dell’epoca. È dunque questa la nostra civiltà?

Che “gioia, vitalità, entusiasmo” ci ha regalato la Design Week di Milano! Fra i tanti oggetti presentati che dovrebbero definire il nostro abitare del futuro uno ci ha lasciato senza parole. La “panchina per chi ha una casa e per chi non ce l’ha”. Sembra uno scherzo di cattivo gusto e invece è una cosa terribilmente seria.

Il design è accattivante, anche se pensiamo non tanto da far vincere il Compasso d’oro al suo progettista. È l’idea però di pensare a una panchina come luogo protetto notturno per chi vive in strada, grazie a un pannello mobile che sostituisce il tetto, che ci pare rivoluzionaria. Finalmente anche i più poveri avranno una casa, il loro luogo degli affetti e della quotidianità.

Considerando che la domanda è altissima ci sarà un gran vantaggio per il settore dell’arredo di alta gamma che trascina la nostra economia e fa crescere il Pil. In Italia lo scorso inverno erano 51.000 gli “invisibili” che vivevano in rifugi di fortuna sui marciapiedi, nelle stazioni e sotto i portici delle città. Nell’UE circa 700 mila persone affrontano ogni notte il problema dell’assenza di casa. Il fenomeno è aumentato del 70% in dieci anni.

Ci sono poi gli studenti fuori sede che, come succede a Bologna, dormono alla stazione. Per non dimenticare le 100mila persone che sono a rischio sfratto. Se continua così avremo bisogno di milioni di panchine e il giro d’affari del settore, che oggi raggiunge 45 miliardi di euro, crescerà a dismisura.

Unico appunto che ci sentiamo di fare è che per raggiungere la perfezione di questo rivoluzionario alloggio si sarebbe dovuto prevedere un foro sulla seduta per garantire all’abitante anche il servizio igienico.

Grafica di Vittorio Giannittelli