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Per una pedagogia oltre il lavoro

Esce per la collana Libri Monelli di Momo Edizioni “Libera e il Signor Lavoro”, un libricino per bambini scritto da Flavia Fazi e illustrato da Erica Silvestri che invita a ripensare l’etica lavorista tramite la quale, fin dall’infanzia, orientiamo le nostre esistenze. Un libro in grado di parlare più linguaggi e restare in equilibrio tra vari registri, evidenziando la volontà da parte dell’autrice di fornire spunti di riflessione adatti a tutte le età

«Libera! Hai un nome importante tu, lo sai?»
«Certo nonno!», dice Libera tutta fiera
«Bene».

È grazie agli occhi e alle orecchie di Libera, nome importante e temperamento fiero, che ci possiamo tuffare in questo dialogo da leggere tutto d’un fiato. Dialogo tra due mondi, senza dubbio, quello degli adulti e dei bambini, ma anche e soprattutto un dialogo a più voci tra i protagonisti di questa storia e il “Signor Lavoro”.

Quanto risultano buffi e bizzarri gli adulti, sempre di fretta e con il viso stanco, sotto il continuo ricatto del Signor Lavoro, che non lascia tempo libero e non permette di giocare, riposarsi, stare a casa con le persone che si amano. Eppure, nonostante i capricci del Signor Lavoro, tutti gli adulti della famiglia di Libera, seduti intorno a un tavolo, non fanno altro che concentrarsi sulle scelte che i bambini dovranno fare per accontentare questo signore. La ricetta è semplice: abbandonare i sogni e mettere la testa sulle spalle, bisognerà scegliere qualcosa di adatto a un lavoro serio e senza fronzoli.

È dentro a questa contraddizione che, grazie all’aiuto di Nonno Giusto, i bambini riusciranno a squarciare il velo di ipocrisia che lasciamo calare ogni volta che, tra adulti, si inizia a parlare del “lavoro”

«Dolce Libera, tutti i lavori raccontati da qualcun altro sono belli e interessanti, ma il Lavoro in realtà è bugiardo, non ve lo dice ma vi ruba gli anni più belli, la forza e la voglia di fare!», dice il Nonno, mentre invita i bambini a curare i propri sogni come fossero alberi e farli diventare una foresta gigante.

Non è il lavoro a rendere liberi, la libertà «è come la ginnastica», va praticata ed esercitata ogni giorno.

Libera e il Signor Lavoro è un libro che invita a fare uno sforzo decisivo, uno sforzo in grado di rompere la narrazione unica che del lavoro si fa a partire dai primissimi anni di vita. Quante volte ci siamo trovati in difficoltà a dover spiegare ai bambini perché non avessimo tempo a disposizione, perché dovessimo lavorare e non potessimo dedicarci ad attività più interessanti? A quanti di noi è capitato di parlare con figli, cugini o nipoti e ritrovarsi a balbettare qualche spiegazione confusa?

Le pagine di questo piccolo libro, con un linguaggio semplice e diretto, ci aiutano a rispondere e contemporaneamente ci invitano a fare qualcosa che non riguarda solo i bambini: il lavoro non rende liberi, non ci realizza come persone, non ci regala la felicità. Sono lezioni che impariamo quotidianamente ma che facciamo fatica ad accettare, ritrovandoci a trasmettere la stessa condanna ai bambini, che si affacciano curiosi al mondo degli adulti: questo libro riesce ad aiutarci, senza troppe pretese, a prenderci meno sul serio e mettere al centro quello che tutti pensano e quasi nessuno riesce a dire.

«Io, per il vostro futuro, vi auguro diritti, giustizia, libertà e sogni! Non questo mondo marcio e grigio, un mondo così non lo si può augurare alle bambine e ai bambini». Forse, dietro questo augurio di Nonno Felice, si nasconde la speranza che le nuove generazioni siano in grado di rompere questo incantesimo, nutrire i sogni come alberi di una foresta e capire finalmente che non si può trascorrere la vita intera e le migliori energie nel tentativo, sempre vano, di rendere felice il Signor Lavoro.