ROMA
Pd e fondi speculativi volevano sgomberare piazza Indipendenza già da febbraio
Non un’emergenza umanitaria e sociale, ma un «investimento bloccato». Questo era l’occupazione di via Curtatone per il PD e per Idea Fimit sgr, società per la «valorizzazione e la dismissione del patrimonio degli enti previdenziali pubblici», con un capitale di 40 miliardi di euro.
Quello che segue è un estratto del resoconto stenografico dell’audizione, tenutasi il 2 febbraio scorso, del presidente e dell’AD di Idea Fimit sgr, proprietaria dell’immobile in Via Curtatone a Roma sgomberata il 19 agosto, nell’ambito di un’indagine conoscitiva della ‘Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale’ (qui il documento completo). Oltre a costituire un interessante retroscena di quello che sta accadendo in questi giorni a Roma, il resoconto tratteggia il vuoto culturale e politico rispetto ai temi della casa e dell’accoglienza, istanze completamente subordinate alla difesa “legalitaria” degli interessi economici in gioco legati in questo caso alla svendita del patrimonio pubblico.
Non un’emergenza umanitaria e sociale, ma un “investimento bloccato”. Questo era l’occupazione di via Curtatone che ospitava circa 800 migranti, etiopi ed eritrei, molti in regola con la residenza e il permesso di soggiorno, sgomberata per ordine della Questura di Roma. Il “problema delle persone”, come lo chiama la deputata PD Titti Di Salvo, recentemente nominata “responsabile mamme” nella segreteria PD, esiste soltanto in quanto ostacolo alla valorizzazione dell’immobile. L’esponente del partito di governo prova addirittura a suggerire l’applicazione retroattiva del malfamato art. 5 del Piano Casa, che prevede il taglio delle utenze. Come se le mamme eritree ed etiopi possano fare a meno di acqua e luce.
“Inaccettabile” non sarebbe per una certa politica “di sinistra” il fatto che a Roma il rischio di esposizione allo sfratto è di 1 famiglia su 272, o che il 9,6% (111.904 famiglie) dei residenti nella Capitale abita in roulotte, capanne, baracche, insomma non case, mentre lo 0,6% (21.345) è “senza tetto” nel senso che non ha neanche una baracca, o che tutte le zone più centrali della città registrano alte percentuali di questo tipo di abitazioni, comprese tra il 16% e il 26%. Inaccettabili non sarebbero le circa 30mila situazioni di affitto in nero in cui sono costretti a vivere molti studenti fuorisede. Inaccettabile non sarebbe che Roma, città che detiene il 27,5% di tutto il patrimonio abitativo nazionale, è al primo posto per il numero di persone residenti in famiglia che vivono in un forte disagio abitativo; mentre, sempre secondo dati ufficiali, le abitazioni non occupate sul totale dello stock abitativo sono il 13,1%. Inaccettabile non sarebbe che nonostante ciò si continua a costruire (+9,4% di abitazioni nel decennio 2001-2011) ma che il tasso di assorbimento, ovvero la percentuale di nuove case vendute sul totale, a Roma è del 45%: più del 50% degli alloggi risulta invenduto. Intanto ci sono circa 10mila persone in attesa di un casa popolare.
Per questi politici l’unica cosa inaccettabile è che si occupano palazzi vuoti per trovare una casa, in una città che non offre alcuna alternativa. Le responsabilità politiche di questa cosiddetta “sinistra” nell’aver aperto la porta al razzismo della destra e allla guerra ai poveri – già dall’ introduzione di un Piano Casa incostituzionale – come unica “soluzione” all’emergenza abitativa e al vuoto dell’accoglienza a Roma, inizia dalle parole.
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Come spiega il presidente di Idea Fimit, Gualtiero Tamburrini, la società nasce nel 2002 come fondo immobiliare per la valorizzazione e la dismissione del patrimonio degli enti previdenziali pubblici. Oggi si distingue all’interno dell’industria immobiliare italiana, con un totale di poco più di 40 miliardi di euro di patrimonio gestito.
EMANUELE CANIGGIA (Amministratore Delegato di Idea Fimit): [Il rendimento del fondo] Omega adesso è scesa al 6,45 %, perché c’è un problema strutturale. Omega è la deriva di un fondo molto grande, di cui sono rimasti alcuni immobili importanti, ma uno di questi immobili a Roma è occupato. Abbiamo un immobile che, in questo momento, è occupato da rifugiati di varia natura e genere. Ci sono 400 persone nell’immobile e non riusciamo a liberarlo, quindi, non riuscendo a liberarlo, sono quasi quattro anni che abbiamo l’investimento bloccato. Questo investimento è considerato per un immobile che vale quasi 80 milioni di euro, che sono fermi e sui quali oltretutto paghiamo l’IMU. Sto parlando di un immobile in via Curtatone, quindi del centro di Roma. Questo, purtroppo, danneggia in modo rilevante il rendimento dei fondi, perché tenere i soldi fermi è un costo importante.
MARIO CARUSO, (DES – CD, Con Monti per l’Italia): Ed è persistente questo stato di cose e non c’è nessun modo per poter agire?
EMANUELE CANIGGIA: Abbiamo, nei nostri fondi, quattro immobili occupati a Roma. In un caso, l’immobile è occupato da 13 anni. Abbiamo fatto varie denunce. (…) Il problema è l’esecuzione degli sgomberi, perché nessuno si assume la responsabilità di prendere 400 persone e lasciarle per strada. Lo capisco anche, perché questo rappresenterebbe un problema di ordine pubblico probabilmente. Forse bisognerebbe trovare il modo di capire dove metterli…
MARIO CARUSO: Questo è un caso abbastanza singolare, che si può riportare a livello nazionale, così ce ne andiamo tutti a casa e questi fanno quello che vogliono. Tutto ciò non ha senso. Si tratta di una questione, di cui vengo a conoscenza adesso, e sono abbastanza contrariato, perché noi siamo uno Stato di diritto, dove c’è democrazia e ci sono regole da rispettare. Io vivo in un contesto un po’ diverso all’estero e non penso che una cosa del genere possa esistere in Germania, con tutta la benevolenza per come viene gestito l’aspetto dell’immigrazione, perché il problema è appunto che – forse sono un po’ fuori tema – in Germania abbiamo tre volte in più di immigrati di quelli che abbiamo in Italia. Ci giriamo sempre attorno in Italia e non affrontiamo il problema veramente. Innanzitutto, in Germania è lo Stato a gestire quest’aspetto, che funziona nel modo giusto. Noi, invece, abbiamo 100 cooperative, per cui il tutto si dilegua e diventa una cosa incontrollabile. Inoltre, una cosa del genere è improponibile e inaccettabile in un Paese civile, quale siamo. Queste persone, a casa nostra, fanno quello che vogliono e voi non potete fare niente.
CANIGGIA: Pensi che non possiamo neanche staccare le utenze.
CARUSO: Avete fatto un esposto alla magistratura o avete fatto qualcosa in merito?
CANIGGIA: Tutto.
COLOMBA MONGIELLO (Partito Democratico): Scusi, perché non potete staccare le utenze?
CANIGGIA: Le utenze sono considerate servizi primari, quindi non possiamo staccarle e continuiamo a pagarle.
MONGIELLO: Questo è un problema che avete solo a Roma o anche in altri comuni italiani, dove sono allocati gli immobili?
CANIGGIA: Solo a Roma.
MONGIELLO: Quindi è un problema della gestione di Roma?
CANIGGIA: Noi abbiamo fatto esposti al Comune, alla prefettura e al Ministero dell’interno, cercando di coinvolgerli.
MONGIELLO: Mi faccia capire: le persone che occupano questi alloggi hanno permessi e quant’altro?
CANIGGIA: Non ne ho idea.
MONGIELLO: Insieme al collega sono dell’intenzione che su queste cose non possiamo far finta di nulla. Lei giustamente ha detto che avete fatto tutto il possibile per svuotare questi alloggi. Sarà premura, a questo punto, dei parlamentari di comunicare oppure fare un’interrogazione, per capire come mai ci sia questa situazione. (…)
CANIGGIA: […] Le assicuro che il nostro livello di sopportazione è veramente basso su questo argomento, perché abbiamo speso tantissimi soldi in avvocati, che si sono occupati di questo caso per anni. C’è stato anche un intervento del Ministro dell’interno Alfano, in cui ci diceva che aveva presentato una lista di immobili occupati con la priorità di quelli che sarebbero stati sgomberati. Questo è successo un anno e mezzo fa, ma non è cambiato niente. Di sedici immobili, quattro erano nostri.
TAMBURRINI: Comunque ne abbiamo anche in periferia e non solo in centro. Vorrei specificare, siccome ne è stato fatto accenno, che il fenomeno riguarda il centro e la periferia, quindi è democratica l’occupazione.
MONGIELLO: Mi sorprendono le cose che sento della città di Roma. Siamo tutti stati amministratori locali e penso che in nessuna città italiana possa avvenire ciò che si verifica qui. Ritengo che noi abbiamo il dovere di intervenire, perché Roma non è una città che esula da qualunque contesto italiano. In altre città, questa situazione sarebbe inaccettabile.
TITTI DI SALVO (Partito Democratico): […] col Piano Casa 2014 è cambiato quest’aspetto, nel senso che, dal 2014, non è possibile né chiedere la residenza né chiedere l’allacciamento delle utenze. Naturalmente questo è stato fatto nel 2014, quindi è successivo e non precedente, però credo che, alla luce della nuova normativa, che […] si possa ricordare il tema delle utenze all’amministrazione romana, facendolo presente. Capisco pure che c’è un problema perché, nel momento in cui si decide lo sgombero in quelle situazioni, bisogna immaginare come affrontare il problema delle persone che sono all’interno. Non solo è ovvio e scontato che non si può sparare in una democrazia, ma c’è anche il problema di costruire le condizioni. Concordavo con i colleghi sul fatto che non possiamo semplicemente ascoltare questa situazione rappresentata, senza una reazione, quindi senza farci carico di questo problema, ma soprattutto vorrei ricordare che c’è una normativa nuova dal 2014, appunto Piano Casa, che non mi ricordo in che mese è stato approvato…
CANIGGIA: Le occupazioni dei nostri immobili credo siano tutte precedenti…
DI SALVO: Certo, si tratta di occupazioni precedenti, ma, siccome non si può chiedere l’allacciamento delle utenze, se diventa illegale l’allacciamento di utenze in immobili occupati, si desumerebbe che…
CANIGGIA: Non si possono chiedere nuovi allacciamenti, ma non si possono staccare quelle esistenti, o almeno così mi è stato detto.
MONGIELLO: Queste persone non possono chiedere neanche la residenza, quindi, non chiedendo la residenza, non possono mandare i figli a scuola, non possono presentare l’ISEE, non possono mandare i figli agli asili nido. Quindi, ci sono normative che sono pressoché cambiate nel corso del tempo?
DI SALVO: Si tratta di normative nuove, che risalgono al 2014, quindi noi dobbiamo rileggere il fatto che ci avete rappresentato, alla luce di nuove normative, che possono consentire o aiutare un intervento nuovo, sapendo che comunque la soluzione non è semplicemente questa, ma ci sono varie soluzioni.
CANIGGIA: Comunque vi invieremo tutto il carteggio. Noi stiamo subendo questa situazione da qualche anno, e solamente a Roma abbiamo questa tipologia di occupazioni.