DIRITTI
Pas? No pasaràn! Ecco perché combattere la proposta di legge della Bongiorno
Pas? No pasaràn! Note in merito alla proposta di legge della Bongiorno sulla Sindrome di Alienazione Parentale, da dove viene e perchè combatterla
Chi ha a cuore la libertà e la vita delle donne non può che essere preoccupat* e indignat* per la proposta di legge dell’avvocata Giulia Bongiorno di sanzionare penalmente la presunta Pas (sindrome di alienazione parentale) una patologia inesistente su cui si fa grande confusione, facendo leva sull’indignazione per gli scorretti metodi con cui tanti genitori penalizzano i bambini nelle separazioni. Un’invenzione che è stata causa di abusi e del ripetersi di ri-vittimizzazioni per molte donne che hanno subìto violenza.
Luisa Betti che si è occupata a lungo dei problemi creati dalla Pas, ha dato il via alle proteste sul web con un articolo fortemente critico sulle dichiarazioni di Michelle Hunziker a Che tempo che fa? e l’appello a fare una mailbombing nei confronti della Rai.
Da tempo si conoscono gli effetti devastanti di questa pseudo-dottrina di cui si fa un’arma da mettere nelle mani dei maltrattanti nella contesa per l’affidamento dei figli dopo la separazione. Un efficace salvacondotto per gli autori di violenza perché si ritorce contro le vittime grazie ad una sorta di assioma: se un bambino rifiuta un genitore, le cause non sono da ricercarsi nel genitore rifiutato ma nell’altro genitore che viene colpevolizzato come alienante. E’ abbastanza superfluo parlare di genitore perché Richard Gardner, l’ideatore della pas, sosteneva che l’alienazione fosse attuata soprattutto dalle madri che con la denuncia di abusi e violenze sui minori “alienavano” la figura paterna. Di fatto l’invenzione della sindrome da parte di uno psichiatra controverso, apologeta della pedofilia, è stata una formidabile controriforma che ha attaccato la dignità e i diritti delle donne sollecitando arcaici pregiudizi (“femmine”, creature bugiarde, malevole, manipolatrici) e ha indebolito gli interventi a tutela dei minori vittime di abusi. Questa teoria in realtà non è mai stata sostenuta da riscontri scientifici attendibili, tant’è che non è mai stata inserita nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nè nell’ICD ( Classificazione Internazionale dei disturbi) e con la sentenza della Cassazione del 20 marzo del 2013 è stata messa fuori dai tribunali italiani perché patologia priva di fondamento scientifico. I suoi sostenitori hanno cercato di ridare credibilità a questa “patologia” definendola non più un disturbo individuale ma un disturbo relazione con il nome di Ap (Alienazione Parentale) ma non ci sono ancora prove scientifiche a suo sostegno. Inoltre una propaganda martellante che cita un “fenomeno in allarmante crescita” non fa riferimento ad alcun dato, anzi una analisi della percentuale delle separazioni consensuali disconferma gli allarmismi sulle madri che impediscono ai padri di vedere i figli.
Nel 2012 – scrive il blog del Ricciocorno – sono state 65.064 le separazioni (il 73,3% del totale) e 33.975 divorzi (il 66,2% del totale) hanno riguardato coppie con figli. I figli sono stati 112.253 nelle separazioni e 53.553 nei divorzi. Poco meno della metà (48,7%) delle separazioni e un terzo (33,1%) dei divorzi riguardano matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni. Nel 2012 le separazioni con figli in affido condiviso sono state l’89,9% contro l’8,8% di quelle con figli affidati esclusivamente alla madre. La quota di affidamenti concessi al padre continua a rimanere su livelli molto bassi. Infine, l’affidamento dei minori a terzi è una categoria residuale che interessa meno dell’1% dei bambini. Il ricorso all’ affidamento condiviso è legato anche alla scelta del rito con cui si concludono la separazione o il divorzio. Infatti, questa tipologia di affidamento viene prescelta nel 90,8% delle separazioni consensuali contro l’85,1% di quelle giudiziali e nel 77,7% dei divorzi consensuali rispetto a un 66,2% di quelli chiusi con il rito giudiziale.
Quindi su cosa si fonda questo allarmismo? Sull’ipotesi di un “rischio”, o c’è ben altro?
Richard Gardner che era affetto da una profonda misoginia arrivò a sostenere, prima di suicidarsi nel 2003, che le donne che denunciavano gli abusi e le violenze del partner, dovevano essere rinchiuse in prigione. A dodici anni dalla morte dello psichiatra americano, la Bongiorno vuole realizzarne i sogni con una proposta di legge che, se andrà in porto, scaverà un solco profondo e una contraddizione nel sistema di protezione delle vittime di violenza domestica. Le vittime di questa sindrome inesistente sono tanti bambini e bambine allontanate e rinchiuse nella case famiglia anche per anni e sono tre le vttime che hanno perso la vita e i loro nomi dovranno restare iscritti nella coscienza collettiva: Federico Barakat e Davide e Andrea Iacovone, uccisi per vendetta dai loro padri dopo la separazione dalle loro madri. Le minacce, lo stalking, le violenze continue commesse dai loro padri non fecero scattare alcuna misura di protezione, il servizio sociale non interruppe le visite di questi due padri per rispettare, ad ogni costo, la bigenitorialità e per il “sospetto della Pas”.
Le avvocate della rete nazionale dei centri antiviolenza hanno scritto una lettera aperta ad Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, Luigi Gubitosi direttore di Rai tre e Fabio Fazio per condannare la disinformazione fatta dal servizio pubblico e hanno chiesto la tempestiva rettifica durante la trasmissione “Che tempo che fa” sul tema con “esplicita precisazione che le fonti pubbliche e più autorevoli concordano nel ritenere la Pas scientificamente infondata e che sia dato spazio all’approfondimento competente sulla violenza assistita.” La sollevazione sul web e sulla stampa ha indotto la Hunziker e la Bongiorno a rispondere che si sono sentite meravigliate della mancata compenetrazione del testo normativo e del fatto che il dibattito si sia aperto sulla Pas. Davvero? Michele Hunziker in ben due occasioni ha parlato di legge per sanzionare la Pas. Di che cosa si meravigliano allora le smemorate rappresentanti di Doppia Difesa?
Ma allora se la Pas è una patologia non riconosciuta, se inficia gli interventi a protezione delle donne e dei bambini vittime di violenza assistita e se è stata messa al bando da una sentenza della Cassazione perché si cerca a dispetto della mancanza di scientificità di fondarci sopra un reato?
Gli interventi a tutela dei genitori che non vedono i figli a causa di alta conflittualità già ci sono. Quelli che non riescono ad ottenere il rispetto degli accordi dopo la separazione possono appellarsi all’articolo 709 del codice civile (leggete l’interessante articolo di Ricciocorno Quei fenomeni di Hunziker e Bongiorno) e la manipolazione può essere sanzionata come violenza psicologica o maltrattamento. E allora a chi giova o a cosa è utile questa proposta di legge?
Ad interessi economici in parte, le parcelle dei periti forensi che incassano migliaia di euro con la certificazione della Pas ma anche ad interessi legati a spinte sociali involute e fasciste.
La Pas nei casi di violenza è il salvacondotto per i maltrattanti e nei casi di alta conflittualità è un mezzo per porre fine al conflitto con un atto violento quello che si consuma soprattutto ai danni dei bambini. Si colpisce il figlio per colpire la madre e l’antica minaccia “ti porto via i figli” torna attuale con la benedizione dei periti forensi. In un mondo in cui le donne pretendono di agire il conflitto in maniera paritaria intervengono strumenti che reprimono il conflitto e nello stesso tempo le violenze commesse dagli uomini per reprimere i conflitti nella relazione di coppia, sono ignorate, rimosse, disconosciute.
Dovremmo invece essere capaci di riconoscere e bloccare la violenza e attraversare i conflitti inventando degli interventi non traumatici, non violenti per superarli. Come amava ripetere Carmine Ventimiglia che per anni ha collaborato con i centri antiviolenza “dovremmo essere educati a saper vivere i conflitti altrimenti non ci sarà pace“. Nel 2006 è stato approvato in parlamento l’affido condiviso (legge 54/2006) che in principio avrebbe dovuto salvaguardare la bigenitorialità ovvero il diritto di ogni bambino o bambina a vivere una buona relazione con entrambe i genitori, una legge che porta in sè anche il principio della condivisione del ruolo di cura ma quella legge non a caso, non ha mai specificato l’esclusione del principio di bigenitorialità nei casi di maltrattamenti o violenza commesse da un partner nei confronti dell’altro o dei figli. Si è tornati al concetto della salvaguardia dell’unione familiare a tutti i costi anche per quelle famiglie violente dove invece sarebbe sacrosanto spezzarne i legami.
Nel tempo sono state depositate altre proposte di legge da tutte le forze politiche che in maniera anacronistica vanno nella direzione di sbilanciare la genitorialità a favore del padre (come la proposta di legge riesuma la patria potestà). E sono state messe sotto attacco le leggi che tutelano il coniuge economicamente più debole, che solitamente è la donna. Si tratta delle tutele che le donne avevano conquistano in seno al diritto di famiglia negli anni ’70 e che riconoscevano il lavoro di cura delle donne.
Il backlash non riguarda solo l’ Italia ma tutto il mondo occidentale con politiche e strategie (vedi la lotta all’aborto) per erodere gradualmente la parità tra uomini e donne e limitare la libertà di queste ultime. La violenza maschile è sempre stata un mezzo per risolvere i conflitti con le donne e a fronte di una crescente e forte richiesta di parità e di giustizia anche nei confronti della violenza maschile, la Pas è il tentativo di far tabula rasa portando le lancette indietro nel tempo e ancora una volta, in nome del padre, chiudere la bocca alle vittime, trasformandole in colpevoli e assolvendo da ogni responsabilità gli autori di violenza. La violenza non è sinonimo di potenza; ma garantisce potere anche a chi non vale niente. La violenza è potere.
tratto da politicafemminile