OPINIONI

«Non è ammesso aver scalogna»

I neonati di Gaza, la liberazione di Cecilia Sala, il motorino inseguito e speronato di Ramy Elgaml: fortunatamente, i fatti ci educano alle differenze che contano

Scrive Bertolt Brecht, nel suo capolavoro del 1940, figlio dell’esilio finlandese:

«Kalle […] Quando siamo arrivati in aula, ben lavati e muniti di cartella, e dopo che i genitori erano stati mandati via, c’hanno messo in riga contro il muro, e poi il maestro ha comandato: “Ognuno si cerchi posto”, e noi via, ai banchi! Siccome c’era un posto in meno, uno scolaro è rimasto senza, in piedi tra i banchi; e il maestro gli ha appioppato un bel ceffone. Questo è stato per noi un ottimo insegnamento: non è ammesso aver scalogna.

Ziffel Quel maestro era un genio. Come si chiamava?

Kalle Herrnreitter».

Come il maestro Herrnreitter del Dialogo di profughi, i fatti accaduti nelle ultime settimane, nelle ultime ore, sono estremamente educativi. Senza infingimenti, ci insegnano la crudeltà del mondo che abitiamo. Un mondo, per intenderci quello dell’Occidente liberale, per alcuni sorto con le Rivoluzioni americana e francese della seconda metà del XVIII secolo; con le costituzioni, il diritto pubblico, l’eguaglianza formale, i tribunali indipendenti. Niente di più sbagliato. La «civiltà capitalistica» nasce con le recinzioni delle terre demaniali e le migrazioni forzate degli spossessati, la «legislazione sanguinaria» contro vagabondi e poveri, il colonialismo, la tratta degli schiavi, la divisione sessuale del lavoro, le Workhouses. In ultimo, ma non per importanza: le guerre civili europee, fino alle guerre mondiali del secolo scorso. Questa verità, sempre rimossa, grazie ai fatti ultimi – finalmente – ci viene consegnata intatta, indiscutibile.

Ogni giorno da più di un anno, a Gaza, Israele massacra civili, con una particolare “passione” per i neonati: non c’è che dire, affronta il problema dei palestinesi, della loro eliminazione, «alla radice». Nelle ultime settimane, una cinquantina di civili al giorno, prevalentemente colpiti nei campi profughi dove avrebbero dovuto, anche secondo le indicazioni di Israele, tra l’altro, trovare salvezza. Gaza ci insegna, al pari del «geniale» maestro Herrnreitter, che «non è ammesso aver scalogna». Se hai sfiga e nasci nella terra sbagliata, nonostante il grande amore dell’Occidente liberale per i diritti umani, sono cazzi tuoi.

Non tutte le storie che riguardano il Medio Oriente sono di segno negativo, però. Un esempio tra tutti: la giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata dall’Iran per liberare un ingegnere iraniano a sua volta arrestato, a Milano, per volere degli Stati Uniti, nell’arco di venti giorni è stata liberata. C’è da dire che non succede tutti i giorni che il Presidente del Consiglio voli, durante la pausa natalizia, nella villa in Florida del Presidente degli Stati Uniti (in procinto di insediamento). A Mar-a-Lago, nelle pochissime ore di soggiorno, il Presidente Meloni doveva senz’altro discutere anche di Ucraina e di forniture di gas liquefatto; ma è difficile escludere che si sia parlato di Cecilia Sala.

Mettendo da parte la paccottiglia rossobruna, “campista” e senz’altro machista circolata sui social, e felice che la giovane giornalista sia stata celermente sottratta al carcere duro iraniano, ho cercato di comprendere meglio il motivo di tanta solerzia – considerando l’indifferenza del Governo per la vicenda di Giulio Regeni, vicenda che ancora, da anni, chiede giustizia definitiva. Rovistando in rete, ho appreso che il padre di Cecilia Sala si chiama Renato Sala. Banchiere, Monte dei Paschi di Siena; tra le altre cose, Senior Advisor di J.P. Morgan, la maggiore banca del mondo. La madre di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni, che ha definito la figlia una «eccellenza italiana» e che ha segnato distrattamente sul suo telefono con la sigla «GM» il numero del Presidente del Consiglio, si occupa di risorse umane per grandi multinazionali: in soldoni, seleziona il personale, con tutto ciò che questo spesso comporta. Ripeto: sgomberando il terreno dalle congetture geopolitiche che vanno per la maggiore, che spiegano tutto senza spiegare nulla, è innegabile che il “talento dei natali” abbia svolto un ruolo essenziale.

Per tornare al maestro Herrnreitter, e non divagare. Qualche settimana fa a Milano, nel mezzo di un inseguimento da parte dei Carabinieri, Ramy Elgaml, diciannovenne di origine egiziana, è morto schiantato su un muro.

Proprio mentre il Presidente Meloni si faceva in quattro per liberare Cecilia Sala, il TG3 ci ha mostrato le immagini dell’inseguimento, con tanto di audio dei Carabinieri che non nascondono le loro reali intenzioni: colpire con le gazzelle per far cadere, a gran velocità, i due giovani in motorino (assieme a Ramy Elgaml, il conducente Fares Bouzidi). Altre immagini sembrano confermare che la prima delle tre gazzelle dei Carabinieri ha violentemente colpito il motorino e, con lui, Ramy Elgaml.

Sono abbastanza certo che, per la vicenda di Ramy Elgaml, non avremo una preziosa analisi su “Repubblica” del pur sempre originale Umberto Galimberti. Mentre puntuali, e degne di nota, sono arrivate le parole di Giovanni Donzelli: chi sbaglia, paga. Il contenuto della colpa, la durezza della pena, il loro proporzionato rapporto, sono fondamentali se si parla di Cecilia Sala; non contano nulla, invece, se si tratta di un diciannovenne di origine egiziana. D’altronde: era Ramy Elgaml una «eccellenza italiana»?

Che dire di più? Ringrazio i fatti appena narrati, mi hanno aiutato a tenere a mente le differenze che contano. No, non è vero che siamo tutte e tutti uguali davanti alla legge e al potere. Indubbiamente, lo so, non è mai stato vero. Oggi, però, si può essere sfrontati, e va bene così: forse tutto ciò, correttamente, si chiama fascismo?  

Foto di copertina di ArtTower da pixabay