ITALIA
No Tap in corteo, “nonostante tutto”
Nuova mobilitazione del Movimento No Tap per chiedere il blocco immediato dei lavori. Contestato e allontanato il portavoce del Movimento 5 Stelle al Senato, Lello Ciampolillo. Il corteo arriva a ridosso dell’area in cui dovrebbe sorgere il cantiere e “batte” le grate.
Alle cinque di pomeriggio di martedì 14 agosto il sole picchia forte sul lungomare di San Foca, Salento, costa adriatica. Da giorni, lo scirocco affoga nell’umidità la provincia di Lecce. Oggi, il vento sembra essersi preso una pausa: non si muove una foglia. Fa ancora più caldo. Nonostante questo e nonostante molte altre cose, il movimento No Tap si ritrova in piazza e sfila fino all’area in cui dovrebbe sorgere il cantiere del gasdotto. “Nonostante tutto”, il titolo del corteo. Il riferimento è ai tanti avvenimenti che hanno scandito questo primo anno e mezzo di resistenza con i corpi.
Il corteo percorre il lungomare del paese che Tap ha scelto come approdo del mega tubo che dovrebbe collegare l’Azerbaijan alla rete nazionale Snam e poi all’Europa centrale e del nord. Al di là della strada, c’è la spiaggia, affollata di turisti e residenti che si affacciano incuriositi verso la manifestazione. Ancora più in là, c’è quel mare che i No Tap sono determinati a difendere a ogni costo dai danni che causerebbe il gasdotto (sia rispetto al fondale marino, che all’impatto sulla costa).
MAMME NO TAP
Marcella Greco indossa una maglietta del movimento e regge, insieme ad altre tre donne, lo striscione “Mamme No Tap”. Spiega: «Siamo qui per ribadire il nostro No a un’opera che riteniamo dannosa per un territorio che da 50 anni ha investito in turismo e agricoltura. Non possiamo accettare questo modo di procedere: a noi l’opera è stata imposta, senza alcun dialogo e, anzi, provando a prenderci in giro. All’inizio ci raccontavano che si trattava soltanto di un tubo, ma ora sappiamo che non è così. Ad esempio, qua vicino, a Melendugno, dovranno realizzare una centrale di 12 ettari praticamente a ridosso delle case. Un impianto con fumaioli che inonderà l’aria di sostanze tossiche. Noi abbiamo fatto i nostri studi e sappiamo che l’opera non è necessaria neanche dal punto di vista del fabbisogno energetico nazionale».
Continua: «La multinazionale Tap ha bypassato tutte le normative nazionali e comunitarie sulla sicurezza ambientale. Ad esempio, quando i Vigili del Fuoco chiesero di applicare la direttiva Seveso [un insieme di norme per la prevenzione dei grandi rischi industriali adottate a livello europeo dopo il disastro di Seveso, ndr], il funzionario responsabile di questa richiesta fu trasferito e il suo parere cancellato. Qui noi siamo stati abbandonati, ci hanno dipinto come gente che sa dire solo No. Ma le ragioni del nostro No sono molte e ben fondate».
Un altro signore, Niceta Petrachi, si trova accanto alla donna. Ascolta la sua risposta e aggiunge: «I giornali dicono che qui ci sono solo quattro ragazzi a protestare. Ma non è vero. Siamo in tanti e ci sono anche persone grandi, come noi, che vogliono difendere il futuro delle nuove generazioni. Perché siamo coscienti della situazione ambientale e sanitaria che si verrebbe a creare se il gasdotto venisse realizzato».
Che significa “Mamme No Tap”? Risponde Marcella: «Si sa che una mamma è disposta a tutto pur di difendere suo figlio. Una mamma non cederebbe mai in quella lotta. E neanche noi cederemo mai. Perché non possiamo permettere che questa terra venga ferita un’altra volta».
NONOSTANTE TUTTO
Marco Santoro Verri, abitante di San Foca e presenza costante tra i No Tap, racconta: «Da quando, un anno e mezzo fa, abbiamo messo i nostri corpi davanti all’area in cui dovrebbe sorgere il cantiere, da quando la resistenza è entrata nel vivo, in questi paesini del Salento è successo di tutto. Perquisizioni, intimidazioni, fogli di via, multe. C’è un ragazzo che si è preso una condanna in primo grado a nove mesi di carcere. Nonostante tutto questo, però, noi siamo ancora qua». Durante il corteo viene ricordato che i fogli di via sono ormai 30 e che le multe superano i 70mila euro complessivi.
In tanti nel movimento accusano il partito di governo dei 5 Stelle di non aver fatto niente contro queste misure repressive, che limitano il diritto dei cittadini a esprimere il loro dissenso. Una mancanza di discontinuità rispetto al precedente governo giudicata ancora più grave dopo le parole di Luigi di Maio, che ha recentemente affermato: «Una cosa deve essere chiara, noi non costruiamo opere manganellando i cittadini. Qualsiasi opera si deve fare con il consenso delle comunità». Nonostante le belle parole, però, denunce e provvedimenti restrittivi continuano ad arrivare.
Tra questi, ce n’è uno che ha fatto arrabbiare i No Tap in modo particolare. È il divieto di avvicinamento al cantiere che alcuni mesi fa è stato emesso nei confronti di Mauro Greco. L’uomo aveva chiesto una deroga proprio per il corteo di oggi, che cade a un anno dall’incidente d’auto che il 13 agosto scorso uccise la giovane Angelica, sua figlia, fervente No Tap. Il giudice ha negato la richiesta.
«Siamo in piazza anche per Angelica, perché volevamo ricordarla, a un anno dalla tragedia che ce l’ha portata via, con un corteo festoso e colorato che le sarebbe piaciuto tanto», aggiunge Marco. La foto della ragazza viene esposta sia sul camion che dentro il corteo. Un momento particolarmente emozionante si verifica quando al microfono si avvicina la madre. Non riesce a intervenire, ma accompagna da vicino alcune parole di ricordo.
GOVERNO DI CAMBIAMENTO
Tra i temi più caldi del corteo c’è quello che riguarda il nuovo governo e le sue posizioni rispetto al gasdotto. Rabbia e ironia ha generato l’affermazione di Salvini, secondo cui il Tap ridurrebbe la bolletta del gas del 10%. Spiega Gianluca Maggiore, uno degli attivisti No Tap più preparati sugli aspetti tecnici dell’opera: «Si tratta di una dichiarazione ridicola, smentita completamente dall’Oxford Institute for Energy Studies con una pubblicazione del 2 agosto, che dimostra come il gas azero costerà tra i 253 ai 293 dollari per metro cubo solo di trasporto. Questo lo renderà fuori mercato rispetto al gas russo, al gas algerino e a quello del mare del nord, che invece hanno già ammortizzato e ripagato le spese di costruzione delle infrastrutture di trasporto».
Da parte sua, Marco commenta così: «Come battuta fa abbastanza ridere. Forse Salvini l’ha copiata da Crozza. Come affermazione “seria”, invece, non ha alcun fondamento. Piuttosto sarebbe da capire che interessi ha la Lega con i russi e con il gasdotto».
Il nodo principale, comunque, rimane quello del Movimento 5 Stelle. Prima di andare al governo Grillo & company si erano schierati apertamente contro il Tap. Alcuni esponenti locali sono impegnati sin dall’inizio in questa lotta, ma non solo: la questione è stata impugnata anche dalle alte sfere del partito. Nell’aprile 2017, proprio nel comune di San Foca, Alessandro di Battista arringava la folla in nome dell’opposizione al gasdotto. Oggi, però, Di Battista è in viaggio in Messico e il governo del suo partito non è andato oltre alcune incerte dichiarazioni, il cui unico risultato sembra quello di far passare il tempo. A questo, c’è da aggiungere il sospetto, diffuso tra molti, che nel recente incontro tra Conte e Trump, il premier italiano abbia rassicurato l’omologo statunitense della realizzazione del gasdotto.
Dice Marcella: «Sicuramente da questo governo ci saremmo aspettati qualcosa in più. Ma siamo anche consapevoli che non esiste la bacchetta magica e c’è bisogno di tempo. Comunque, qualcosa è cambiato, almeno c’è una maggiore attenzione. Ci sono ancora dei margini per avere dei risultati con questo governo di cambiamento. Al di là del momento elettorale, c’è una storia che va avanti dal 2012. Ci sono rappresentanti – come De Lorenzis, Lezzi, Donno – che sono stati accanto a noi, buttati nel presidio, sul cantiere, per tanto tempo. Per cui vogliamo ancora sperare in loro e ci aspettiamo dei risultati».
5 Stelle espongono striscione di protesta in Consiglio Regionale (22 novembre 2017)
STELLE CADENTI
Simili posizioni, però, sembrano essere minoritarie tra i No Tap. Soprattutto dopo i botta e risposta Toninelli-Lezzi-Salvini delle ultime settimane. «Tutti quelli che hanno votato i 5S o che hanno partecipato al partito sono in difficoltà e si vergognano. Perché hanno capito che non faranno niente», taglia corto una manifestante.
Precisa Gianluca: «A noi non interessa che al governo ci sia il Pd, la Lega o i 5S. Noi vogliamo fermare quest’opera inutile. Poche settimane fa abbiamo contestato la ministra Barbara Lezzi, che fino all’anno scorso partecipava alle nostre mobilitazioni, perché non accettiamo le speculazioni politiche. Il governo dice che ci sono delle penali da pagare per bloccare i lavori. Alcuni quotidiani ‘ben informati’ parlano di 40-80 miliardi di euro. Abbiamo chiesto di vedere le carte che stabilirebbero queste penali. Nessuno ce le ha mostrate. Sai perché? Perché non esistono. Tap ha scelto di tutelarsi da possibili richieste di risarcimento dello Stato italiano evitando di firmare contratti commerciali. In questo modo, non sono state previste penali da pagare all’Italia nel caso in cui il lavoro venga eseguito male. Allo stesso tempo, però, non ha alcun diritto a risarcimenti se l’opera non viene realizzata. Chi sta al governo deve sapere che il movimento No Tap è composto da gente che studia, che sa come stanno le cose e non accetta speculazioni».
Conclude Gianluca: «I lavori del cantiere sono ancor nella fase preparatoria per la costruzione del microtunnel: 1.540 metri su 878 km complessivi. Questi 1.540 metri sono i più costosi. Al momento, però, è tutto bloccato. Per realizzare il pozzo di spinta hanno contaminato la falda acquifera con residui industriali di lavorazioni del cemento. Questo per dire che il governo è ancora in tempo per fermare tutto, per impedire questo scempio».
Quando il corteo ha già girato le spalle al mare e si accinge a entrare nella via di campagna che porta verso il cantiere, un uomo si avvicina al camion per intervenire. Indossa una maglietta bianca con la scritta No Tap in blu. Inizia dicendo: «Mi chiamo Lello Ciampolillo, sono il portavoce del Movimento 5 Stelle al Senato…». I manifestanti trattengono il fiato per due-tre secondi, si guardano tra loro, sembrano increduli. Poi partono i fischi. L’esponente politico prova a continuare il suo intervento, vorrebbe dire che partecipa alla lotta No Tap da molto tempo. Ma è impossibile. Qualcuno gli toglie il microfono, qualcun altro gli chiede di allontanarsi per non rovinare il corteo. Parte il coro: «Vattene via, Lillino vattene via». «Prima bloccate il gasdotto, poi venite qui a parlare. Siamo stanchi delle promesse», dicono dal camion. Un ragazzo si avvicina e urla: «Vi siete alleati con i leghisti fascisti. Vergognatevi. Qui non vi dovete presentare più». Un gruppetto azzarda un «Fuori i fascisti dal corteo». Poi Ciampolillo si allontana e la manifestazione continua.
Cacciato il portavoce al senato del movimento 5 stelle, Lello Ciampolillo. Ha provato a dire che stanno nel movimento dall'inizio. Ma i manifestanti dicono che prima di parlare devono fermare il #Tap pic.twitter.com/j8EdhVI4DE
— DinamoPress (@DinamoPress) August 14, 2018
RETI, GRATE E FILO SPINATO
La campagna salentina ha un odore pungente. Soprattutto ad agosto. Il corteo la imbocca infilandosi tra i muretti a secco e gli ulivi, mentre qualcuno si ferma a raccogliere i frutti maturi di un albero di fico. Sui tetti di una masseria abbandonata sventolano le bandiere No Tap e una grande foto di Angelica. Il serpentone di manifestanti si piega a destra e a sinistra, seguendo l’andamento delle curve che portano al cantiere. Si alza il coro «il Salento paura non ne ha» e le parole sembrano venire da ogni direzione.
Rispetto al corteo dello scorso anno, l’area in cui dovrebbe sbucare il tubo è stata stravolta. Gli ulivi che si trovavano in quel fazzoletto di terra sono soltanto un lontano ricordo. Le recinzioni che i No Tap hanno più volte smontato e riciclato per costruire barricate sono state sostituite da grate alte e solide, protette da reti e filo spinato. All’interno del recinto, almeno oggi, non si vede la vigilanza privata, ma camionette di polizia e carabinieri.
I manifestanti si avvicinano alle grate e iniziano a “batterle”, a suonarle con le mani, per fare rumore e far sentire la pressione della piazza a chi sta dentro, riprendendo una pratica nata in Val Susa. Qualcuno saluta con dei fuochi d’artificio. Mentre il corteo defluisce, intanto, poliziotti in borghese fermano delle persone e chiedono i documenti. «Sono controlli a campione, non hanno niente a che fare con la manifestazione», dicono. Ma nessuno ci crede e nessuno si fa intimorire.