ROMA

“Nessun cambio di direzione”. Fridays for Future all’attacco del Pnrr

Il movimento di giovan* ambientalist* ha dato vita, ieri, a un’assemblea aperta in piazza dell’Esquilino: con anche gli interventi di altre associazioni vicine, ha discusso delle principali problematiche del recentemente svelato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Ieri pomeriggio attivisti e attiviste di Fridays for Future si sono dat* appuntamento alle 16,30 a Roma e Bologna per protestare contro il Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nella romana piazza dell’Esquilino, la manifestazione si è svolta nelle forme di un’assemblea aperta e ha coinvolto anche altre organizzazioni ambientaliste, animaliste e non solo. Da Extinction Rebellion ad Animal Save, dalle Libere Soggettività Trans+ di NUDM al Coordinamento Romano per l’Acqua Pubblica.

L’ultima mobilitazione lanciata dal movimento nato sull’esempio della giovane svedese Greta Thunberg risaliva al 19 marzo: in quell’occasione, a Piazza del Popolo, i e le componenti di Fridays for Future avevano messo in scena un’articolata rappresentazione grafica dello Stivale, facendo emergere i siti più problematici. «Rispetto alla mappa portata in piazza il 19 marzo, nel piano ci sono ancora progetti che vanno in una direzione obsoleta e che dunque si rivelano dannosi», spiega Sara, attivista del movimento, che denuncia anche «che le bozze sono state scritte senza trasparenza, infatti la versione definitiva ha iniziato a circolare solamente pochi giorni fa».

 

Questo, secondo Sara, implica che «non c’è stato un ascolto vero e proprio delle realtà sociali al fine di compilare un piano che assecondi anche le richieste della cittadinanza».

 

Anche Dario Manni, rappresentante di Animal Save Movements Italia, è d’accordo e rimarca la «modalità estremamente anti-democratica» con cui il Pnrr, attualmente al varo delle camere, è stato presentato. L’associazione animalista e antispecista lamenta la mancanza di attenzione nei confronti degli allevamenti intensivi. Sottolinea inoltre l’assenza di responsabilizzazione di un Piano che definisce «inevitabili» i cambiamenti climatici: «Anche le più grandi organizzazioni scientifiche internazionali ci dicono che gli allevamenti intensivi sono un danno, non soltanto per l’ambiente, in termini di emissioni dirette e indirette di gas clima-alteranti, ma anche per il loro impatto sugli ecosistemi».

 

 

Della stessa opinione è anche Mari, che prende parola in rappresentanza del Laboratorio Libere Soggettività Trans di Non Una Di Meno e dell’Assemblea Trans-Territoriale Corpi e Terra: «Sappiamo che il consumo della carne e lo sfruttamento degli animali, gli allevamenti e l’addomesticazione sono ciò che ha determinato questa sindemia».

A conferma di ciò, Dario ricorda poi come anche la Covid-19 sia frutto di una zoonosi, cioè di una malattia infettiva trasmessa dagli animali all’uomo. «Siamo nel mezzo di una pandemia che deriva dal contatto tra animali selvatici e altri allevati in aree dove si è deforestato e disboscato per far spazio a nuovi allevamenti e dove il contatto tra specie autoctone e importate ha causato uno spill-over, quindi il salto di specie del virus tra animali e umani».

 

Ma la pandemia, secondo tutte le persone presenti in piazza, avrebbe potuto essere l’occasione per ripensare il mondo in cui viviamo.

 

Lo conferma anche Simona, del Crap (Coordinamento romano per l’acqua pubblica): «Consideriamo questo Pnrr non solo un’occasione persa per una vera transizione ecologia e sociale, ma anche il rischio di un arretramento». A poche settimane dal decimo anniversario del referendum che nel 2011 ha abolito il decreto Ronchi, contenente le norme sulla privatizzazione dell’acqua, «si sfrutta il Pnrr per portare a termine quel processo che era iniziato dieci anni fa e che puntava all’obbligo di privatizzare». Insiste Simona: «Le persone non vogliono la privatizzazione dei servizi idrici né degli altri servizi pubblici locali».

Secondo il Crap, infatti, «è caduto anche il baluardo utilizzato per non ripubblicizzare il servizio idrico e non ristrutturare la rete idrica nazionale, che ne avrebbe tanto bisogno: si è sempre detto che non c’erano soldi per gestire l’acqua in modo pubblico, ora questa scusa non c’è più perché i soldi ci sono e non ha veramente senso investirli in un progetto per il quale ventisette milioni di cittadini hanno già detto di no».

 

 

Present* in piazza anche le ragazze e i ragazzi di Extinction Rebellion. È il loro, forse, l’intervento più sostanzioso e programmatico dell’assemblea, in quanto individua tre macro-temi, «idrogeno, sovvenzioni al fossile e grandi opere», da contestare fortemente. Lo conferma anche Andrea, attivista e portavoce: «Quello che salta subito all’occhio del Pnrr è una formulazione molto vaga delle intenzioni, mescolate a un certo grado di greenwashing per mantenere il solito modello produttivo».

 

La componente italiana (e romana nello specifico) del movimento ambientalista nato in Inghilterra insiste sul tema delle grandi opere, definite «dannose per vari motivi: dall’impatto ambientale a quello sulle comunità».

 

I grandi progetti tendono, infatti, ad accentrare il potere e le ricchezze che dovrebbero essere invece distribuite nelle comunità. «Al posto di gasdotti, alte velocità o giganteschi progetti di parchi di energie rinnovabili, costosissimi e posseduti da privati, noi vogliamo una rete di produzione di energia rinnovabile distribuita sul territorio, che sia gestita dallo stato come un bene comune».

Sia Extinction Rebellion sia Fridays for Future puntano poi il dito contro l’utilizzo indiscriminato che, nel Pnrr, si prospetta per l’idrogeno. Specifica ancora Andrea: «Si parla anche molto di idrogeno e anche qua è sempre vago perché l’idrogeno viene nominato così com’è, senza specificare che deve essere verde, ovvero prodotto da energie rinnovabili, e non prodotto come quasi uno scarto dell’estrazione del metano o, peggio, del petrolio».

 

 

Anche Sara insiste su questo punto: «Nella bozza di Pnrr del governo Conte si parlava solamente di idrogeno verde, perché la strategia europea dell’idrogeno favorisce molto più questa tipologia. La nuova versione lascia intendere che vogliano introdurre l’idrogeno blu [ottenuto dal metano, ndr] ed è una posizione testimoniata anche dalle ultime dichiarazioni del ministro Cingolani».

Un altro punto assai discusso del Pnrr nell’assolato pomeriggio dell’Esquilino riguarda gli investimenti alle industrie del fossile. Andrea riconosce che «cancellarli tutti è un processo che può prendere del tempo», ma allo stesso tempo insiste sul fatto che «dare dei sussidi che sono ambientalmente dannosi alle industrie che hanno causato questa crisi è solamente una follia».

Ma, come afferma anche Mari, il problema principale di questo Pnrr è proprio che continua a «ribadire il sistema in cui siamo: ancora grandi opere, ancora stoccaggio dei rifiuti. Non c’è nessun programma che davvero cambi la direzione di questo paese».

 

 

Tutte le foto di Nicolò Arpinati