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Mutamenti politici e il ruolo di Öcalan nella questione curda

La Turchia vive un momento cruciale della sua storia politica, dinamiche interne si intrecciano con questioni geopolitiche più ampie, in particolare riguardo alla questione curda. Tra una crescente repressione politica e gli ambigui segnali di apertura, il paese si trova di fronte a sfide significative che coinvolgono tanto i diritti umani quanto la stabilità regionale

Il governo turco, sotto la guida del presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha intensificato le azioni contro il Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli (DEM), erede del Partito Democratico dei Popoli (HDP) e principale voce politica curda. Numerosi membri di DEM sono stati arrestati con accuse di terrorismo e diversi sindaci eletti sono stati rimossi dalle loro cariche. Emblematici sono i casi di Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, ex-copresidenti del partito, condannati a pesanti pene detentive. Organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno denunciato queste misure come attacchi alla democrazia e alla libertà di espressione.

Le condizioni di detenzione nelle carceri turche, specialmente per i prigionieri politici curdi, sono state oggetto di numerosi rapporti che denunciano trattamenti inumani e degradanti. Attualmente, secondo i dati raccolti periodicamente dall’Associazione Internazionale degli Avvocati per i Diritti Umani attraverso incontri diretti con i detenuti, si stimano oltre 300.000 prigionieri in totale nel sistema carcerario turco, di cui 10.000 politici. Tra questi, 600 versano in condizioni critiche. Tali cifre emergono nonostante l’assenza di dati ufficiali, poiché il governo turco non raccoglie né pubblica statistiche aggiornate sulle condizioni dei detenuti.  Alcune tipologie di prigioni di recente istituzione sono state criticate per l’isolamento estremo imposto ai detenuti politici. L’isolamento di Abdullah Öcalan, detenuto sull’isola di İmralı, è un caso emblematico. Dopo il fallito colpo di stato del 2016, il regime di isolamento si è ulteriormente inasprito, colpendo un numero crescente di oppositori politici, giornalisti e attivisti, in particolare membri di HDP e DEM.

Dinamo Press nella delegazione internazionale attualmente in Turchia legge il Comunicato per il raggiungimento della pace


Aperture per un dialogo con Öcalan  e iniziative internazionali per la pace

Parallelamente alla repressione, nelle ultime settimane è circolata la notizia di una proposta di distensione. Devlet Bahçeli, leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP) e alleato di Erdoğan, ha proposto negoziati con Abdullah Öcalan, storico leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), detenuto dal 1999. L’ipotesi di una sua scarcerazione condizionale è stata avanzata, legata a una sua dichiarazione di cessazione delle attività militari del PKK. Tuttavia, la proposta ha suscitato forti reazioni sia tra i nazionalisti turchi sia all’interno della comunità curda. L’isolamento di Öcalan, denunciato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo come trattamento inumano, prosegue dal 2021 senza interruzioni. La sua situazione rappresenta non solo una questione umanitaria, ma anche un ostacolo significativo a qualsiasi tentativo di dialogo.  

Una delegazione internazionale, di cui anche Dinamopress fa parte, è attualmente in Turchia per sostenere i dialoghi di pace. Il gruppo, che include rappresentanti di diverse realtà politiche europee, deputate e deputati di Alleanza Verdi e sinistra italiana, della sinistra portoghese, esponenti di partiti della sinistra norvegese, del CUP di Catalogna e di Die Linke dalla Germania, oltre a rappresentanti sindacali e giornalisti, ha incontrato rappresentanti di DEM, organizzazioni per i diritti umani e gli avvocati di Öcalan.L’obiettivo è spingere il governo turco a interrompere l’isolamento del leader curdo, detenuto sull’isola di İmralı. Questo intervento sottolinea il crescente interesse della comunità internazionale verso una soluzione pacifica del conflitto.  

Durante l’incontro, Tülay Hatimoğulları, copresidente del Partito DEM, ha affrontato temi fondamentali. La discussione è iniziata con un’analisi della situazione in Siria, mettendo in guardia contro le operazioni militari condotte verso Aleppo, specialmente da gruppi come HTS (Hay’at Tahrir al-Sham), affiliati ad Al-Qaeda e supportati dalla Turchia. La co-presidente ha poi approfondito la crisi economica, evidenziando il ruolo del Partito DEM in Assemblea Generale e ponendo particolare attenzione sui salari minimi, che attualmente non garantiscono la sopravvivenza dignitosa a metà della popolazione. È stata citata anche una recente manifestazione ad Ankara, guidata dai sindacati, che ha dimostrato come diversi segmenti della società si stiano unendo contro il governo. Hatimoğulları ha inoltre descritto incontri avvenuti con partiti d’opposizione, sottolineando la necessità di una posizione comune contro politiche governative, come quelle che riguardano i commissari straordinari imposti nelle amministrazioni locali. In particolare, ha denunciato quanto avvenuto a Dersim, luogo emblematico della storia e della resistenza curda, dove la politica dei commissari minaccia di cancellare l’identità culturale della regione.


L’escalation in Siria e le minacce alla popolazione curda e alla rivoluzione del Rojava

Sul fronte siriano, la situazione è critica. Dopo l’invasione di Tal Rifaat e gli attacchi ai quartieri curdi di Aleppo è a rischio la sopravvivenza della popolazione curda. Da qualche giorno l’area è al centro di una nuova escalation militare, con conseguenze devastanti per la popolazione civile. Come è riportato nel Comunicato per il rilascio di Öcalan e per il raggiungimento della pace, portato dalla delegazione internazionale all’attenzione del Ministro della Giustizia e dei principali media turchi, «la rivoluzione in Rojava rappresenta un esperimento unico di autodeterminazione, diritti umani e resistenza contro l’oppressione. Nata nelle terre curde della Siria del Nord, la rivoluzione ha costruito un sistema che promuove la parità di genere, la democrazia diretta e la coesistenza pacifica tra diverse etnie e religioni». Tutto questo è minacciato dall’offensiva turca e rischia di vedere cancellati i progressi compiuti. Dieci anni dopo la resistenza di Kobane contro l’ISIS, i curdi del Rojava si trovano a dover fronteggiare un nuovo tentativo di annientamento.


La questione Öcalan e il suo ruolo nel dialogo politico

La figura di Abdullah Öcalan continua a essere centrale nella questione curda. Già in passato, il leader del PKK aveva contribuito a una roadmap per la pace, ottenendo aperture significative anche dal governo turco. Tuttavia, il suo isolamento a İmralı prosegue senza interruzioni. Il caso di Öcalan e le forme repressive contro DEM sottolineano l’urgenza di una risposta internazionale. La liberazione di Öcalan e l’avvio di trattative concrete vengono considerati passi essenziali per una soluzione duratura al conflitto. Un dialogo inclusivo potrebbe non solo garantire maggiore stabilità alla Turchia, ma contribuire anche alla pacificazione di una regione strategica per il Medio Oriente. Nell’incontro parlamentare con la delegazione internazionale, lo stesso partito DEM, rappresentato nell’interlocuzione da Gülistan Kılıç Koçyiğit, vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito DEM, ha invocato una strategia di de-escalation, sottolineando come la guerra ormai si stia espandendo su più fronti. Non solo la crisi umanitaria a Gaza, descritta come un vero e proprio genocidio che deve essere fermato, ma anche focolai più o meno recenti in Libano, Siria e Yemen. Questi conflitti, spesso alimentati da attori regionali come l’Iran, riflettono una strategia di esternalizzazione della guerra, con il supporto di potenze come la Russia. Fermare l’espansione di questa instabilità è considerato cruciale per la pace regionale e globale. 

Foto per gentile concessione del partito DEM