approfondimenti

ROMA

Monteverde antifascista si riprende le strade

Domenica un corteo di oltre mille persone ha attraversato il quartiere di Roma ovest in risposta alle violenze e le provocazioni perpetrate in queste settimane da fascisti e sionisti. La cronaca della manifestazione

Più di 1.500 persone hanno attraversato domenica 23 marzo le vie di Monteverde, a Roma, per manifestare contro gli attacchi squadristi e sionisti che hanno segnato il quartiere durante gli ultimi mesi. La street parade chiamata dal collettivo Monteverde antifascista si è cominciata ad addensare davanti alla stazione Quattro Venti verso le 17. La piazza era composta soprattutto dalle e dagli studenti dei licei, che hanno risposto in massa alla chiamata e hanno animato la manifestazione con cori, slogan e azioni dimostrative. Ma erano presenti solidali da tutta la città, che con entusiasmo hanno preso parte al corteo antifascista e pro-Palestina, per protestare anche contro la ripresa della guerra a Gaza.

Poco dopo la partenza, la manifestazione ha costeggiato il liceo classico Luciano Manara. Lo scorso 22 febbraio, proprio sui muri dell’istituto un gruppo di sionisti aveva appeso uno striscione contro il collettivo del liceo, accusato di essere antisemita e solidale con la questione palestinese.

In risposta, un piccolo gruppo di ragazze e ragazzi si è staccato dal corteo per coprire alcune frasi ingiuriose, comparse sul muro del liceo la notte prima, con dei manifesti su cui era scritto «Antisemitx mai – Antisionistx sempre».

«Come collettivo condanniamo senza mezzi termini azioni squadriste, attuate da gruppi che mirano a intimidire studenti e studentesse spingendosi fin dentro una scuola pubblica», ribadiva al megafono una ragazza mentre venivano coperte le scritte. «Condanniamo questa azione gravissima e ci dissociamo dalle accuse rivolte. Il collettivo Manara è e rimarrà sempre un luogo dove alcun tipo di discriminazione avrà mai spazio. Ci è sempre stato insegnato che bisogna imparare dalle atrocità del passato, ed è proprio per questo che non vogliamo rimanere indifferenti di fronte allo sterminio».

La manifestazione è poi proseguita verso l’entrata di Villa Pamphili, dove sul muro di cinta del parco è stata affissa un’immagine che ritrae due combattenti delle Forze democratiche siriane mentre si abbracciano. L’azione è stata un omaggio alle donne e agli uomini che difendono la rivoluzione del Rojava in Siria, basata su emancipazione della donna, democrazia radicale ed ecologia. Un simbolo di vicinanza e complicità con le lotte di liberazione di tutto il mondo.

Nonostante la presenza di oltre dieci camionette della polizia e di numerosi agenti in borghese, il corteo si è svolto senza incidenti o violenze da parte delle forze dell’ordine e dei gruppi sionisti. C’è stato un solo momento di tensione quando su via Fonteiana sono state lanciate delle uova sul corteo, presumibilmente da un palazzo che si affaccia sulla strada. Fortunatamente nessuna persona è rimasta ferita. L’allerta è stata alta durante tutta la manifestazione, anche perché fino al giorno prima erano proseguite le minacce e le intimidazioni da parte di fascisti e sionisti contro giovani appartenenti ai collettivi studenteschi e ai gruppi antifascisti di quartiere.

Si temevano soprattutto attacchi a latere della manifestazione, ma l’ottima organizzazione di piazza e il sangue freddo del servizio di autotutela del corteo hanno garantito la sicurezza della manifestazione.

Dal camioncino in testa alla street parade sono intervenute molte realtà politiche cittadine, dal Quarticciolo ribelle fino all’Anpi, passando, tra gli altri, anche da Azione antifascista Trieste Salario e dallo spazio Tortuga, sgomberato dal Forte Portuense poco prima di capodanno. Ha preso parola anche il centro sociale Acrobax, che ha invitato le e i presenti a partecipare la prossima settimana all’iniziativa contro la guerra organizzata dalla rete Reset.

Dopo aver percorso le vie del quartiere, il corteo è tornato alla stazione Quattro Venti. Gli ultimi metri prima di raggiungere il punto di arrivo sono stati scanditi dal ritmo della musica tekno che veniva sparata dalle casse del camion di testa. A infiammare particolarmente gli animi è stata una traccia composta proprio dal collettivo del Tortuga pochi giorni dopo lo sgombero.

«Sembrava impossibile fare questo corteo, ma è successo, ed è successo grazie a tutte voi», ha gridato dal megafono un ragazzo poco prima che si sciogliesse la manifestazione. «Dobbiamo guardarci negli occhi per non dimenticare questa giornata. Noi esistiamo e resistiamo e questo è solo uno di quei momenti in cui lo abbiamo urlato a gran voce. Ora più che mai fare un passo indietro non può essere un’alternativa, ma questo già lo sappiamo. Per questo continueremo a invadere le piazze, le strade e occuperemo gli spazi e le scuole».

Il corteo si è poi fermato nello spazio adiacente alla stazione, dove un gruppetto di ragazze e ragazzi ha dato vita a un’ultima coreografia con fumogeni e fuochi d’artificio. Ma, prima di sciogliersi, tutte e tutti sono state invitate a partecipare alle iniziative per il 25 aprile, per ribadire che la nostra società è fondata sui valori dell’antifascismo.

Immagine di copertina e nell’articolo di Milos Skakal

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