ROMA
Mobilitazioni contro la riapertura della discarica di Roncigliano
Alle porte di Roma, tra Ardea e Albano, di fronte ai cancelli della discarica, continua la resistenza contro le discariche, mentre l’Arpa conferma la pesantissima contaminazione delle falde acquifere e la non conformità dei rifiuti sversati frutto di un modello economico e di gestione dei rifiuti insostenibile e nocivo
Ormai da fine luglio quel piccolo tratto della via Ardeatina, quello spiazzo in mezzo alle campagne di Ardea e Albano di fronte ai cancelli della discarica è diventato il teatro di una strenua resistenza. Cittadin* dei comuni limitrofi, residenti della zona e attivist* solidali perfino di Roma si ritrovano lì ogni mattina, intorno alla struttura in legno costruita in un poco tempo tutt* insieme. E si fa colazione, si scambiano impressioni, si organizza la lotta di giorno in giorno, si fanno assemblee… e infine ci si oppone con forza all’entrata dei tir, tutt* in mezzo alla strada, circondat* sempre dalle forze dell’ordine che fanno strada ai tir tra la gente infuriata difendendo, come al solito, la parte sbagliata: i criminali, quelli veri, quelli che distruggono il territorio e rubano i soldi pubblici.
Di vecchia data è la battaglia del coordinamento No Inceneritore e de* cittadin* di Albano, che da 15 anni lottano contro la costruzione dell’inceneritore e contro l’allargamento costante della discarica che ormai da troppo tempo (circa 40 anni) inquina l’aria e l’acqua delle falde acquifere con i suoi veleni. Discarica che era stata chiusa per problemi strutturali e di impatto ambientale, a seguito di un incendio devastante nel 2016 (non furono mai chiarite le circostanze, ma il fuoco pareva anche una buona soluzione per fare spazio).
A fine luglio la sindaca Raggi ha deciso di riaprire la suddetta discarica (di cui si chiedeva invece l’immediata bonifica) per sversarvi la quantità chiaramente sovrabbondante dei rifiuti romani in un territorio fuori comune, dove non rischiava di perdere i voti dei/delle residenti per la vicine elezioni. Si giustificava l’intera scomoda faccenda parlando di emergenza rifiuti, come se quello romano fosse un problema estemporaneo da risolvere sul momento. In realtà a Roma non c’è nessuna emergenza: vediamo semplicemente la conseguenza di una gestione del ciclo dei rifiuti da sempre mafiosa e criminale, volta solo al lucro dei ricchi signori dell’immondizia, e nessun programma a lungo termine di raccolta differenziata.
Il 26 e il 27 ottobre l’Arpa, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, ha diffuso i risultati delle analisi sui campioni d’acqua prelevata dai pozzi della discarica e su quelli dei rifiuti arrivati da Roma. Si conferma la pesantissima contaminazione delle falde acquifere e la non conformità dei rifiuti sversati.
L’acqua risulta inquinatissima, con valori eccedenti di metalli e organici, tra i primi mercurio (180% pozzo H), nichel (+165% pozzo I bis), manganese (+23.900% pozzo L), ferro (+5.400% pozzo I bis) e poi 1,2 dicloropropano (+26.600% pozzo L) , cloruro di vinile (+160% pozzo I bis), triclorometano (+ 33% pozzo G) tra gli idrocarburi.
Inoltre si denunciano valori del tutto fuori limiti per gli indici di stabilizzazione in tutti i campioni di rifiuti conferiti dalle società Saf, Ama e la commissariata E.Giovi: quantità eccedenti di zinco, presenze quotidiane di rifiuti non conformi alla normativa o contenenti materiali non autorizzati come pneumatici e materassi. Dati questi che hanno fornito l’ennesima prova e per l’ennesima volta che tutta l’area occupata dagli impianti e dagli invasi è contaminata da idrocarburi cancerogeni e metalli pesanti, che la bonifica dell’intero complesso non è mai esistita.
Un disastro ecologico, una devastazione ambientale che fa una rabbia incredibile. La rabbia di chi sta assistendo impotente alla distruzione del proprio territorio e del proprio pianeta in generale.
È infatti facile allungare lo sguardo oltre il singolo territorio, oltre i confini della singola vertenza e passare per un momento attraverso i movimenti ambientalisti globali. Superando ogni frontiera, i movimenti ecologisti si stanno battendo ovunque contro la distruzione del pianeta.
Essi combattono contro l’estrattivismo, la cementificazione, l’allevamento e l’agricoltura intensivi, la colonizzazione dei territori, il genocidio delle popolazioni indigene, il furto delle terre, le deforestazioni e gli incendi, le grandi opere, gli inquinamenti e tutti gli attacchi quotidiani che viviamo anche noi nei territori che abitiamo.
La produzione industriale ha dei ritmi inaccettabili, sfrutta un’infinità di risorse per produrre oggetti effimeri che si trasformano in rifiuti in poco tempo, i cosiddetti usa e getta. La produzione e il consumo aumentano e la quantità di rifiuti cresce a dismisura, tanto che non si sa più dove metterli: una parte viene inceneriti, altri finiscono in mare, altri nelle nostre discariche.
La quasi totale mancanza di riciclaggio e riuso non fa che aggravare la situazione. Il sistema capitalistico è ormai chiaramente insostenibile. Così in tutto il mondo si sta facendo largo la voglia di difendere i territori, di opporsi a chi sta distruggendo il pianeta in nome del profitto.
L’unica salvezza che si prospetta per avere una speranza di preservare la nostra cara bellissima casa è resistere, creare l’immaginario di un futuro diverso e migliore, di un rapporto sano con la terra in cui l’umanità non sia più centrale e sconsiderata nell’usare a suo piacimento la terra e le sue risorse. Un futuro libero dallo sfruttamento delle persone, degli animali e della terra.
Allora la risposta a questa distruzione è spontanea e vera: loro vogliono distruggere il pianeta, ma in ogni dove, in ogni territorio minacciato da questo devastante sistema produttivo, si costruiscono insieme spazi di resistenza, spazi condivisi attraversati da pratiche di solidarietà e confronto orizzontale, in cui si impara che la partecipazione diretta è la chiave del cambiamento. Spazi che creano nuovi rapporti o rinforzano vecchi legami, dove si soffre e si ride insieme. Spazi che si cerca di contaminare con antirazzismo, antifascismo, antisessismo ed ecologia.
Dove loro distruggono, noi piantiamo i semi di una società migliore e la pratichiamo in libertà. E così in quel piccolo spiazzo della via Ardeatina si resiste, si lotta e si vive insieme, questa volta con la reale speranza di vincere la nostra piccola battaglia: vogliamo la chiusura della discarica e la bonifica dell’area.
Vogliamo salvare quella piccola parte del nostro territorio e le sue falde. A nulla sta servendo la repressione della polizia, continueremo a difendere Roncigliano e poi tutto il pianeta.