ITALIA

Carlo Troiano https://commons.wikimedia.org/wiki/

Mimmo, il sindaco ingombrante

Intervista a Mimmo Lucano, per quattro volte sindaco di Riace e ora parlamentare europeo. Odiato e perseguitato non soltanto da Salvini e dalle destre ma anche da chi, nel centrosinistra, pensa che l’accoglienza sia “pericolosa” e faccia perdere le elezioni. Storia di un uomo buono e di una speranza: esportare in Europa il “modello Riace”

Riace si è fatta conoscere in tutto il mondo per tre dei suoi cittadini: Etocle, Polinice e Mimmo. I primi due sono stati ripescati nel 1972 nel mare là davanti e da allora tutti li chiamano “I bronzi di Riace” anche se nel paesino calabrese sono rimasti ben poco, subito trasferiti nel museo di Reggio Calabria perché una tale scoperta non poteva restare in uno sperduto paesucolo di 1.760 anime spopolato dalle continue emigrazioni forzate. Il terzo è Mimmo Lucano, classe 1958, molto più giovane dei suoi due illustri concittadini ma altrettanto imponente. Anzi “ingombrante”. A raccontarlo è lui stesso alla vigilia di una delle ennesime imprese impossibili: quella di trasformare il suo “modello Riace” in un progetto destinato a diffondersi in tutta Europa.

Perché dici di essere ingombrante?

Dal 2004 al 2014 per tre volte ho fatto il sindaco ed è quello che so fare meglio perché mi piace e perché credo di saperlo fare, anche se una certa magistratura la pensa diversamente. Ma di questo parliamo dopo. Ora ti dico perché ho capito di essere considerato uno scomodo. Quasi al termine del mio terzo mandato ho chiesto un incontro con l’allora presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, per capire il senso delle scelte politiche dissennate che l’allora governo di centrosinistra stava compiendo sui migranti. Chiedo che interceda per farmi incontrare il ministro dell’interno, Marco Minniti, perché noi, che dal 2007 avevamo partecipato all’accoglienza dei kurdi sbarcati, stavamo facendo un magnifico lavoro, avevamo trasformato il nostro paese di poche anime in un luogo vivo, ma non avevamo risorse e il governo stava tagliando ulteriormente i fondi. E, aggiungo, addirittura una rivista americana aveva citato la nostra esperienza. Forte di queste mie ragioni chiedo a Oliverio di mettermi in contatto con il ministro dell’interno e lui alza il telefono e chiama Minniti. Per tutta risposta quello  gli dice che il partito, che sta indietro nei sondaggi, non può dare spago a idee come quelle del sindaco che pratica una accoglienza pericolosa e gli consiglia di non avere niente a che fare con me.

Dalla accoglienza “pericolosa” ai procedimenti giudiziari, il passo è breve: alla fine del 2016 la relazione del prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, parla di anomalie nel funzionamento del sistema, che portano ad aprire una indagine su di te. Vieni accusato di truffa e concussione, parte il processo Xenia e poco più di un anno dopo vieni sospeso dalla carica di sindaco.

Esatto. Nel 2021 arriva la condanna in primo grado a tredici anni e due mesi. Nemmeno due anni dopo in appello la condanna viene ridotta a un anno e sei mesi con la sospensione della pena. Qualche giorno fa, la Cassazione ha confermato quella condanna per un solo procedimento. Perché ho resistito? Per molte ragioni, forse soprattutto perché un illustre giurista ed ex-magistrato come Luigi Ferraioli mi diceva, con quel suo tono pacato e fermo che si trattava di una aberrazione giuridica. Così, ho vissuto fino al 2014: da una parte i ripetuti agguati di Salvini che è venuto un paio di volte per cogliermi in fallo, dall’altra tanti riconoscimenti. Anche Giorgia Meloni ha voluto dire la sua, all’indomani della sentenza, scagliandosi contro «l’idolo della sinistra immigrazionista». Che sarei io.

Beh, un po’ famoso sei: nel 2010 Wim Wenders costruisce sulla tua figura il cortometraggio Il volo. Nel 2016 vieni inserito dalla rivista americana “Fortune” tra i cinquanta leader più importanti del mondo. E poi premi, riconoscimenti. Fino alle elezioni europee del 2024.

Io volevo fare il sindaco, però quando Alleanza Verdi Sinistra mi propone la candidatura alle Europee decido di accettare perché mi sembrava di poter continuare il mio lavoro, anche se da una diversa postazione. Duecentomila persone mi votano e qualche mese più tardi, torno anche a fare il sindaco del mio paese. Sai dove ero stamattina quando mi hai chiamato? Ero a San Ferdinando, a qualche decina di chilometri da qui, assieme ad Alex Zanotelli e tanti altri per dire che quell’orrore di baraccopoli messa su sei anni fa per i braccianti africani va smantellata. È solo una delle vergogne di questo territorio. Te ne dico un’altra, quella di Ahmed, arrestato con l’accusa di essere scafista. Tutto falso. Malato terminale di tumore finalmente viene portato in ospedale a Locri. Troppo tardi. Ancora una: i progetti di accoglienza sono stati chiusi per noi da quando è cominciata la mia vicenda giudiziaria e mai più riaperti. Sai come faccio ad andare avanti? Con i soldi che mi dà il parlamento europeo.

Infine, come si sta in questa doppia dimensione europea e locale?

Io sono nato e cresciuto proprio dentro la doppia dimensione del locale e globale e del partire dal basso e dello stare dalla parte degli ultimi. Ovunque mi trovi, continuerò a farlo perché è la cosa migliore che posso fare. Quanto all’Europa, mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua ma la speranza mi fa muovere. In fondo, io faccio parte di quelli che sono abituati a credere all’impossibile.

Immagine di copertina di Carlo Troiano su commons.wikimedia

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