MONDO

Messico: pandemia e crisi sociale

Un reportage fotografico e un racconto circa l’emergenza Covid-19 nel paese centroamericano, dove il lavoro informale supera il 50 per cento e non ci sono misure sociali a sostegno del reddito di chi vive alla giornata.

Nonostante oltre 14mila contagi e più di 1300 morti, il presidente Andres Manuel López Obrador continua a rifiutarsi di chiudere gli aeroporti e imporre una quarantena obbligatoria. Il primo caso di Covid 19 nel Paese risale al 28 febbraio, il contagiato un uomo che vive a Città del Messico ed era appena ritornato da un viaggiato in Italia. Il 14 marzo, quando c’erano ancora 164 contagiati e un solo morto, il governo ha preso le prime misure di sicurezza, la chiusura delle scuole e delle università, decisioni che rendevano chiara a tutti la gravità della situazione. Ma un mese dopo, gli unici passi avanti nelle misure di sicurezza sono stati l´annullamento degli eventi di massa, i controlli della temperatura corporea all’ingresso delle città e la restrizione, in alcuni casi, di movimento ad una o due persone per famiglia.

 

Quali sono i motivi che hanno spinto a tali scelte politiche morbide il governo del Messico, a fronte di una crisi che, analizzando cosa sta accadendo in Italia, Spagna o Stati Uniti, potrebbe invece provocare migliaia di morti?

 

In primo luogo, il Messico si trova in un momento politico particolare. Il presidente López Obrador, che ha vinto le elezioni del 2018 con il partito di sinistra Morena interrompendo l´alternanza del potere tra il PRI e il PAN, affronta dure critiche ed è costantemente sotto osservazione. Mentre alcuni attendono risultati rispetto alle sue promesse di farla finita con la violenza nel paese, diminuire la povertà e la corruzione, altri attendono solamente la sua caduta per tornare alla politica tradizionale, quella in cui le grandi imprese esercitano il potere direttamente o indirettamente.

López Obrador stava già affrontando una grande sfida nel momento in cui ha assunto il potere, e non ha avuto la fortuna dalla sua parte trovandosi poco dopo nel bel mezzo di una pandemia mondiale, con milioni di persone che osservano ogni sua minima mossa aspettandosi risultati immediati o pronti a dichiarare il suo fallimento. Da questo punto di vista, possiamo dire che Manuel López Obrador si astiene dal prendere misure drastiche nel tentativo disperato di mantenere l´ economia attiva ed evitare una crisi economica che sembra ormai inevitabile.

 

I risultati cominciano già a essere visibili: il governo non è riuscito a contenere la crisi né il numero di contagi e di morti che sono in veloce aumento, con lo stesso ritmo con cui è in calo la sua popolarità.

 

Come emerge dai sondaggi infatti (fonte Consulta Mitofsky), il sostegno al presidente è diminuito dal 58,7% dei primi giorni dell’anno al 46,5% del 12 aprile, una cifra molto lontana dall’80% del mese di marzo del 2019. Anche se la gestione della pandemia non è l’unico motivo di questa caduta, ne rappresenta comunque la causa principale ed è molto probabile che questa cifra continui a diminuire.

 

 

Il Messico, una delle principali potenze economiche dell’America Latina, ha un indice di informalità pari al 57% della popolazione; con metà dei messicani che sopravvivono alla giornata, smettere dil avorare per un mese o più tempo significherebbe rischiare di avere più possibilità di morire di fame che non di morire di Covid-19, virus che, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Salute lo scorso 9 aprile, presenta un indice di mortalità di circa il 6%. Ma la situazione del Messico non è comparabile con quella dei Paesi europei dove esistono forme di assistenza da parte delle istituzioni, risparmi e garanzie per i lavoratori:

 

la maggioranza delle persone ottiene le proprie entrate economiche con la vendita ambulante per strada, senza alcuna garanzia sul lavoro e né alcuna possibilità di risparmiare per sopravvivere un mese senza lavorare in caso di emergenza, come sta accadendo adesso con la pandemia.

 

Ci sono state inoltre varie tensioni tra López Obrador e il suo governo: il Ministero della Salute ha provato a mantenere una linea più dura proponendo il distanziamento sociale, invitando la popolazione a restare in casa e a uscire solamente per attività indispensabili, ma il Presidente ha continuato a percorrere paesi e città rinunciando alle misure restrittive e a qualsiasi precauzione, abbracciando le persone che assistevano ai suoi comizi e invitando i messicani a uscire per strada nel pieno della crisi. Nonostante questo, la paura si è diffusa nel paese, dato che molti osservavano la preoccupante situazione dei Paesi come l´Italia e la Spagna, e in particolare nelle grandi città la maggioranza della popolazione evita di uscire di casa, seguendo i consigli del Ministero della Salute.

Diversa è però la situazione dei lavoratori informali che, data la necessità di portare il pane a casa e pagare affitto e servizi vari, continuano a uscire per strada con la speranza di ottenere qualche introito, in assenza di misure sociali da parte del governo; nonostante la promessa di proroga dei pagamenti dei servizi base che avrebbe dovuto essere annunciata nella conferenza stampa di Obrador il 5 aprile, il governo non ha fatto passi avanti e questa proroga non è stata nemmeno menzionata. Al contrario, il presidente della “Comisión Federal de Electricidad” Manuel Bartlett ha scartato la possibilità di condonare o dilazionare i pagamenti delle bollette dell’elettricità.

 

Nonostante i tentativi del Presidente di mantenere il Paese aperto e l’economia attiva, gli Stati federali e i Municipi stanno prendendo misure proprie per proteggere il territorio. Gli Stati di Sonora, Michoacan e Jalisco hanno deciso di imporre la quarantena obbligatoria mentre Coahuiola, Nuevo León e Tamaulipas hanno ristretto l’accesso a persone provenienti da altre regioni.

 

La bassa qualità e la capacità limitata dei centri di salute pubblica di vari Stati e municipi, questioni che potrebbero provocare un altissimo numero di morti, hanno spinto diversi governatori a prendere misure drastiche, allontanandosi cosi dalla politica nazionale proposta da López Obrador. Le misure flessibili del governo, che puntava ad evitare la crisi permettendo ai lavoratori informali di continuare a lavorare, non hanno funzionato, e seppure con qualche eccezione, la maggior parte della popolazione evita di uscire di casa e soprattutto di consumare prodotti per strada per paura del contagio. Così, i lavoratori informali sono stati abbandonati a se stessi e nonostante la situazione sia già molto difficile, potrebbe peggiorare ancora e diventare insostenibile, dato che molte famiglie hanno il problema di alimentare i propri figli e potrebbero perdere la paura di uscire di casa. Una grande crisi sociale e proteste di massa non sono un pronostico tanto lontano dalla realtà, se la crisi della pandemia Covid-19 si prolungasse nel tempo.

Articolo di Natalia Torres Garzón
Traduzione di Antonio Cascio

Tutte le fotografie sono di Antonio Cascio, scattate presso lo stato messicano di San Luis Potosí